PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO I veri cristiani sono gli eroi dei due monti, il Tabor e il Calvario

padre Antonio Rungi

Trasfigurazione del Signore (Anno A) (06/08/2017)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

La solennità della Trasfigurazione del Signore che celebriamo in questa prima domenica di agosto 2017, ci invita a fare un cammino tra due monti importanti, quello del Tabor e quello del Calvario. Fondamentalmente si tratta si seguire Gesù, insieme a Pietro Giacomo e Giovanni e salire sul luogo dove Cristo si trasfigura davanti a loro, cambiando aspetto e esteriore, al punto tale che “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Questa esperienza di gioia e di paradiso, fa' chiede agli apostoli a Gesù, che è accompagnato da Mosè e da Elia, di restare lì per sempre. Quella montagna è gradevole e invita addirittura a stabilizzarsi lì, vivendo in contemplazione, per tutta la vita. Ma Gesù ricorda agli apostoli che bisogna lasciare quella montagna, perché a lui e a tutti ce ne aspetta un'altra quella che si chiama Calvario. Si è eroi non solo nel successo, ma anche nell'apparente insuccesso. Il Monte Tabor è il monte della Gloria, il Monte Calvario e il Monte della Salvezza e della Redenzione. L'uno e l'altro sono legati da un filo conduttore, che è la vita di Gesù. Salire su questi due monti, vuol dire per un cristiano essere davvero dalla parte di Dio, che si rivela a noi nella gloria, ma anche nel dolore. Amare Cristo del Tabor è amare Cristo Crocifisso, perché è l'unico Figllio di Dio che si rivela a noi, sia sul Tabor che sulla Croce. Non a caso il testo del vangelo di questa solennità, puntualizza la nuova manifestazione di Gesù Cristo come Figlio di Dio: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». La conseguenza di questa nuova manifestazione, sta nell'adorazione degli apostoli e nell'atteggiamento della piena sottomissione a Dio della loro vita, Infatti, i tre apostoli “all'udire ciò caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”. Dopo l'esperienza della gioia e della gloria si ritorna a stare tu a tu con Gesù, riprendo un cammino di cui il Tabor è solo una tappa bellissima, ma proiettata al Calvario. Tanto è vero che “mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti». Perché Gesù chiede ai tre di mantenere il segreto di quello che hanno visto? La risposta è semplice: perché nella gioia, quando le cose vanno bene, si è portati a credere facilmente, senza ragionare più di tanto. E' quando ci troviamo di fronte al dolore, alla morte, alla prova, alla sofferenza, quando dobbiamo salire anche noi il nostro Calvario portando la nostra croce, allora diventa difficile credere ed affidarsi al Signore. Gesù vuole preparare i suoi te apostoli più vicini a Lui al mistero della Croce che si compirà da li a poco. Questa fede nel crocifisso e risorto, necessità di verifiche e di convinte adesioni personali ed ecclesiali.

San Pietro nel brano della seconda lettura di questa solennità, ci dice esattamente come si giunge alla fede e quali percorsi interiori profondi essa richiede: “Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza”. Pietro si riferisce al Tabor, ma anche alla croce e alla risurrezione. Egli è presente a tutti questi avvenimenti e dopo la risurrezione del Signore e il dono dello Spirito Santo, si fortifica nell'annuncio missionario della salvezza operata da Cristo nel mistero della Pasqua. In poche parole, dice il principe degli apostoli, non vi stiamo vendendo chiacchiere o altro, ma vi stiamo dicendo la verità, che abbiamo constato con i nostri occhi. Infatti, precisa ciò che è davvero successo. Gesù “ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte”.

Evidente il segno profondissimo che aveva lasciato nella vita di Pietro e degli altri Apostoli la trasfigurazione. Ma Pietro non si ferma a ripresentare ciò che ha visto e sentito, ma rivolge anche un caloroso appello a valorizzare la parola di Dio dell'Antico Testamento, per accostarsi in modo lodevole alla figura del Messia: “E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino”. Chiaro invito a fare spazio nella propria vita a Cristo, come lampada che brilla nel buio della nostra esistenza e apre il cuore alla luce della fede.

Quella luce di cui ne descrive le connotazioni essenziali il testo della prima lettura di oggi, tratto dal profeta Daniele, nel quale, in una visione del tutto particolare, riguardante il Figlio di Dio, Daniele, riporta testualmente: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”. Cosicché la Trasfigurazione di Gesù si raccorda con la solennità conclusiva dell'anno liturgia: Gesù Re dell'universo. La regalità di Cristo è sul Tabor, ma soprattutto sul Calvario, sulla Croce, l'atto più grande dell'amore infinito di Dio per noi.

Preghiamo, allora con la Chiesa, con le stesse parole della colletta di questa solennità: “ O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Amen

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: