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TESTO L'amore come "esperienza" e non più "dovere" per accumulare meriti

diac. Vito Calella

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/10/2017)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

1: La gratitudine del mio cuore e la gioia dello Spirito Santo che abita in me.
Perché siamo qui riuniti in assemblea liturgica, per la Santa Messa?
Ciascuno potrebbe dare la sua risposta. La mia risposta ve la comunico a partire dalla Parola di Dio che abbiamo appena ricevuto in dono come “pane di vita”. Mi riferisco alla Parola della 1° lettera ai Tessalonicesi di Paolo.
È una bellissima testimonianza dell'equipe missionaria di Paolo, che faccio mia con gioia.

Io sono qui in mezzo a voi perché sento in me la gioia dello Spirito Santo, vivo cioè in atteggiamento costante di gratitudine.
• Gratitudine mia e gioia dello Spirito Santo, che è il dono dell'amore di Dio, presente dentro di me, perché ho imparato ad accogliere la Parola del Vangelo e ne sono diventato un appassionato. Lo abbiamo ascoltato: avete accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo.
• Gratitudine mia e gioia dello Spirito Santo, che abita in me, per tutte le esperienze di conversione che ci sono state nella mia vita. Lo abbiamo ascoltato: vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero.
• Gratitudine mia e gioia dello Spirito Santo per servire al Dio vivo e vero, Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che è morto e ed è stato resuscitato per la salvezza di tutti, vivo e presente qui in mezzo a noi e nella nostra storia, colui che ci libera da un giudizio di condanna, dall'ira che viene, perché, vivendo nello Spirito Santo siamo abitati dalla misericordia del Padre e ci sentiamo figli amati.
Lo abbiamo ascoltato: per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall'ira che viene.

2: Gratitudine mia e gioia dello Spirito Santo per la parola del Vangelo di oggi: il dono dell'unico comandamento dell'amore: amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente e amerai il prossimo tuo come te stesso.
Queste parole di Gesù non sono un dovere da compiere con tutta la nostra buona volontà, per meritarci il premio della salvezza ed essere assolti dal pericolo di un castigo divino. Nella mente dei farisei e dei dottori della legge c'era questa idea di religione: la religione dei meriti. Tutto dipendeva dall'obbedienza ai comandamenti, che loro avevano catalogato nel numero di 613, 365 comandamenti negativi (cosa non si deve fare) e 248 comandamenti positivi (cosa si deve fare) per meritarsi il premio della prosperità in questa vita e della vita eterna dopo la morte, lontani dal castigo di Dio che condanna i peccatori. Era già un'impresa impararli a memoria tutti. Poi c'erano discussioni tra loro per definire quale fosse il più importante comandamento, tra tutti quelli che avevano scovato studiando i libri sacri. Loro, i farisei e i dottori della legge, avevano fatto della religione una schiavitù sotto il potere della Legge. Loro, che sapevano leggere e scrivere e imparare a memoria i comandamenti, erano diventati così arroganti da pretendere di separare, tra il popolo di Dio i puri dagli impuri, i giusti dai peccatori, gli eletti dai condannati all'ira divina di un Dio giudice che annota scrupolosamente le azioni buone e cattive di tutti gli uomini.
Ed erano li per mettere alla prova Gesù, per vedere se anche lui poteva essere accusato di qualche eresia e relegato nella categoria dei peccatori.
Le parole pronunciate da Gesù (il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente e amerai il prossimo tuo come te stesso), sono l'esperienza della vera conversione dall'idolatria dell'io che si sente autosufficiente e capace di fare il bene confidando solo sulle sue forze e dall'idolatria di un'immagine sbagliata di un Dio giudice, castigatore dei peccatori e promotore dei giusti.

3: Gratitudine mia e gioia dello Spirito Santo per l'esperienza dell'amore.
L'amore è l'esperienza della presenza di Dio dentro di noi che si espande a tutti coloro che ci circondano: questo è il comandamento nuovo dell'amore insegnato da Gesù, che smaschera l'ipocrisia e la corruzione del cuore dei farisei e dei dottori della legge.
L'amore è prima di tutto l'esperienza della presenza di Dio dentro di noi.
È innanzitutto amare Dio con tutto il cuore.
Il cuore non è solo un muscolo che pompa sangue nelle nostre vene. Il cuore, nel linguaggio biblico, è la disposizione interiore all'accoglienza dell'amore di Dio che viene a visitarmi e vuole abitare dentro di me per mezzo dello Spirito Santo effuso gratuitamente nei nostri cuori. Non è una teoria, ma un'esperienza mistica che possiamo fare tutti noi, nel momento in cui scopriamo e crediamo che Gesù è veramente risorto, è vivo in mezzo a noi, è morto una volta per sempre solo per donarci la gratuità dell'amore del Padre e farci riscoprire la bellezza di essere figli amati.
Per sentire lo Spirito Santo dentro di noi non c'è altra via se non la preghiera personale, silenziosa, in cui svuotiamo la nostra mente dalla saturazione di tante preoccupazioni e di tanti bisogni immediati da voler soddisfare, che ci rendono insensibili alla presenza e all'azione dello Spirito Santo in noi. E questa esperienza di preghiera nel silenzio è forse una delle esperienze della vita che più mancano nella vita quotidiana di tanti cristiani, che corrono da mattina alla sera, riempiendo la loro vita di tante attività, di tante occupazioni, e la mente di tante informazioni e di tante sollecitazioni.
Con un cuore libero e umilmente svuotato di egoismo e preoccupazioni, amiamo Dio con tutta la nostra anima, cioè ci sentiamo figli amati del Padre, sperimentiamo l'abbraccio della sua misericordia, ci sentiamo amati così come siamo, con le nostre fragilità, ci sentiamo liberati dal peso dei nostri peccati, scopriamo la centralità di Gesù Cristo morto e risorto per la nostra vita.
E allora amiamo Dio con tutta la mente, ci appassioniamo sempre più del mistero di Dio che volgiamo rendere ragionevole nella nostra vita attraverso il contatto orante e meditato con la Parola di Dio, che diventa il pane necessario della nostra vita quotidiana. E dalla Parola di Dio fortifichiamo la nostra conoscenza delle verità di fede e riusciamo a dar ragione agli altri della nostra vita di fede, diventando annunciatori gioiosi del Vangelo.
Quanto più progrediamo in questa esperienza di Dio, nell'amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, tanto più l'amore di Dio si espande fuori di noi attraverso il nostro corpo, tempio vivo dello Spirito Santo e irradiamo la luce dell'amore verso il nostro prossimo. Amiamo noi stessi nel senso che ci sentiamo semplici e povere creature umane benedette dall'amore di Dio che abita in noi e ci rende figli amati del Padre e sentiamo che questa dignità di figli amati deve essere trasmessa al cuore di tutti gli uomini della terra. Quanto più l'amore di Dio, per mezzo dello Spirito Santo, prende la direzione del nostro cuore, tanto più il nostro cuore si dilata alla donazione gratuita verso gli altri, verso tutti, soprattutto verso i poveri. Vivremo la MISSIONE DELL'AMORE, che è vivere tutte le nostre relazioni dirigendole verso l'esperienza della comunione, dell'unità nella carità, a partire dall'accoglienza dei più poveri e sofferenti che incontriamo nel cammino della nostra vita. Impareremo a non molestare il forestiero e il migrante, perché anche noi abbiamo una storia di migrazione e sofferenza nella nostra memoria storica, non maltratteremo la vedova e l'orfano, non maltratteremo chi soffre più di noi, non useremo più il denaro per soffocare la dignità dell'altro, non avremo più il nostro cuore legato alle sicurezze materiali che ci siamo conquistati, ma lo educheremo alla condivisione di quel che siamo e che abbiamo, come ci ha insegnato la prima lettura di oggi.

 

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