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TESTO Il noi dentro l'io

don Giovanni Berti

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/09/2017)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

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Qualche anno fa l'associazione che nella nostra Diocesi di Verona riunisce tutti gli oratori e bar legati alle parrocchie ha cambiato nome. E' passata dall'ANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia) al NOI (Nuovi Oratori Italiani). La cosa buffa è che nonostante siano ormai tanti anni che il nome è cambiato, può succede ancora che si dica “ci vediamo al bar dell'anspi.... Devo rifare la tessera anspi... ecc” anche se non è più quello il nome. Il Noi, anche se è ormai su tutte le tabelle, insegne e sulla tessera dell'associazione, specialmente nei più anziani fa fatica a passare come sigla. Succede sempre così in tutte le realtà, e i cambiamenti sono sempre fonte di fatiche, incomprensioni e resistenze.

Gesù Maestro sta insegnando ai suoi discepoli a ripensare la loro piccola comunità in un'ottica nuova. In sintesi li sta aiutando ad imparare secondo la logica del “noi” e non del “io”, facendo loro capire che proprio a partire dal “noi” l'uomo ritrova se stesso ed è felice.

Una delle fatiche più grandi è proprio quella del perdono. Il perdono per Gesù non è semplicemente dimenticare e non vendicarsi, ma è molto di più. E' il tentativo di ritrovare il “noi” quando un torto subìto o fatto fa rotto la comunione.

L'insegnamento di questa pagina del Vangelo è straordinario: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va'...”. Ecco la cosa straordinaria! Andare! Non rimanere fermi nel rancore e nelle proprie ragioni. Un litigio, una ingiustizia, una incomprensione hanno rotto il “noi”, allora bisogna non rimanere fermi e bisogna far in modo di “guadagnare il fratello”. L'una o l'altra parte si devono muovere, e Gesù, sempre coraggioso e provocatorio, dice che è proprio la parte “offesa” a doversi muovere per prima. E il fine non è una semplice giustizia umana, ma quella divina, cioè ritrovare quella sintonia perduta.

Gesù nell'uso delle parole (e qui bisogna andare all'originale greco per cogliere questa sfumatura) Gesù usa la parola “sinfonia” quando dice “se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo”. L'idea di una comunità come di una sinfonia di strumenti diversi è davvero unica. Se uno strumento suona male o fuori tempo, non si deve cacciare ma semmai correggere, perché per quanto piccola possa essere la sua parte nella musica, quello strumento è fondamentale. Dio è in questa sinfonia della comunità, e si mostra proprio nell'armonia continuamente cercata e custodita.

Non è facile, lo ripeto, e la tentazione di fare da solisti e agire in competizione è sempre forte nel cuore dell'uomo e tra fratelli.

Non è facile ritrovare il “noi” specialmente quando le rotture sono profonde e talvolta irrisolvibili. Gesù consiglia di farsi aiutare da due o tre, che come testimoni sono un aiuto non a dividere ulteriormente ma a ricucire i rapporti. Non sempre è così nella comunità cristiana, dove può capitare che ci si aiuti reciprocamente più a dividersi che ad unirsi. Ma Gesù insiste e sente che una divisione tra due persone è un affare di tutta la comunità, è una ferita che tocca tutti. Il “noi” della vita cristiana è prezioso e tocca il “io” di ogni singolo.

E se una frattura tra due persone della comunità diventa insanabile? Gesù è preciso nel dire che “sia per te come il pagano e il pubblicano”, e non per tutta la comunità. Non ci sono scomuniche e allontanamenti definitivi. Quelli spettano a Dio e al suo giudizio finale. A noi rimane l'insegnamento di Gesù di “amate i propri nemici” come ultima spiaggia di fronte a ogni rottura. Gesù amava tutti, la sua famiglia e i suoi amici che lo ricambiavano, ma amava anche i più lontani e li amava per primo anche senza ricevere il contraccambio. Ecco cosa significa “sia per te come il pagano e il pubblicano”: se non vi amate come fratelli, almeno ama l'altro come farebbe Gesù, sempre e comunque.

Se imparo sempre più a pensare con il “noi” nella testa e nel cuore ritroverò sempre più la bellezza di Dio nel mio io.

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