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TESTO Commento su Is 45,1.4-6; Sal 95; 1Ts 1,1-5; Mt 22,15-21

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (22/10/2017)

Vangelo: Is 45,1.4-6; Sal 95; 1Ts 1,1-5; Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

La liturgia di domenica scorsa ci ha presentato un re che fa una festa di nozze per il figlio. Alla festa vengono invitati i privilegiati, ma questi non accolgono l'invito perché occupati in altri lavori. Vengono allora invitati alle nozze tutti coloro che si trovano per strada, a condizione che abbiano la veste candida.
Gesù presenta la salvezza come un banchetto di nozze a cui tutti possono partecipare, devono però avere il desiderio di tenere lontano il peccato.

La liturgia di questa domenica ci ricorda la risposta di Gesù ai farisei che volevano metterlo alla prova, chiedendogli se fosse lecito pagare a Cesare il tributo: “Mostratemi la moneta, date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Dio ci sceglie perché ci ama e i doni che ha dato a ciascuno devono essere distribuiti durante la nostra vita nei confronti della società civile e verso Dio. L'uomo è di Dio ed egli è l'unico Signore della storia, nessuno, per grande che possa essere, sarà mai come lui. Solo a Dio noi dobbiamo rendere conto della nostra vita.
In questa domenica si celebra anche la novantunesima giornata missionaria mondiale.

La prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia ci ricorda come, attraverso Ciro re di Persia, gli ebrei esiliati in Babilonia furono ricondotti in patria.
Il Signore ha scelto il suo eletto, Ciro, che non conosce il Signore, ma questi lo ha reso potente e di fronte a lui nessun portone resterà chiuso. Dio, però resta l'unico Signore della storia, esiste solo lui al di sopra di tutti i grandi della terra.
Spesso gli uomini sono attratti da personaggi emergenti nelle più svariate materie, dalla scienza, alle scoperte mediche, dalla scoperta di quanto esiste nel cielo al di fuori della terra, alla storia. Tutti noi, nel quotidiano, ammiriamo personaggi che compiono imprese memorabili e coraggiose, ma ci dimentichiamo del Signore che ha creato l'universo per noi, ce l'ha donato per la nostra felicità e ha concesso a grandi uomini di condurre positivamente il corso della storia.
E' quindi lui che dobbiamo ringraziare per tutto quello che possediamo, per i carismi di ognuno, per le capacità personali che lui ci ha dato e quindi l'uomo deve ricordare sempre che Dio è l'unico Signore del mondo.

Il ritornello “Grande è il Signore e degno di ogni lode” tratto dal salmo 95/96 ci ricorda, che tutti i popoli della terra devono riconoscere come unico re il Signore.
I versetti ci invitano a narrare a tutte le genti le sue opere e tutte le sue meraviglie. Tutti gli dei sono nulla, egli solo ha fatto i cieli. Date al Signore o popoli lode, gloria e potenza.

Nella seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Tessalonicesi, l'apostolo Paolo riconosce come Chiesa quella comunità, ricordando che chiedono sempre grazia e pace per loro a Dio, al Figlio suo e allo Spirito santo e li ricordano sempre nelle preghiere.
A noi è sempre presente l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza. Sappiamo che siete stati scelti da Dio, avete compreso la parola per mezzo della potenza dello spirito.
Ancora oggi capita spesso, nelle nostre liturgie domenicali, di ascoltare con molta attenzione la Parola per poi dimenticarla, a volte già all'uscita della chiesa e di non metterla in pratica nella settimana, perché non ce ne ricordiamo più.
Le prime comunità ci insegnano il segreto per ricordare e comprendere veramente il significato della Parola: essi pregavano lo Spirito Santo che oggi è forse il grande dimenticato della Trinità.

L'apostolo Matteo in questa domenica ci ricorda come Gesù con la sua solita franchezza riconosca il tributo da dare a Cesare, ma ribadisca che a Dio deve essere dato quello che è di Dio.
I farisei volevano prendere in fallo Gesù ed allora mandarono da lui una delegazione e insieme agli Erodiani gli chiesero se fosse lecito pagare il tributo a Cesare. Gesù, che li conosceva bene, sapeva che erano ipocriti e si rendeva conto della loro malizia rispose: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”
Disse ancora loro che era lecito dare a Cesare il tributo dovuto, anzi usa un termine diverso: al posto di dare usa il termine restituire.
Gesù parla in questo brano di restituire quello che hanno ricevuto; per Gesù è uno scambio: i farisei hanno ricevuto da Cesare dei servizi e loro devono pagare il tributo dovuto per questi servizi.
Potremmo definirlo il discorso di Gesù come un discorso di finanza; egli, infatti, invita i farisei a restituire a Cesare quello che è di Cesare, cioè a restituire il tributo dovuto per quanto essi hanno ricevuto dai romani: strade, mercati, affari.
L'uomo però deve restare di Dio; nessuno, per grande che possa essere, può appropriarsi della sua mente, della sua coscienza, del suo cuore. L'uomo è stato creato da Dio a sua immagine e quindi deve tornare a lui nella sua integrità. Dicevamo che il discorso di Gesù può essere definito un discorso finanziario e ci sembra che questo discorso possa essere molto valido anche oggi per i difficili momenti che il mondo vive. Troppe persone non pagano il tributo cioè le tasse dovute, anzi molti cercano di “fare i furbi” e se ne vantano; purtroppo queste persone pensano di essere soli al mondo, di poter fare tutto, ma l'uomo deve vivere la comunità vera, ognuno di noi ha bisogno, per vivere, di tutti gli altri.
E proprio a questi altri noi dobbiamo restituire tutto quello che abbiamo ricevuto in famiglia, istruzione, agi, confort, vacanze, religiosità. Quante persone, meno fortunate di noi, non hanno avuto quasi nulla e proprio perché ci sia nel mondo un'eguaglianza è necessario almeno pagare il tributo, per restituire almeno qualcosa agli altri.
Infine sulla moneta oltre l'immagine di Cesare c'era scritto: “divo Caesari” cioè al divino Cesare e quindi la moneta ovvero il tributo deve essere restituito a Cesare, ma l'errore sta nel definirlo “divino”: questo termine si deve dare solo a Dio.

Per la riflessione di coppia e di famiglia
- Se esaminiamo con sincerità i momenti importanti della nostra vita, possiamo dire di aver confidato solo nel Signore?
- Siamo consapevoli che la nostra mente, il nostro cuore, la nostra coscienza appartengono a Dio e non dobbiamo farci attrarre da falsi dei?
- La parola di Gesù spesso ci affascina, ma non sempre riusciamo a comprenderne il vero significato. Preghiamo allora lo Spirito Santo chiedendogli di illuminarci?
- Per noi, pagare le tasse cioè il tributo, significa restituire allo Stato nel quale viviamo quanto dovuto per i servizi che ci dà oppure è solo un obbligo?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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