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TESTO Figli nel Figlio non più soli

padre Gian Franco Scarpitta  

Ascensione del Signore (Anno A) (08/05/2005)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Il vangelo di Giovanni descrive l'incontro fra una Maria alquanto sbigottita per non aver più trovato il cadavere di Gesù nel sepolcreto e lo stesso Signore che le si rivela in un primo momento in modo anonimo e inusitato, tanto da darle l'impressione di trovarsi di fronte al giardiniere del cimitero; non tarda tuttavia a riconoscere in Lui il Signore Risorto, lo esalta esclamando: "Rabbunì!" Al che Gesù le ribatte: "Non mi trattenere, perché ancora non sono salito al Padre". (Gv 20, 17). Tale espressione sfugge alle nostre interpretazioni, perché a prima vista ci risulta difficile capirne il senso: come potrebbe Maria, trattenendo con sé il Signore Risorto, impedire che Egli salga al Cielo? Forse la sua Ascensione dipende da Lei? Forse Maria lo avrebbe distolto dal progetto di ritornare al Padre? E tuttavia il senso della frase diventa più chiaro se comprendiamo la condizione di Gesù dopo la sua resurrezione: una volta uscito dal sepolcro, il Maestro non ha più i connotati di "debolezza" e di precarietà umane che poteva assumere prima della crocifissione; il suo corpo non appartiene più alla sfera dell'umano, non ha più limitazioni fisiche quanto alle esigenze corporali e materiali (mangerà un pesce di fronte ai discepoli, ma potrebbe anche non farlo) ed è quindi un corpo glorioso, ormai destinato ad appartenere al divino e a condividere in tutto e per tutto la gloria del Padre.

Ne deriva quindi che Gesù di per sé non ha più nulla da condividere con la mondanità e con la terra, ma è destinato all'ascensione al Cielo.

Ecco allora il senso di quell'affermazione: "Maria, non pensare di ostacolarmi dal salire al Padre, perché tanto è inutile. Piuttosto, poiché la mia resurrezione è motivo di salvezza per tutti, vai a comunicare ai miei fratelli che io... sono risorto per non morire più = per andare dal Padre mio e Padre vostro."

E il fatto che alle donne venga dato questo monito di annunciare la Resurrezione e la futura Ascensione del Signore sottolinea che anche quest'ultima ha la sua importanza per la vita del singolo cristiano e della Comunità Ecclesiale per intero: Gesù ritorna alla destra del padre, ossia in una dimensione regale che è propria del divino; e ciò nondimeno di tale gloria e regalità siamo partecipi tutti noi, figli di un unico Padre, perché Figli nel Figlio di Dio.

Se pure noi restiamo quaggiù a vivere le vicende del creato, siamo orientati comunque verso la patria celeste; ad essa siamo destinati e, se pure siamo chiamati a vivere le vicende del presente è appunto verso le cose di lassù – San Paolo – che occorre rivolgiamo l'attenzione.

Un giorno realizzeremo la speranza, in quanto raggiungeremo la dimensione definitiva di gloria e di vita immortale che Dio stesso ci ha preparato e che lo stesso Cristo inaugura anche per noi nella sua Ascensione e pertanto non possiamo che sentirci incoraggiati e rinvigoriti. Come Lui stesso aveva affermato: "Io vado a prepararvi un posto..." "Nella casa del Padre mio ci sono tanti posti..."

Ma mentre osserviamo il Cristo Asceso ci consoliamo con il fatto che la sua uscita dal quotidiano e dal sensibile non comporta affatto che Egli ci abbia abbandonati. In altre parole, se anche Cristo è asceso, è sempre accanto a noi. La sua presenza è invisibile, eppure reale, e addirittura si rende sostanziale nel Sacramento dell'Eucarestia. Come egli stesso aveva detto: "Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" e ancora: "Non vi lascerò orfani", ciò affermando che la sua intenzione quella di continuare a sorreggere e a sostenere la Chiesa e il singolo uomo credente; questo è già sufficiente perché non ci sentiamo smarriti ed abbandonati, ma consideriamo il momento che ci appartiene come quello dell'opportunità per vivere la nostra fede nella continua, entusiastica, testimonianza di Cristo Risorto.

Tutto sta nel riconoscerlo con gli occhi della fede, rinunciando alla pretesta razionalità tipica del "Non credo se non lo vedo" e disponendoci ad aprire il cuore alla ricezione del mistero senza compromessi, né ritrosie; il fatto che Egli sia asceso al Cielo comporta quindi un invito da parte nostra ad accrescere la nostra fede e la nostra adesione a Lui, a prenderlo come costante punto di riferimento della nostra vita e pertanto a vincere ogni sorta di timore e di apprensione.

Afferma ancora San Paolo che "Colui che era asceso è lo stesso che anche discese"; e pertanto è Colui che ha fatto esperienza dell'umanità e si mantiene ben lungi dall'abbandonarla.

Un pensiero particolare in questo contesto è da rivolgersi a tutte le persone ossessionate e vessate dalla solitudine; a tutte le donne anziane che la sera i sentono sole e che ripongono la loro speranza di trovare compagnia nella radio, nella tv... A volte insufficiente.

Come si comprende in queste circostanze la necessità della compagnia!

Si avverte il desiderio di poter conferire con qualcuno presente dal punto di vista fisico per commentare problemi, eventi, situazioni... e questo qualcuno non c'è. Si vorrebbe sentire almeno per telefono la voce di un parente, di un amico, di un figlio che vive lontano, ma questo non sempre è possibile e quando può verificarsi non sempre è sufficiente. Sono casi nei quali il sentirsi soli comporta stati di abbandono e scoraggiamento.

Ebbene, quale incoraggiamento offre la Solennità dell'Ascensione a chi è solo se non quello di non disperare e di trovare la compagnia nel Signore, sempre presente e vicino a noi, anche se non fisicamente visibile? Quale incoraggiamento e consolazione ci può derivare in questi casi se non nella fede per la quale tutto l'impossibile diventa possibile, purché lo vogliamo noi stessi? E' Lui la compagnia certa ed effettiva, in molti casi anche più di tutte le amicizie e le conoscenze della nostra consuetudine....

 

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