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TESTO Commento su Giac 1,17-18.21-22.27;

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/08/2015)

Brano biblico: Giac 1,17-18.21-22.27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,1-8.14-15.21-23

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

7Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».

21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Collocazione del brano
Con questa domenica iniziamo la lettera di Giacomo. Sebbene si apra con l'indirizzo di una lettera, questo scritto sembra piuttosto un'omelia che parla soprattutto della vera sapienza, dono di Dio, Questa sapienza cristiana ispira alcuni comportamenti: tradurre in atto la Parola ascoltata, evitare i favoritismi, compiere buone opere come prova di una fede viva, saper frenare la lingua e rifiutare l'uso ingiusto della ricchezza.
L'autore della lettera è comunemente identificato con "Giacomo fratello del Signore", cioè suo cugino, figura di spicco della chiesa di Gerusalemme. Gli autori però sono più propensi ad attribuire la lettera a un anonimo cristiano autorevole, il quale avrebbe scritto verso gli anni 80/85 usando lo pseudonimo di Giacomo.
Indirizzando la lettera "alle dodici tribù che sono nella diaspora" (Giacomo 1,1), egli si rivolge probabilmente a gruppi di cristiani di origine ebraica, di lingua greca, abitanti in Fenicia, Cipro, Antiòchia di Siria e forse anche in Egitto.
Il brano di questa domenica è tratto dal primo capitolo. Si tratta di un insieme di massime sapienziali che ruotano attorno a tre temi: il dono di Dio, l'accoglienza della Parola e la testimonianza di una religione pura.

Lectio
Fratelli miei carissimi, 17ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento.
Nei versetti precedenti l'autore aveva parlato della tentazione e di come le passioni portano al peccato e alla morte. Ora chiama i propri interlocutori ad alzare lo sguardo, a riconoscere che le cose buone vengono dall'alto, discendono dal Padre. Qui il Padre viene chiamato con il titolo di creatore della luce. E' una bella immagine per ricordare il Dio creatore e la luce che ha grande importanza per la vita dell'uomo, anche dal punto di vista simbolico. Il resto della frase sembra fare un paragone tra Dio e gli astri: anch'essi sono celesti ma hanno variazioni di luce, si spostano nella volta celeste. Dio invece è immutabile!

18Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
La creazione non riguarda però solo la luce o il mondo, il frutto più importante della creazione è l'umanità. Un'umanità che è stata creata e poi ricreata grazie alla Parola. Gli uomini così rinnovati diventano primizia, cioè i primogeniti del popolo di Dio, il dono che i contadini donavano al Signore, in segno di gratitudine per i frutti della terra e del bestiame. Troviamo qui le tracce di una catechesi battesimale delle prime comunità cristiane.

19Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza.
La Parola però non può agire nel cuore dell'uomo se non viene accolta. E' stata seminata in noi, ma se non la lasciamo crescere non può produrre il suo frutto. Vi sono qui dei riferimenti alla parabola del seminatore. Il frutto della Parola è la salvezza.

22Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
L'ascolto deve sfociare in un mettere in pratica, altrimenti è solo illusione. Giacomo è molto attento alla relazione tra fede e opere.

27Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
E se ci fossero dubbi su quali siano le opere da compiere, Giacomo li fuga subito. La vera religione, scaturita dall'ascolto della parola, è prendersi cura dei più poveri. Costoro nella società del tempo erano gli orfani e le vedove, privati del sostegno economico e della protezione del padre di famiglia. Un altro aspetto molto importante è il non lasciarsi coinvolgere dalla mentalità del mondo che cerca solo il proprio interesse e il proprio piacere.

Meditiamo
- Quale dono dall'alto ho ricevuto nella mia vita?
- Riesco a fare spazio alla Parola di Dio nella mia giornata, nei miei pensieri?
- Riesco a “mettere in pratica” la parola con le buone opere e con una condotta conforme al Vangelo?

 

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