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TESTO Subito tese la mano

don Luciano Cantini  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/08/2017)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Salire sulla barca
Questa pericope ha diverse motivazioni che ci inducono a percepire il racconto come fortemente simbolico; la successione degli eventi, il modo con sui sono raccontati danno la sensazione di trovarci davanti a fatti che ci chiedono di andare oltre il racconto stesso.
La prima perplessità nasce dalla forza della separazione - acuita dall'avverbio subito - e dall'ordine degli eventi: prima i discepoli costretti a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, poi il congedo dalla folla, poi ancora Gesù, rimasto solo salì sul monte, in disparte, a pregare.
Si era scritto che i discepoli avrebbero voluto congedare la folla per l'ora tarda e per la necessità di procurarsi il cibo (cfr. Mt 14,15), adesso, dopo che la folla ebbe mangiato, è Gesù che la congeda dopo aver mandato via i discepoli. Non possiamo azzardare ipotesi, ma quello che è vero per Gesù che si ritirò in disparte, si può considerare per i discepoli e la folla: la preghiera, il camminare, l'attraversamento del mare permettono di lasciar decantare l'esperienza forte, vissuta insieme, del pane condiviso, ognuno per la sua strada. Troppe poche volte prendiamo la decisione di lasciare, di staccare, facciamo fatica a riprendere la quotidianità: Gesù costrinse i discepoli!

Il vento infatti era contrario
L'oscurità della notte, il vento contrario, le acque agitate, tutto lascia immaginare che quella rotta non era tranquilla, ma il racconto non dice nulla se non in termini di distanza. Quegli uomini erano abituati a faticare, avevano attraversato quel lago così tanto da conoscerlo palmo a palmo, non si percepiscono lamenti degli uomini, solo il rumore dell'acqua che sbatte contro le paratie e il vento che gioca con le vele. La navigazione come parabola della vita: non spaventa la fatica, non agitano le avversità, non mette ansia l'oscurità, la solitudine non preoccupa; come i discepoli per la barca così siamo abituati a governare la storia, a superare le difficoltà della vita, ad ogni abbattimento la risalita.

Andò verso di loro
Più che il mare agitato dalle forze del vento i discepoli sono spaventati alla vista di colui che si sta facendo loro incontro e gridarono sconvolti. Invece di incutere tranquillità, sicurezza, senso di protezione i discepoli perdono la cognizione della realtà: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. L'educazione ebraica aveva creato una distanza incolmabile tra Dio e l'uomo, Gesù per i discepoli aveva tutti i connotati di un Messia, di sé diceva di essere “figlio dell'Uomo”, ma era lontanissima l'idea di Figlio di Dio, quella visione doveva essere scioccante. Pietro affronta la paura e contrappone un atto di coraggio: Signore, se sei tu,...
La paura sembra aver preso padronanza nel nostro mondo moderno, ci ha reso più insicuri, propensi a spendere il presente, come a tentare la fortuna - la ludopatia è uno dei risultati delle nostre paure. Sarà l'insicurezza del lavoro e della economia, sarà la politica ballerina dietro ai sondaggi, sarà l'incertezza dei sentimenti, sarà il cambiamento rapido del mondo, il fenomeno migratorio, il terrorismo, le guerre lontane ma non troppo... quanti fenomeni concorrono ad alimentare la paura. Ma noi abbiamo lo stesso coraggio di Pietro e ci buttiamo nella vita, senza nasconderci, sprezzanti del vento forte e delle onde. In verità non abbiamo fatto bene i calcoli, quello che ci pareva affrontabile, quando siamo lì nel mezzo non lo sembra più, allora vengono meno le certezze e le speranze. Rimane un grido «Signore, salvami!». La vita si intreccia di speranze e di paure, di certezze e di debolezze. Sarebbe stupido non tenerne di conto, come sarebbe stupido non gridare: «Signore, salvami!». Pietro cammina e affonda. Cammina perché guarda al Cristo, alla vita che vince la morte, e affonda perché guarda alla fragilità del suo essere. Dolce è il rimprovero di Gesù, pieno di umanità: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Comprendete l'ora della tempesta e del naufragio, è l'ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza
(Dietrich Bonhoeffer).

 

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