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TESTO Beato il popolo che cammina alla luce del tuo volto

don Walter Magni  

II domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (10/09/2017)

Vangelo: Gv 5,19-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

24In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Oggi la Parola di Dio va al cuore della nostra fede. Isaia che afferma: “non il sole e la luna, ma il Signore sarà per te luce eterna”. Siamo, infatti, chiamati a camminare “alla luce del suo volto” (sl 88). Ricordate la risposta dell'Innominato all'invito a conversione del card. Federico Borromeo ne I promessi sposi: “Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov'è questo Dio?”. Che volto ha il nostro Dio?

Padre e Figlio in relazione
Gli ebrei che ascoltavano Gesù ritenevano invisibile il volto di Dio e impronunciabile il Suo nome. La Scrittura assicurava loro che Dio ama parlare attraverso i profeti, ma neppure amici tanto cari, come Abramo o Mosè, erano mai riusciti a vedere il Suo volto. E anche il volto del Dio dei nostri fratelli dell'Islam è invisibile e inimmaginabile. Nelle sinagoghe e nelle moschee non è ammessa alcuna raffigurazione di Dio. Come se queste tradizioni religiose fossero fortemente preoccupate di custodire il mistero dell'invisibilità di Dio. Gesù, invece, sembra soprattutto preoccupato di svelarci i tratti più veri e più belli del volto di Dio. Come fosse questo il Vangelo, la buona notizia. Chiarendo subito che, ascoltando Gesù non vediamo tanto il volto di Dio come ci è dato di vedere il volto di un uomo, ma la descrizione di una relazione unica e singolare. Quella del Figlio Gesù col Padre Suo. Per ben sette volte, nel brano evangelico la parola Padre s'intreccia con quella del Figlio. Come non potessi dire Padre senza che d'incanto compare il Figlio e viceversa. Come anche dice il Prologo di Giovanni: “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (1,18). Scriveva B. Pascal su un foglietto ritrovata nel risvolto della sua giubba, volendo fissare un'esperienza mistica di Dio, sperimentata nella notte del 23 novembre 1654: tu sei il “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non Dio dei filosofi e dei dotti, Dio di Gesù Cristo”.

“Il Padre infatti ama il Figlio”
Quali sono i tratti più significativi del volto del Dio che Gesù ci svela? Anzitutto, quello di un Dio sempre in azione: “il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo”. Tu guardi a Gesù, quel Suo tipico modo di agire e comprendi il senso dell'agire di Dio. Anzi, possiamo dire chi è Dio a partire dalle Sue opere. E cosa fa propriamente Dio? Come attingendo al cuore stesso di Dio, scopriamo che “il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa”. E non c'è come questo amore per intuirne il senso, la direzione. Un movimento che prende le mosse dal Padre, raggiunge il Figlio e giunge così a noi. Tanto è diffusivo e s'espande l'amore! E in questo atto di paternità suprema nei confronti del Figlio, Dio è come una sorgente di vita che genera vita. “Come - infatti - il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole”. Un Dio che insegna a genera vita, dando la vita, regalandola per amore! Come anche dice un nostro canto che spesso risuona nelle nostre liturgie: “Tu sei la mia vita, altro io non ho”. In questo modo, come onda che genera onda, ci è dato di comprendere che Dio, agendo così non è mosso tanto da una pretesa di giudizio, ma da un profondo desiderio di amore e di misericordia: “il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio”.

“Perché voi ne siate meravigliati”
Giungendo così a conclusione: “In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. C'eravamo addentrati in un passo evangelico che, a un primo impatto, poteva sembrare difficile e complesso da interpretare. Ma più lo si legge con fede e cuore aperto, più ti senti abitato da una gioia profonda e preso da uno stupore indicibile. Come se queste parole fossero state scritte perché potessi aprire gli occhi della fede, riesercitando cuore e mente a provare lo stupore nei confronti di un Dio fatto così, che agisce così. Sta scritto, infatti: “perché voi ne siate meravigliati”. Eppure di Lui la gente diceva che era solo il figlio del falegname: perché di Lui conosciamo bene la famiglia. Tutta gente come noi. Duemila anni di cristianesimo ci hanno assuefatti nei confronti del Vangelo. Incapaci di un guizzo di stupore. Prima di proclamare chissà quale atto di fede i nostri occhi avrebbero bisogno di sostare incantati davanti alla relazione unica del Padre col Suo Figlio Gesù “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9). Riscopriamo lo stupore. Poi ci verrà fatto il dono di una fede più abbandonata e serena.

 

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