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TESTO Liberi e solleciti

dom Luigi Gioia  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/09/2017)

Vangelo: Ez 33,7-9; Sal 95; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Quando qualcuno ci fa del male, ci ferisce, agisce male, Gesù ci chiede di avere il coraggio di correggerlo: Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo.

A prima vista, sembra che ciò contraddica quanto il Vangelo dichiara altrove: Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. Qui Gesù raccomanda un perdono incondizionato, che non solo non conduce in tribunale, ma addirittura lascia tutto all'altro per eliminare il conflitto alla radice attraverso la rinuncia all'opposizione. Il perdono, infatti, per poter essere autentico -e in questo senso è una grazia, un dono che solo il Signore può farci- deve essere totale, non restare solo sulle labbra, ma penetrare nel nostro cuore, non attendere che l'altro cambi, ma precederlo rifiutando di identificarlo con il male che ha commesso.

Al tempo stesso però ci è insegnato oggi che il perdono non è cieco. Deve certo rompere radicalmente la spirale del male e della vendetta -e per questo deve essere incondizionato- ma se è autentico è caratterizzato da una preoccupazione reale per l'altro. Non mi basta perdonarlo, non provare più astio nei suoi riguardi, avere la coscienza a posto davanti al Signore. Se davvero credo che l'altro abbia commesso il male e sia per questo in pericolo, allora non posso non desiderare il suo cambiamento, la sua conversione. Per questo Gesù raccomanda di pregare per coloro che ci fanno del male, non solo come terapia per accedere al perdono, ma anche come segno della sua autenticità.

Invitandoci alla correzione fraterna, le letture di oggi conducono però il perdono ancora più lontano. Questa correzione ci è presentata come qualcosa che non possiamo tralasciare, come una grave responsabilità: Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Se veramente crediamo che la persona che ci ha fatto del male sia nell'errore, dobbiamo attivarci per la sua conversione. E se non ci adoperiamo in un modo o nell'altro affinché questo avvenga, il Signore ce ne domanderà conto e non potremmo rispondere come Caino: Sono forse io il guardiano di mio fratello?.

La correzione fraterna non è la recriminazione. Non vado dall'altro per colpevolizzarlo. Spesso possiamo credere che la nostra iniziativa sia animata dal desiderio del bene dell'altro, quando in realtà nel nostro cuore ancora cova il risentimento, ancora brucia la ferita, e quindi il modo nel quale faremo la correzione trasmetterà non sollecitudine positiva nei confronti dell'altro, ma desiderio di rivincita. Stiamo attenti dunque: la correzione fraterna non è una forma di rivalsa. Per sfuggire a queste insidie, il Vangelo ci offre due preziosi criteri di autentica correzione fraterna.

Il primo è la libertà interiore alla quale si accede solo se il perdono è stato autentico. Il perdono ci libera e ci permette di parlare in modo tale che l'altro percepisca da parte nostra una sollecitudine autentica nei suoi riguardi.

Il secondo è il ruolo della comunità. Per discernere se la mia intenzione di correggere il fratello è sincera e non inquinata da un desiderio magari inconscio di rivincita, è necessario il confronto. Così, ogni volta che sentiamo la responsabilità - perché è una responsabilità - di effettuare una forma qualsiasi di correzione fraterna, dobbiamo consigliarci con una o più persone, perché ci aiutino a capire se siamo nelle disposizioni giuste.

Aggiungiamo che talvolta fa bene aiutare l'altro a rendersi conto di quanto ci abbia ferito facendoci del male. Nel quadro della correzione fraterna è dunque legittimo esporre al fratello il dolore che ci ha causato con il suo comportamento. Però è importante che questo dolore sia già stato serenamente assunto e si sia pacificato in modo tale da non riversarsi sul fratello con amarezza, ma solo per aiutarlo a diventare più consapevole della portata delle sue azioni.

Spesso però la correzione fraterna si rivelerà impossibile. L'altro è troppo ferito, troppo chiuso su se stesso, troppo aggressivo. Non per colpa sua ma a causa della sua storia e del male che ha subito anche lui, il fratello non è nelle disposizioni giuste per poter accogliere la correzione fraterna della quale avrebbe bisogno. Questi sono i casi nei quali il solo rimedio possibile è nella preghiera, memori della promessa di Gesù: Impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.

La preghiera di intercessione degli uni per gli altri ottiene dal Padre tutto. Sovente, la sola forma di correzione fraterna possibile sarà quella che si effettuerà attraverso questa preghiera ardente, insistente: “Signore, permetti che si creino le circostanze attraverso le quali possa avere luogo un incontro autentico con chi mi ha fatto del male, non per riversare amarezza su di lui, non per recriminare, ma per crescere insieme, per aiutarci reciprocamente ad accedere a quel perdono, a quella riconciliazione, a quella pace che tu solo puoi e vuoi darci”.

Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, "Mi guida la tua mano. Omelie sui vangeli domenicali. Anno A", ed. Dehoniane. Clicca qui

 

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