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TESTO E' apparso a Pietro!

Paolo Curtaz  

III Domenica di Pasqua (Anno A) (10/04/2005)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

E così Carol ha incontrato il suo Maestro.

La domenica della misericordia, è accaduto, come lui avrebbe desiderato (Com'è che i grandi santi possono scegliersi il giorno in cui morire?

Paolo VI il giorno della Trasfigurazione, Carlo Carretto il giorno di san Francesco! Misteri dell'umorismo di Dio...).

La domenica di Tommaso che nel dolore condiviso riconosce la presenza del risorto, la domenica della misericordia, cioè della miseria nostra e del cuore di Dio.

Così Carol è andato, finalmente libero.

Ha posato la croce (Cireneo della gioia) che il Signore gli aveva dato da portare. Un altro, ora la prenderà. Lui, infine, può riposare.

L'emozione suscitata dalla sua morte, forte, surreale, eccessiva, ha attraversato i cuori, bucato i video, riempito i quotidiani, dato filo da torcere e notti insonni a ignoranti giornalisti. Ho ricevuto decine di e-mail: gente sinceramente addolorata, persone vagamente credenti.

Ad ascoltare le interviste ho provato un borghese senso di fastidio. Era inevitabile: il Papa che ha cavalcato i media, dai media venisse cavalcato. Mi sarebbe piaciuto (illuso) un po' più senso della misura, meno gossip e più teologia. Occasione persa, sai che novità.

I sepolcri dei profeti

Analizzando meglio il fastidio, ne ho scoperto l'origine: la sindrome del monumento.

Lo dice Gesù (che era molto più tagliente di me): smettiamola di erigere monumenti ai profeti, dopo che i nostri padri li hanno uccisi.

Ho paura di vivere questo momento senza fede, lasciando travolgermi dalle emozioni. Ho paura che anche la morte di un Papa possa essere vissuta con la logica mondana. Un giornalista, in questi giorni, mi diceva: "Voi preti vivete questo momento in maniera diversa!".

La divisione non è tra preti e fedeli ma tra credenti o meno, fra logica evangelica e logica di questo mondo. Viviamo questo passaggio nella fede, visto che stiamo parlando del custode della fede!

Era inevitabile: l'uomo dei media è stato travolto dai media. Ore di diretta televisiva, allo sfinimento: testimonianze, interviste, papolatrie, di teologia qualche breve cenno, molta emotività, meglio il gossip, anche se gossip papale. Speriamo che cresca, questa emozione, fino a diventare fede, fino spingere a diventare discepoli di quel Maestro che Karol ha amato e servito, di cui ha parlato con immensa tenerezza, i tanti intervistati che – ora – tessono infinite lodi a questo profeta inascoltato.

Ne conosco di gente così, tanta, troppa. Quando viene il Papa a riposarsi nella mia parrocchia c'è la gara a chi ha il privilegio di incontrarlo, di toccargli la mano, di chi sfrutta ogni scusa (ruolo pubblico, politico, amministrativo) per incontrarlo, raggiante, per poi dire sempre la solita frase: "Ho provato un'intensa emozione!", salvo poi ignorare il Vangelo, non avere un vita di fede, non frequentare nessuna comunità.
Un Papa senza Gesù, insomma, un vero delirio.

Insisto: dov'era questa gente quando il Papa chiedeva di non fare la guerra? E di difendere la vita? Ora si accorgono che è stato un grande profeta? Stiamo attenti a non ripetere l'errore condannato da Gesù di chi erige i monumenti ai profeti, dopo che i propri padri li hanno uccisi. Ascoltiamoli da vivi, i profeti, anche se sono scomodi!

Un altro ti cingerà la veste

Gli ultimi anni della vita di Carol sono stati contrassegnati da un sordo dolore che la malattia rendeva evidente. Ma il dolore interiore, quello di chi, come Gesù, si sente applaudito ma non ascoltato, citato ma non seguito, di chi vede rispetto e ammirazione intorno alla sua persona, quand'egli nulla desiderava per sé ma tutto per il Cristo, era molto più forte di quello esterno.

Un dolore crescente, di chi ha visto le sue parole e le sue speranze, proprio dopo la splendida esperienza del Giubileo, ignorate. Forse in quel momento ha sperato di andarsene vedendo le sue parole ascoltate. Ma la guerra incombeva, il terrorismo si stava scatenando (ovvio, l'avversario, quando vede che il mondo si converte deve attivarsi) e il povero Pietro ha dovuto vedere ancora una volta il mondo vacillare. Così è, così è sempre stato: già Pietro ha vissuto il suo tramonto come un abbandonarsi alla volontà del Maestro, morendo in croce.

Ora Carol incontra il suo Maestro, ora finalmente può lasciar cadere in terra la croce (un altro sarà chiamato a raccoglierla) e lasciarsi abbracciare. Ha detto più volte di aprire la porta a Cristo. Ora Cristo gli apre la sua porta.

E' apparso a Pietro!

Quando i discepoli di Emmaus tornano, ben cazzuolati dal misterioso viandante, danno la notizia dell'apparizione del Signore e di come l'hanno riconosciuto nello spezzare il pane, gli apostoli commentano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!".

Quindi il giorno di Pasqua Gesù è apparso a Pietro, e nessuno racconta di questo incontro. Tutela della privacy del grande Luca: cosa si sono detti Pietro e il suo Gesù sono affari loro.

Anche noi restiamo alla soglia del mistero, e abbassiamo i toni, ora che Carol riposa. Iniziamo a pregare che il Signore ci doni un pastore secondo il suo cuore.
Grazie Carol, per tutto il bene che ci hai voluto.

Grazie perché ci hai fatto credere che l'amore può rivoluzionare il mondo e, Dio!, se lo hai amato, questo mondo.

Grazie Signore, per questo mistero immenso che è la Chiesa, la comunità dei discepoli, e del dono di un credente come Carol.

Libri di Paolo Curtaz

 

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