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TESTO Tutto da guadagnarci!

don Alberto Brignoli  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/09/2017)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

“Cosa ci guadagni facendo così?”: chissà quante volte ci è stata detta o noi stessi abbiamo pronunciato questa frase di fronte a un comportamento o a una scelta magari poco comprensibile o un po' desueta, fuori dalle righe? Spesso, questa frase viene riferita a chi ha un atteggiamento contradditorio, a chi - come diciamo - ha uno spirito di contraddizione tale per cui non si riesce proprio a comprendere per quale motivo poco prima si era comportato in un modo e subito dopo si comporta in un'altra maniera totalmente opposta.

Forse Gesù ha notato questo atteggiamento nel suo apostolo-capo, Pietro, quando - ancora lungo le strade di Cesarea di Filippo, come la scorsa domenica - lo vede qualche istante prima fare, da buon discepolo, la sua bellissima e leggendaria professione di fede nel Cristo, figlio del Dio vivente; e subito dopo, non più discepolo, ma avversario che si oppone quasi con rimprovero alle affermazioni del Maestro, affermare l'esatto opposto, ovvero negare la fede nella volontà di Dio per fare ciò che è “conveniente”, salvare la propria vita. Pietro stesso ragiona con la mentalità del profitto: che profitto, che vantaggio, che guadagno ha il Maestro a comportarsi in quel modo, e cioè faticare per tre anni a costruire un gruppo di discepoli pronto ad andare a Gerusalemme ad assumere il potere nel nome del Messia, per poi - in pochi istanti - dire a loro stessi che il suo destino sarebbe stato quello della croce?

Il vantaggio di questo modo di fare è minimo: anzi, diciamo pure che è più dannoso che vantaggioso comportarsi così, perché quelle illusioni e quell'entusiasmo creati nel cuore dei discepoli con grandi attese, vengono vanificati facendo crollare ogni speranza di fronte ad una fine non solo improvvisa e imprevista, ma anche infame e ignominiosa, sul patibolo della croce.

La logica del Vangelo, però, non è quella del profitto o del guadagno, ma quella dell'amore. E nell'amore, di guadagno o di profitto ce n'è ben poco: perché quando in amore si ragiona con la logica del profitto, l'amore crolla. L'amore è per definizione spreco, perdita di tempo e di energie, perdita di ogni logica di riferimento, assoluta libertà, assenza totale di calcolo: in definitiva, gratuità. E Gesù ce lo sta facendo capire nel Vangelo almeno dalla parabola del seminatore in poi, perché quel seminatore che getta il seme nel campo è uno sprecone che butta da qualsiasi parte le risorse che ha a propria diposizione: un vero e proprio scialacquatore. L'esatto contrario di noi, che in tutte le cose, anche quelle di Dio, ragioniamo con la logica del profitto, o almeno non della perdita: “Se tu mi dai questo, io ti do quest'altro”.

No, in amore non funziona così: se calcoli, l'amore finisce; se eviti gli sprechi, l'amore diviene un fatto “aziendale”; se pensi solo di guadagnarci, hai proprio sbagliato luogo. O per lo meno, ragioni in maniera umana, “secondo gli uomini”, che fanno tutto per un utile. Con Dio non funziona così: puoi anche guadagnare il mondo intero, ma se poi la tua anima è perduta perché anch'essa ragiona con la logica del profitto, non ne ottieni nulla. La logica del Vangelo è un'altra: vuol dire raccogliere lungo la strada della vita la propria croce, il proprio destino di gloria, e incamminarsi. E soprattutto, rimanere in fila dietro al Maestro, perché il maldestro tentativo di chi vuole cambiare l'ordine delle cose mettendosi a fare da guida a Dio nel cammino della vita, finisce male. Da santi e beati perché maestri nel comprendere il mistero di Dio, diventiamo come satana, “avversari” del disegno di Dio sull'umanità.

E allora, niente calcoli, perché anche qualora guadagnassimo quanto il denaro contenuto nel mondo intero, ma poi sprecassimo la nostra vita nella banalità di un'esistenza insipida, avremmo il nostro bel da fare per definirci seguaci di Cristo. Meglio seguire il Cristo sulla croce: sarà poco allettante e poco stimolante, ma - a proposito di guadagni - ci spalanca le porte del Paradiso. Che cosa pretendiamo di più?

 

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