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TESTO Commento su Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/08/2017)

Vangelo: Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Le letture di oggi ci propongono una doppia riflessione: quella sullo straniero tema che in questi tempi stiamo vivendo in modo drammatico, che ci interroga profondamente e quella più in profondità sulla nostra fede: siamo credenti o praticanti?
Il profeta Isaia ci parla della salvezza offerta a tutti i popoli, anche a quelli che non appartengono alla casa di Israele, Queste parole ci devono anche interpellare se siamo estranei o veri figli e se sappiamo cogliere in profondità la via che ci propone il Signore.
Il salmo ci invita a riflettere che la salvezza è sì offerta, ma va accolta e riconosciuta.
Paolo nella lettera ai Romani dice chiaramente ai giudei che il messaggio di salvezza che Gesù ha portato al popolo di Israele, e da questi rifiutato, deve essere esteso a tutte “le genti”: la misericordia di Dio è per tutti e non solo per pochi eletti. Possiamo leggere in queste parole una profezia di ecumenismo, così difficile da realizzare
Nel vangelo troviamo lo stesso Gesù alle prese con una donna (conosciamo il rapporto che c'era in Israele tra uomo e donna!), per giunta straniera, non credente nella quale scoprirà una “grande fede”. Anche noi oggi, come il popolo di Israele di allora, ci consideriamo un popolo eletto, destinati a portare valori e ricette di democrazia a chi pensiamo ne sia carente (vedi Iraq!), pronti a dare ricette di economia, costruire sistemi di difesa da chi ci fa paura con l'uso delle armi, l'erezione di muri e barricate, il rifiuto di accogliere chi è straniero e minaccia la nostra stabilità economica e sociale.
Nel brano di vangelo di oggi troviamo anche un commovente esempio di preghiera, quello di una donna, cananea, straniera, che si rivolge a Gesù perché le tolga la sofferenza di una figlia ammalata. La risposta di Gesù ci lascia un po' perplessi: prima un silenzio pesante: "neppure una parola", poi la durezza e addirittura l'insulto. Mai Gesù è stato così duro con una persona sofferente. Si rischia di vedere in questo atteggiamento di Gesù la nostra lentezza a prendere coscienza di una situazione, di una sofferenza. Ma la donna non si lascia intimorire e porta le sue argomentazioni che colpiscono profondamente Gesù, che si lascia prendere e quasi si lascia convertire da questa donna pagana. È l'unica volta nel Vangelo in cui Gesù cambia idea ed è l'unica volta che nel Vangelo di Matteo viene additata una straniera a modello di fede per tutti i credenti.
Gesù ci chiede di superare le divisioni tra gli uomini: tutti agli occhi del Padre sono figli, a qualunque etnia appartengano, qualunque sia la loro fede, la loro origine, la loro provenienza. Tutti vanno amati, ascoltati, accolti.
Lo straniero, il diverso, l'altro purtroppo spesse volte lo troviamo anche vicino a noi, in famiglia, nella comunità, basta che non risponda più ai nostri schemi, ai nostri ideali e, tante volte siamo portati ad esclamare “non sei più quello che ho conosciuto... sei cambiato”! Ma la donna cananea ci mette all'erta su una verità incontestabile: anche le briciole che cadono dalla tavola servono come cibo ai cagnolini! Anche nei momenti più difficili, nelle situazioni in cui ci sentiamo più bisognosi di aiuto c'è sempre una briciola di pane che cade dalla mensa per darci un aiuto. È un po' l'attenzione alle piccole cose che ci arrivano dal Signore, anche attraverso le altre persone (una piccola testimonianza), che dobbiamo valorizzare e fare nostre. Questa capacità viene però lentamente e con fatica e richiede anche il dialogo costante, sapendo che se non siamo convinti rischiamo di smettere. La donna cananea ci dimostra che chi ama non si stanca, mentre i discepoli vorrebbero accontentarla solo perché sono “stufi” delle sue lamentele: non c'è amore né accoglienza, ma solo fastidio!
In conclusione il comune denominatore delle letture di oggi non è tanto chi siamo e quello che rappresentiamo, ma la fede in Gesù, l'ascolto della sua Parola, il saperla calare nella nostra vita quotidiana, in famiglia, nel lavoro, nella società, nelle nostre comunità. Le letture ci danno anche la possibilità di riflettere sullo stile dell'accoglienza del diverso, dello straniero, tema che oggi è di grandissima attualità e sul quale il nostro amato papa Francesco non si stanca mai di richiamarci.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Nella nostra realtà, anche quotidiana, come vediamo gli altri: “cagnolini”, cioè estranei da respingere e da sopraffare, oppure figli da accogliere e con i quali condividere il cammino?
- Questo episodio di rapporto tra la donna cananea e Gesù quali spunti ci da nella nostra vita quotidiana, in famiglia, sul lavoro, nel nostro servizio?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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