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Paolo Curtaz  

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/08/2017)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Penso che succeda a tutti. Anche a te, amico lettore.

A me succede spesso. Nonostante e forse a causa degli anni che passano e le esperienze che si accumulano, ci sono momenti in cui, con onestà, devi fare i conti con ciò che sei e con ciò che fai.

In quei momenti ti chiedi chi sei veramente. Ti pesi. Ti misuri.
Non chi pensi di essere o come gli altri ti vedono.

Ma come sei tu sul serio, senza esaltarti e senza abbatterti.

E in quei momenti le altre persone ci fanno da specchio, ci aiutano, ci sostengono, ci svelano a noi stessi.

Non parlo delle persone che si avvicinano a noi e ci identificano con un ruolo.

Ma di quelli che frequentiamo, che amiamo, che ci amano. E che, spesso, si fanno un'idea di noi più convincente e precisa di quanto noi stessi riusciamo a fare.

Così, sul finire di questo rovente mese agostano, ritroviamo la bellissima pagina del dialogo di Cesarea di Filippo.

Là dove, dopo alcuni anni di discepolato, Gesù chiede ai suoi, e a noi, di scoprire le carte.
Di dire cosa pensano veramente di lui.

Di non giocare a fare i devoti, ma di aprire il proprio cuore alla verità.
Per passare dal si dice al ti dico.

Bravo Gesù

Pensateci seriamente: non è incredibile che si parli ancora di un ebreo marginale vissuto duemila anni fa? Che milioni di uomini e donne, ogni settimana, si radunino per ascoltare le sue parole? E altri, addirittura, giungano a morire nel suo nome?

Diamo per scontato, forse troppo, che Gesù faccia parte del nostro orizzonte.
Che faccia parte del paesaggio immutabile delle cose.

Ma non è così. Non è detto che la sua presenza permanga per sempre.
Bisogna riconoscerlo, però: ancora si parla di Gesù.
Si spettegola.

E ciò che si dice di lui, a grandi linee, è ciò che riportano gli apostoli.
È un grande uomo, un profeta, un innovatore, un idealista...

Salvo rare eccezioni di Gesù ci si ostina a parlare bene, a difenderlo.
Ad amarlo. Anche chi non si professa suo discepolo.

Per la sua vita, la sua coerenza, la sua forza interiore, la sua spiritualità.

Poi, certo, i cristiani sono un altro paio di maniche. Scucite.

Next level

Solo che, ad un certo punto, se abbiamo il coraggio di lasciarci interrogare, proprio il Signore ci chiede di cambiare livello, di osare, di metterci in gioco.
Non importa cosa gli altri dicono di lui.

A lui importa cosa ne penso io. Proprio io.

Possiamo vivere tutta la vita frequentando messe e sgranando rosario. Senza mai lasciarci scuotere, smuovere, interrogare.
Perché altro è dire di essere credenti, altro credere.

Altro discettere di donne e di uomini, di affetti e conquiste. Altro innamorarsi.
Chi è per me Gesù? Oggi, ora. Qui.

State attenti a non rispondere in fretta. Regalatevi dieci minuti seri.

Cortesie
«Chi sono io, per te?».
Simone il pescatore osa, si schiera.
Gesù è uomo pieno di fascino e di mistero.
Di più. È un profeta.
Di più. È il Messia.

Facile dirlo, per noi. Ma per chi stava lì con lui, con il falegname di Nazareth, è un'affermazione sconcertante. Gesù non era un uomo di cultura, e neppure religioso. E non era neanche tanto devoto, permettendosi di interpretare liberamente la Legge (riportandola all'essenziale, in verità).
Per Simone, dire che Gesù è il Cristo è un salto mortale.
E Gesù gli restituisce il favore.

Simone dice a Gesù: “Tu sei il Cristo”, che significa: “Tu sei il Messia che aspettavamo”, una professione di fede bella e buona e, decisamente, ardita.

Pietro, riconoscendo nel falegname l'inviato di Dio, fa un salto di qualità determinante nella sua storia, un riconoscimento che gli cambierà la vita.
Gesù gli risponde: “Tu sei Pietro”.

Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e irruente. Ma, riconoscendo in Gesù il Cristo, scopre il suo nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo porterà a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli.

Pietro rivela che Gesù è il Cristo, Gesù rivela a Simone che egli è Pietro. Scambio di cortesie.

Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi.

Confessare l'identità di Cristo ci restituisce la nostra profonda identità

Il Dio di Gesù non è un concorrente alla mia umanità.

Se volete scoprire chi siete veramente, specchiatevi nello sguardo di Dio.

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* Viaggio nella Puglia romanica con Paolo Curtaz dal 4 all'8 ottobre. www.tiraccontolaparola.it

* Sicomoro speciale estate: 16/17 settembre casa Piergiorgio Frassati a Persod - Saint Nicolas (AO). http://www.paolocurtaz.it/ritiri-2017/allombra-del-sicomoro-estate-2017/

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