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TESTO Commento su Gv 12, 24-26

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

S. Ignazio di Antiochia (17/10/2017)

Vangelo: Gv 12,24-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 12,24-26

24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol seguire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre mio lo onorerà».
Gv 12, 24-26.

Come vivere questa Parola?
Oggi, essendo la memoria di S. Ignazio di Antiochia - un santo a me molto caro - preferisco fermarmi brevemente sul vangelo proprio della memoria, citato più sopra. Ecco anzitutto una rapida presentazione del santo Martire.
Agli albori del secondo secolo, il vescovo Ignazio di Antiochia veniva portato a Roma per esservi condannato alle bestie. Frutto del suo andare al martirio, sono le celebri sette lettere, che il Martire ebbe appena il tempo di vergare. Sono lettere scritte col sangue, che contengono il grido infuocato d'un mistico anelante al martirio. Queste lettere, meglio di qualunque storico, ci hanno conservato i tratti vivi e luminosi d'una delle personalità più spiccate e vigorose del cristianesimo primitivo.
Venendo ora al brano del Vangelo di Giovanni evidenziato sopra, constatiamo come esso metta in luce la logica del «chicco di grano che cade a terra e muore per produrre frutto» e che riassume in sintesi tutta la vita del Cristo. Così, anche il martire Ignazio si è definito, ricorrendo a un simbolismo molto vicino a quello usato da Gesù nel Vangelo: “Io sono frumento di Dio macinato dai denti delle belve, per essere trovato pane puro di Cristo” (Romani 4,1). Per il Martire esiste un nesso mutuo e indissolubile fra martirio ed eucaristia. Egli non può fare a meno dell'eucaristia, che è il pane dei forti, ma anche l'eucaristia non può prescindere dal martirio della testimonianza. Pertanto un'eucaristia senza martirio - non necessariamente cruento - sarebbe vuota, così come un martirio senza eucaristia sarebbe impossibile, o almeno altra cosa dal martirio cristiano.

Non c'è forse un rischio per le nostre eucaristie: che finiscano di rimanere vuote di testimonianza?

Ancora la voce di S. Ignazio
“Abbiate compassione di me! Io so che cosa mi è utile. Ora comincio ad essere un discepolo...Fuoco e croce e lotte con belve, lacerazioni, mutilazioni di membra, stritolamenti di tutto il corpo, e tormenti del diavolo vengano su di me, solo che io possa congiungermi a Gesù Cristo” (Romani 5,3).
“Bello per me morire per Gesù Cristo piuttosto che regnare sui confini della terra! Lui cerco che è morto per noi, lui voglio che è risorto per noi” (Romani 6,1).

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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