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TESTO Perdere e trovare, debolezza e forza

don Luciano Cantini  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/09/2017)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Se qualcuno vuole venire dietro a me
Quello che appare da subito, che promana da tutto il Vangelo e dalla persona stessa di Gesù è la “libertà”. Gesù sembra lottare contro l'«uomo religioso», amante delle regole e della sicurezza, colui che tenta di comprare la salvezza ubbidendo a norme comportamentali anche faticose pur di avere la certezza della salvezza. Nel mondo le persone vivono di regole senza senso se non nell'ottica religiosa come certe limitazioni alimentari o un certo abbigliamento pur di piacere a Dio, sacrificando anche la ragionevolezza.
Gesù invece ci chiede [il “se” lascia aperta ogni prospettiva] di vivere la libertà nell'incertezza della vita, la precarietà delle relazioni nell'unica prospettiva di seguire Lui. Vivere l'avventura della vita cercando di capire il “dove” e il “come” dal “perché”.
Gesù domanda di scegliere coraggiosamente la sua stessa via; di sceglierla anzitutto "nel cuore", perché l'avere questa o quella situazione esterna non dipende da noi. Da noi dipende la volontà di essere, in quanto è possibile, obbedienti come Lui al Padre e pronti ad accettare fino in fondo il progetto che Egli ha per ciascuno (Giovanni Paolo II, messaggio XVI GMG).

Rinneghi se stesso
Ciascuno ha le proprie prospettive, sa come dovrebbe essere la realizzazione piena della vita, sogna il suo futuro, come Pietro che ha una idea chiara del Messia, lo si evince dalle sue stesse affermazioni «questo non ti accadrà mai». Pietro si è lasciato dominare dal pensiero secondo gli uomini.
Rinnegare se stessi non è una sorta di castrazione della vita, un appiattimento delle prospettive, anzi nei discepoli di Cristo nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore (Concilio Vaticano II, GS1).
Rinnegare se stessi significa liberarci dalla visione egocentrica della storia, superare un “io” ingombrante - oggi c'è una esplosione dell'idea di un “io collettivo” fatto di coloro che sono nati nello stesso luogo, parlano la stessa lingua, hanno le stesse caratteristiche fisiche. Occorre allargare l'orizzonte in una visione ampia in cui fare spazio agli altri, fare un passo indietro per accogliere le esigenze dell'altro, rinunciare a qualche nostro preteso bisogno per incontrare il bisogno altrui. La nostra libertà non finisce là dove inizia la libertà dell'altro, secondo il pensiero liberale; la libertà, per un cristiano, termina dove inizia il bisogno altrui.

Prenda la sua croce
Le “croci” nei modi di dire sono i guai della vita che possono capitare e che in qualche modo siamo costretti a sopportare, ma la “croce” di Cristo è un'altra cosa. Gesù si fa carico della Croce per la nostra salvezza, Gesù prende su di sé il nostro peso, le nostre pesantezze per liberarcene.
Prendere ciascuno la propria croce ha lo stesso significato nel farsi carico delle pesantezze, delle fatiche, dei disagi altrui, come Cirenei.

Chi vuole salvare la propria vita
Gesù non promette alcuna vittoria, nessun successo, dietro di lui non si fa carriera, con ci abbaglia con prospettive future come siamo abituati a sentire dai politici che per una manciata di voti promettono mare e monti. Dio è irrazionale: La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1,18.28).
La sola dimensione di Dio è quella dell'amore, colui che segue Gesù sa che la sua vita dev'essere spesa tutta, fino all'ultimo per amare.

 

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