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TESTO Trovata

don Luciano Cantini  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/07/2017)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

È simile
Il termine regno dei cieli può trarre in un qualche inganno contrapponendosi ai regni della terra, o degli uomini, o della storia, immaginando una realtà altra rispetto alla quotidianità della vita. Matteo, per la sua cultura personale e per i destinatari del suo scritto, provenienti dal mondo giudaico, usa l'eufemismo cieli per non nominare Dio, gli altri sinottici invece usano più liberamente l'espressione regno di Dio (cfr Lc13,18; Mc 4,30). Dunque l'espressione non è premessa per cercare altrove perché il regno dei cieli è vicino! (Mt3,2).
Inoltre Matteo usa l'espressione: è simile - all'indicativo presente [anche nelle quattro parabole precedenti usa espressioni dello stesso tono] ponendo alla nostra attenzioni parabole concrete tratte dalla vita perché il regno dei cieli va cercato e scoperto nella nostra realtà, nella storia che stiamo vivendo così da intuire il verso in cui dirigere i regni degli uomini. È il modo in cui gestiamo le preoccupazioni, le ansie, gli impegni, le fatiche di oggi che ci permettono di affermare con verità: venga il tuo Regno (Mt 6,10).

Un tesoro nascosto nel campo
Il racconto del ritrovamento del tesoro parla di una casualità, una sorpresa nella vita, ma anche di rispetto delle regole: il tesoro non viene trafugato, portato via di nascosto, piuttosto si trova una via legale perché tutto il campo col suo tesoro cambi di proprietà. Forse non è proprio del tutto corretto ma certamente il sacrificio di quell'uomo, la pazienza di mette insieme le cose e le azioni e il tempo necessario per ottenere il suo scopo doveva essere stato notevole; la successione dei verbi lo suggerisce: poi va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Tra le parole si intravede anche la necessità di tenere nascosto quel tesoro nel campo che sarà acquistato: il regno di Dio è nascosto nel regno degli uomini ed è necessario acquisire quella dimensione umana del regno che permetterà poi di rivelarne il contenuto. Ci sarebbe da riflettere sul modo con cui noi gestiamo le cose umane, dalla politica all'economia, dal lavoro alle relazioni umane per comprendere come ciascuno guardi al proprio tesoro da cogliere subito, senza una prospettiva, puntando piuttosto all'uovo di oggi che alla gallina del domani. L'immagine del tesoro nascosto sottoterra ci invita a scavare nel profondo delle esperienze umane mentre è molto più facile rimanere in superficie, più attenti alle forme e alle apparenze. Il Regno non è al di fuori della storia e della vita, ma nascosto e custodito all'interno dell'esperienza umana.

Trovata
La seconda parabola non ci parla di una sorpresa, di un fatto fortuito ma di una ricerca; del mercante che è il soggetto della parabola si dice che va in cerca. Se non siamo così fortunati di imbatterci improvvisamente nel Regno, occorre andarlo a cercare tra le cose preziose di questo mondo. È facile trovare una cosa bella tra tante brutture, la si riconosce subito, se invece ci mettiamo alla ricerca tra le cose belle di qualcosa di veramente prezioso dobbiamo mettere in moto una capacità di discernimento non indifferente, abbiamo bisogno di affinare le capacità, di farci un'esperienza per distinguere il superlativo dall'ottimo. Dobbiamo immergerci nella bellezza di questo mondo, tra le bontà della nostra storia perché lì possiamo intravedere i segni del Regno. Poi occorre il coraggio del mercante che vende tutti i suoi averi; se il nuovo padrone può vivere del campo e del tesoro che vi ha trovato, il mercate non sopravvive con il valore della perla una volta che ha venduto tutto quello che possiede. Il sacrificio è totale, pur di possedere tanto valore, il mercante ha già trovato tutto ciò che desiderava, il suo è un incontro decisivo, determinante.
Dell'uomo che ha trovato il tesoro si dice che era pieno di gioia, anche del mercante si ha la medesima percezione; chi trova i segni del Regno non può che non entrare nella dimensione della gioia; i racconti fanno trasparire una sorta di follia, una forma di innamoramento, una attrazione fatale. Così si riconosce il Regno: quello che ci procura gioia, che ci libera dalle fatiche della vita, che ci rigenera dal di dentro appartiene al Regno dei cieli, che ci fa innamorare.

Una rete gettata nel mare
La parabola del seminatore, come quella della zizzania ci hanno già detto che il Regno di Dio è un insieme, una accozzaglia di diversità come l'immagine della rete. La Chiesa non è una comunità di perfetti, come la rete piena di pesci di ogni tipo, è fatta di persone diverse per storia, scelte di vita. Ognuno deve fare i conti con i propri limiti e con quelli degli altri. Viviamo il tempo della raccolta, non possiamo anticipare il giudizio, piuttosto guardare al futuro, al termine di quel tempo che è lasciato alla gestione umana.

 

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