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TESTO Commento su Isaia 22,19-23; Matteo 16,13-20

Carla Sprinzeles  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/08/2017)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Siamo quasi a fine estate e oggi le letture ci mettono di fronte ad una rivelazione molto importante per la nostra felicità. Gesù ci rivela chi è Lui e se noi abbiamo deciso di seguirlo scopriamo chi siamo noi. E' bene che vi mettiate comodi, non è un'impresa da poco!
“Chi ha mai potuto conoscere il pensiero del Signore?” Le vie di Dio non sono le vie dell'uomo, ma noi le conosciamo perché si è manifestato in Gesù. Gesù sceglie le cose umili per confondere le forti, ciò che è potente dinanzi agli uomini è assolutamente insignificante dinanzi a Dio, quello che è piccolo dinanzi agli uomini è grande dinanzi a Dio.
La domanda che ci dobbiamo fare è: “Chi è Cristo per noi? chi è l'altro per me? quali sentimenti suscita l'incontro con l'altro? Soggezione o stima? Competitività o tenerezza?” Se ogni pianta è diversa dall'altra, quanto più può esserlo ogni essere umano, ma a noi mette insicurezza affrontare l'originalità dell'altro, ma solo il Padre, di cui ognuno è un'immagine irripetibile, può rivelare il nome segreto di ognuno di noi!

ISAIA 22, 19-23
La prima lettura è tratta da Isaia, vissuto settecento anni prima di Cristo, è un oracolo rivolto ad un privato, Sebna, forse uno straniero che era giunto alla carica più alta, quella di maggiordomo di Ezechia: dice che il Signore lo destituirà dall'incarico e chiamerà Eliakim.
Ci sono dei bellissimi dettagli, non messi sicuramente come descrizione di fatti ma per esprimere la tenerezza di Dio: lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura, avete presente la parabola del Padre misericordioso che riveste di una tunica il figlio, che lo aveva abbandonato ma poi torna? E' il conferimento di una grande autorità e dignità. Dio ci dà una grande dignità.
Ma come mai il Signore toglie il potere a uno e lo dà a un altro? Perché questo Eliakim sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme, evidentemente l'altro non si è comportato da padre. “Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide”, le chiavi di allora erano monumentali, i maggiordomi le portavano sulle spalle, ma indica anche il peso della responsabilità. “Se apre, nessuno chiuderà; se chiude, nessuno potrà aprire”, questo è lo stesso concetto che ripeterà Gesù sul perdono che è una nostra responsabilità. Tutti, nessuno escluso, se non sciogliamo, se non sleghiamo, se non li apriamo con il perdono i rapporti rimarranno così: non sciolti, legati, chiusi. “Lo conficcherò come un piolo in luogo solido”, è un'immagine bellissima che ricorda la casa fondata sulla roccia che è Cristo, siamo conficcati come un piolo su Cristo.
La pagina che la Liturgia propone alla lettura è collegata al testo odierno del Vangelo grazie alla simbologia delle chiavi, consegnata “sulle spalle” di questo servo fedele della casa reale davidica. Singolare è il fatto della presenza di questo testo di elogio e di profezia, che viene dedicata a una persona “privata”, ossia non nel rango ufficiale della monarchia di Israele, forse proprio per la qualità eccezionale delle sue doti di governo e di fedeltà quanto all'adempimento dei suoi compiti.

MATTEO 16, 13-20
Gesù porta i suoi discepoli lontano dall'influsso giudaico, in terra pagana, a Cesarea di Filippo e chiede loro: “Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell'uomo?”, quindi Gesù si rivela come il Figlio dell'uomo. Ma voi sapete cosa vuol dire? E' un'immagine presa da profeta Daniele, al capitolo sette, dove in sogno vede rappresentati quattro regni da quattro bestie feroci: un leone con ali d'aquila, un orso, un leopardo con quattro teste e la quarta bestia era spaventosa e terribile con dieci corna e una forza eccezionale, poi appare, sulle nubi del cielo, uno simile a un figlio di uomo e Dio gli diede il potere eterno che non tramonta mai e il suo regno non sarà distrutto.
Gesù dicendo che Lui è il figlio dell'uomo dice che gli è stata data la condizione divina. Dio vuole fondersi con l'uomo, diventare una cosa sola con l'uomo, non vuole tenersi la condizione divina per sé. Dio non sta in alto, Dio è profondamente umano e noi più siamo umani, più vediamo il divino che è in noi.
La felicità è una condizione divina, ma noi la raggiungeremo; il segreto della felicità sta nell'assomigliare a Dio. Dio dona con generosità, quindi anche noi più doniamo e più possediamo questa condizione divina e invece più tratteniamo le cose per noi e più siamo posseduti dalle cose. Ecco perché Gesù rivelandosi figlio dell'uomo si rivela come un uomo con la condizione divina. Ora vuole sapere cosa pensano gli altri uomini di Lui. Allora gli apostoli gli dicono che alcuni dicono Giovanni Battista, il giustiziere, altri Elia, l'uomo che vuole portare gli uomini a Dio con la violenza. Non ci siamo! Gesù non si impone, tanto meno con la violenza. La legge di Dio è l'amore che si propone, che dà vita e allora chiede: “Ma voi, sì voi che mi ascoltate, chi è Gesù per voi? Un grande uomo del passato? Una divinità distratta cui rivolgersi per ricordargli cosa deve fare? Un amico da contattare quando le cose non funzionano?
Cerco di iniziare io: per me è una persona che mi ha folgorato quando avevo diciotto, diciannove anni, l'ho seguito, non è stato facile, non ne conosci bene la strada, non sai dove va. Posso dire però che è stato la colonna della mia vita, non è stato per nulla facile comprenderlo, ma c'era, c'era sempre, c'è sempre e non mi fa mancare nulla. Mi dona tutto gratuitamente, non mi chiede altro che di seguirlo e io lo seguo, dove andrà? Con Lui sono nella gioia, nella pace, nel benessere e so che Lui mi rende felice! Ora che mi sono confessata, torniamo al Vangelo.
Simon Pietro dice: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. A lui è stato suggerito dal Padre che Gesù è Dio con la condizione umana, Figlio ossia simile nel comportamento al Padre. Gesù chiama Pietro figlio di Giona, perché assomiglia a Giona, l'unico profeta che abbia fatto il contrario di quello che Dio gli aveva chiesto, ma alla fine si converte. Tutti quelli che come Pietro, riconoscono in Gesù “il figlio del Dio vivente”, sono “pietre vive” con le quali edificare la comunità cristiana.
Torniamo alla domanda iniziale: per voi, per me, cosa rappresenta Gesù? E' importante? Non fermiamoci nel vago, nelle teorie, nelle chiacchiere, qui stiamo parlando di vita. Dio non cerca persone buone, perfette. Ci conosce, è innamorato di noi e Lui vuole renderci di condizione divina, felici. Non vi sembra importante? Ci prende come siamo. Domani è sicuramente una domenica di scelta, occorre schierarsi. Non serve una appartenenza di abitudine o di facciata, occorre una passione, ognuno secondo le sue capacità ma occorre scoprire chi siamo. Quando ci accostiamo alla verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi, vi sembra poco importante! Dire chi è Cristo per me mi fa scoprire chi sono io. Il Dio di Gesù non è un concorrente alla mia umanità, vuole rivelarmela.
Se seguiamo Gesù, impariamo a diventare più umani. Non abbiamo paura, quindi, a fidarci di questo Dio che è imprevedibile ma che davvero ci può rivelare a noi stessi con semplicità e verità.

E' giunto il momento dell'incontro, Dio ci aspetta da sempre a braccia aperte, cosa aspettiamo a tuffarci? Non dimentichiamoci di chiederci in concreto e in verità: nella mia vita chi è Dio per me? Gesù ti chiede: tu chi dici che Io sia? Cosa rappresento per te?
Come detto prima è la domenica della scelta. Non abbiamo paura a fidarci di questo Dio che davvero ci può rivelare a noi stessi con semplicità e verità. Noi siamo sue creature, a sua immagine, non dimentichiamolo!

 

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