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TESTO La libertà del perdono

don Luciano Cantini  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/09/2017)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Quante volte
È strano come il mondo viaggi sui numeri: si fanno statistiche, ricerche di mercato, sondaggi, bilanci, previsioni, preventivi. I numeri si confrontano, si raffrontano, si percentualizzano, offrono un'immagine paragonabile della realtà. Sono immagini, quelle numeriche, forse reali ma estremamente povere di patos, alle statistiche manca la vita, le storie che nascondono, le sofferenze o le gioie, manca il cuore.
Cosa significano le sette volte di Pietro, forse il superamento della indicazione rabbinica di quattro, forse l'immagine della totalità che nella mentalità semitica era richiamata dal numero sette ma è nulla se si confronta con settanta volte sette di Gesù. Gesù proietta Pietro nel paradosso di una misura senza misura, porta all'eccesso l'immagine della totalità. Non interessano i numeri capaci solo di produrre bilanci, di pareggiare i conti. Il perdono non pareggia, non chiude i conti, non ristabilisce gli equilibri incrinati, piuttosto apre finestre, spalanca portoni, allaccia relazioni, produce dinamica nelle relazioni umane.

Settanta volte sette
«Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette» (Gen 4,24). Gli uomini vedono nella vendetta un modo per regolare le relazioni e ristabilire la giustizia, ma la vendetta va sempre oltre, il detto di Lamec, discendente di Caino, è chiarissimo. Oggi usiamo il termine inglese escalation per dire che alle cose non c'è mai fine e la vendetta si tramuta in faida. Nelle legislazioni antiche e nella Bibbia stessa si è posto un limite alla vendetta: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente (Lev 24,19-20).
Il numero sette è fortemente simbolico nelle relazioni tra le persone e le cose, tra l'uomo e Dio: Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio (Es 20,9-10), così per la terra: per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore (Lv 25,3-4). Sette indica la libertà: dell'uomo ogni sette giorni; del campo ogni sette anni; dalla schiavitù ogni giubileo, sette volte sette anni (Lv 25,8). Tanto più grande è la libertà del perdono! Il perdono non libera tanto chi lo riceve quanto chi lo offre.
Il perdono non cancella la memoria, non nega la giustizia, ma ci rende più forti della paura e della violenza (Sergio Mattarella).

Volle regolare i conti
La parabola offre l'immagine della libertà che proviene dal perdono e la schiavitù in cui rimane colui che sarebbe chiamato a perdonare. La cronaca di questi anni ci ha offerto rari esempi di madri degli assassini riconciliate con quelle delle vittime, e ci ha mostrato il bene e la pacificazione che ne nasce. Ne è nata una Associazione Amicainoabele per sostenere e promuovere la riconciliazione tra vittime e persecutori, così che i loro familiari possano provare a prendersi per mano.

Così come io
Il Vangelo ha una logica diversa rispetto alla giustizia umana, alla logica della separazione o del disinteresse - mettiamoci una pietra sopra - come se nulla fosse successo. Il perdono non è un fatto giuridico che prodotti i suoi effetti chiude i conti, piuttosto fa entrare in una dinamica nuova nelle relazioni tra persone per costruire un futuro totalmente nuovo.
È la stessa dinamica di Dio: Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore (Sal 130,4). Il Perdono appartiene a Dio soltanto. È a partire dal suo perdono che siamo capaci di perdonare: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Il perdono è un'energia creatrice che provoca un contagio. Il perdono giunge a pieno compimento proprio quando anche chi l'ha ricevuto diventa capace di perdonare.
Per il cristiano le radici del perdono sono nel Crocifisso che perdonò quelli che gli stavano piantando i chiodi nella carne: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

 

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