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TESTO Commento su Matteo 21,28-32

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/10/2017)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Giuseppe Di Stefano

Il sorpasso

Il Rabbì di Nazareth non perde il vizio di metterci di domenica in domenica davanti a delle parabole che ci costringono a deporre le nostre maschere e a cercare la verità della nostra fede.

Quella di oggi è la prima di tre parabole che cercano di spiegare perché quelli che avrebbero dovuto accogliere Gesù e il suo Vangelo, in realtà lo hanno rifiutano.

Il breve testo è costruito in modo geniale: Gesù racconta la parabola, la fa commentare ai diretti interessati, per poi far capire che si stava parlando proprio di loro. Le parole di Gesù mirano a mettere a nudo quelli che credono di essere giusti e che si sentono già a posto, arrivati. Il vero cieco è chi crede di vedere (cfr. Gv 9,41), il vero peccatore è chi si crede giusto (cfr. Lc 18,9-41)!

Mi piace sottolineare che la prima risposta data dai figli al padre resta ambigua, aperta, e che non si possa formulare nessun giudizio su di essi a partire dalle loro parole. Uno dice prontamente “sì!” e fa un bel figurone, ma poi non combina niente. L'altro dice “no” e tutti lo fischiano, ma poi si rimbocca le maniche e fa la volontà del Padre.

È come se Gesù ci dicesse: andate adagio a condannare, a scandalizzarvi per le parole, per certi “no” detti a Dio. Guardate i fatti. Le parole sono sempre ambigue, decisivi sono i fatti.

Noi, al contrario, gridiamo allo scandalo, per le parole, per i no. Ma occorre fare attenzione, perché, a volte, quelli che dicono “no”, poi fanno “sì”... E Gesù esemplifica: i pubblicani e le prostitute che hanno provato pentimento alla predicazione del Battista, dentro i quali qualcosa si è mosso, sono quelli del “no” a Dio. Perché i pubblicani e le prostitute si lasciano scalfire dalla Parola? Perché dal paese della loro lontananza da Dio, hanno però il coraggio di mettersi in discussione; al contrario dei principi dei sacerdoti e degli anziani, così apparentemente vicini a Dio da non riuscire a coglierne la novità sconvolgente.

«È venuto a voi Giovanni... ma voi, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli». L'unica chance di salvezza sembra essere, allora, la capacità di ricredersi, ritornare sui propri passi, dire con sincerità il proprio peccato e poi rimboccarsi le maniche per ripartire. La nostra vita non è chiusa e sprangata dopo un errore; anche una caduta può essere importante per rialzarsi e cambiare strada; non occorre suonarsi le campane a lutto dopo uno sbaglio, perché è possibile cercare e danzare sul ritmo della vita nuova.

Mi viene in mente un detto di Isacco il Siro, un famoso padre del deserto: “È più grande chi vede il proprio peccato, di chi vede gli angeli”. Forse è per questo che le prostitute e i pubblicani sorpasseranno gli scribi e i farisei... I primi si sono lasciati amare da Gesù e hanno visto il loro peccato. Gli altri, certi di essere i primi della classe, erano convinti di vedere gli angeli, di essere già in paradiso. In realtà, non hanno visto niente, nemmeno la cosa più ingombrante: la loro presunzione!

 

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