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TESTO Commento su Is 25,6-10a; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/10/2017)

Vangelo: Is 25,6-10a; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,1-14

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

La liturgia d domenica scorsa ci ricordava, attraverso le parole del profeta Isaia, il difficile rapporto che è sempre esistito fra il Signore e il suo amato popolo. Il popolo è paragonato ad una vigna e il Signore è il vignaiolo.
Un uomo possedeva un terreno, lo curò, lo attrezzò al fine di farne una vigna eccellente, vi mise vitigni pregiati, vi inserì un torchio ed una torre e poi lo diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quella vigna non diede i frutti sperati ed il vignaiolo la abbandonò. E Il Signore ricorda che spesso dei frutti del nostro lavoro ne beneficeranno altri.
Il Signore ci ha scelti per portare frutti, ma perché questo sia possibile è necessario che il cristiano sia inserito nella vita del Cristo attraverso la fede.

La liturgia di questa domenica ci presenta un re che fa una festa di nozze per il figlio. Alla festa vengono invitati i privilegiati, ma questi non accolgono l'invito perché occupati in altri lavori. Vengono allora invitati alle nozze tutti coloro che si trovano per strada a condizione che abbiano la veste candida.
Gesù presenta la salvezza come un banchetto di nozze a cui tutti possono partecipare; devono però avere il desiderio di tenere lontano il peccato.

La prima lettura tratta dal profeta Isaia annuncia che alla fine del mondo il Signore convocherà tutti i popoli della terra per un banchetto e annunzierà che non esisterà più la morte e la sofferenza.
Ai nostri occhi apparirà un banchetto preparato su un alto monte, contenente tutte le prelibatezze che gradiamo in vita. Allora il Signore su quel monte strapperà il velo che impediva di vedere e i popoli riconosceranno il Dio nel quale hanno sperato e creduto. Riconoscere il Signore sarà avere finalmente la pace promessa.
Oggi viviamo le nostre giornate con la speranza di poter avere un giorno questa pace, ce ne ricordiamo nei momenti difficili della nostra vita,. La certezza di un domani vissuto alla presenza del Signore ci dona la forza per continuare il cammino incominciato?

Con il ritornello del salmo responsoriale, tratto dal salmo 22/23, “Abiterò per sempre nella casa del Signore” il salmista vuole ricordare l'amore di Dio per il suo popolo attraverso l'immagine del pastore e dell'ospitalità.
I versetti ricordano il bellissimo e significativo canto che spesso si ascolta nelle assemblee domenicali. Sono versetti che consolano il credente, nella certezza che con il Signore la vita può essere vissuta senza temere alcun male, perché lui è con noi sempre.

Nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Filippesi, l'apostolo Paolo ringrazia i fratelli cristiani di Filippi che hanno partecipato alle sue tribolazioni, la ricompensa verrà loro data dal Signore nostro Gesù Cristo. Ringrazia per la loro partecipazione, anche se lui ha ormai la forza che gli viene dal Cristo per affrontare la fame, il duro lavoro, la povertà, l'abbondanza, la sobrietà.
Anche noi dovremmo essere capaci di partecipare e condividere le negatività che accadono ai nostri fratelli nella fede, siano essi parenti o amici o persone vicine, affinché attraverso la solidarietà trovino la forza per riprendere coraggio e ritrovare la strada giusta.

L'apostolo Matteo, in questa domenica, ci ricorda che il Signore paragona il regno dei cieli ad una festa di nozze che un re predispone per il figlio; alla festa vengono invitati i capi degli israeliti, ma questi non accolgono l'invito portando delle scuse. Sono allora invitati i pagani, buoni e cattivi, purché abbiano l'abito nuziale, cioè l'impegno alla conversione.
Il re entrò poi nella sala delle nozze per vedere i commensali e ne vide uno senza veste; dato che questi, alla richiesta del motivo per cui fosse senza abito nuziale, non seppe rispondere, il re comandò ai suoi servi di legarlo e gettarlo fuori, poiché “molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”.
In questo brano di vangelo si possono considerare tre momenti importanti e diversi tra loro.
La prima immagine è la sala che appare già preparata per una grande festa in occasione delle nozze del figlio. Vengono chiamati personaggi importanti, ma questi non accettano l'invito perché presi dai loro affari e la sala resta vuota.
La seconda immagine è quella della strada, dove i servi trovano i partecipanti alla festa, personaggi buoni e cattivi, che accolgono l'invito e in poco tempo la sala si riempie.
Terza immagine la veste nuziale, cioè l'impegno dei partecipanti alla conversione, a tenere lontano dalla loro vita il peccato.
La parabola vuole ricordare ai cristiani il grande banchetto che Dio prepara per tutti gli uomini, per annunciare loro la salvezza; spesso, però, questo banchetto resta deserto, perché oggi l'uomo è preso da molti affari, lavori, preoccupazioni, malattie, delusioni e proprio perché è infelice non ha il coraggio di partecipare alla festa preparata per lui.
Dio chiama alla festa tutti, buoni e cattivi, cerca l'uomo peccatore per farne un redento. Il suo compito è proprio: questo aiutare l'uomo a cambiare, a scegliere la strada giusta, ad intraprendere un cammino di redenzione che lo porti alla felicità, nella speranza e nella certezza di incontrarLo alla fine della nostra vita.
La parabola finisce con un personaggio senza veste nuziale che viene legato e gettato fuori della sala, immagine di coloro che non ascoltano la parola del Signore: egli chiama tutti, ma non tutti sono pronti a seguirlo.

Per la riflessione di coppia e di famiglia
- I momenti più importanti della nostra vita li viviamo spesso in comunità, seduti intorno alla tavola apparecchiata In quei momenti siamo disponibili a donare agli altri la gioia, la serenità e la felicità che sentiamo nel nostro cuore. Siamo sempre pronti a condividere questi momenti o preferiamo chiuderci nell'intimo della famiglia? Quali le motivazioni del desiderio di solitudine?
- Paolo ringrazia gli amici cristiani per aver condiviso con lui i momenti difficili. Siamo sempre disponibili a condividere con gli altri le difficoltà della vita o preferiamo far finta di niente per rispettare la privacy di ognuno?
- Viviamo nella certezza e nella speranza di poter partecipare a quel banchetto voluto da Dio per noi?
- Siamo consapevoli che il Signore non ci sceglie perché siamo buoni, ma ci sceglie per donarci la salvezza attraverso il perdono dei nostri peccati?
- Indossiamo la veste nuziale per convertirci?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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