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TESTO Commento su Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/08/2017)

Vangelo: Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Commento
Giunti verso la fine dell'estate e delle tanto desiderate vacanze, molti noi provano quasi un senso di disagio nel sentire il Vangelo di questa domenica: “voi chi dite che io sia?” Questa semplice domanda -di cui conosciamo il lato umano, da Adamo in poi: “tu non sai chi sono io!”- scatena una valanga di pensieri che partono dalla considerazione che la conoscenza delle persone richieda attenzione e cura, ascolto e dialogo e una certa dose di frequentazione. Gli sposi hanno ben in mente che, superata l'emozione iniziale, per condividere ogni giorno della vita insieme devono spendere molte energie e ahimè tempo per mantenere la loro relazione sempre fresca e nuova! Ma se è così con le persone che ogni giorno ci troviamo di fronte, come può essere con Dio? Ecco il senso di imbarazzo che ci coglie, perché abbiamo dedicato il tempo buono del relax in altre cose e ci siamo lasciati coinvolgere da altri interessi dimenticandoci di Lui o dedicandogli davvero il minino necessario. Per fortuna ci sono venute in soccorso le “feste comandate” che ci hanno riportato alla sua presenza qualche volta in più...

Nel leggere e rileggere il Vangelo di oggi, ciò che ci colpisce di più è senza dubbio la risposta di Pietro, che è manifestazione di due ragioni: la prima, è che Pietro aveva vissuto nel vero senso del termine con Gesù e a fianco di Gesù ogni momento dalla chiamata in riva al lago, quindi lo conosceva bene e gli voleva bene; la seconda è che quanto ascoltava e vedeva fare a Gesù non gli scorreva addosso -come si dice oggi- ma lo interrogava nel profondo. E Pietro compiva questo esercizio ogni momento, nonostante sappiamo quanto fosse uomo dalle pronte risposte e dall'indole parecchio impulsiva (lo abbiamo presente nel racconto della lavanda dei piedi, quando si rifiutò di farsi servire da Gesù, ma subito comprese il senso di quanto si stava compiendo).
Pietro ci insegna che essere in relazione con il Signore trasforma la nostra vita e il suo senso, dà alle domande semplici una risposta “altra” da quello che il senso comune o il consenso ci farebbe dire, perché su un altro piano e con altre prospettive. Pietro ci dice che Gesù è diverso da tutti: è uomo e Figlio di Dio. Pietro fa diventare inutili le risposte degli altri: Geremia, Elia, Giovanni il Battista, pur essendo preziosi riferimenti per gli ebrei del tempo, appartengono al passato, ad un modo di relazionarsi con Dio che Gesù vuol rendere nuovo, diverso e con orizzonti molto più ampi: quello di essere anche noi figli di Dio.
Ma poiché ogni cosa che abbiamo proviene da Dio, ecco che Gesù fa comprendere a Pietro per primo e quindi a noi tutti che anche il dono della fede e di saperlo riconoscere provengono dall'alto, così come il potersi mettere al suo servizio ed essere “piolo conficcato in luogo solido” o essere “pietra su cui la chiesa si appoggia”.
Se siamo convinti che il Vangelo ci parli sempre e comunque e che qualcosa rimanga nel nostro cuore, per smorzare il nostro senso di disagio prima di chiudere queste vacanze, proviamo quindi a seguire con attenzione il Credo, magari nella forma degli apostoli, e a far nostra ogni parola immaginando che Lui stesso oggi ci abbia chiesto “chi sono io per te”.

Per la riflessione personale e di coppia
- Scopriamo quanto il prendersi cura della relazione con Dio abbia ancor più senso se letta alla luce del nostro rapporto di sposi
- Quanta preghiera e quanto Dio mettiamo nella nostra vita di singoli e di sposi? Quanto ci ricordiamo di lui insieme?
- La liturgia ci propone durante l'anno feste e momenti “forti”: quanto sappiamo valorizzare e gioire per questo?

Giuliana e Giacomo Mussino di Torino

 

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