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don Walter Magni  

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (30/07/2017)

Vangelo: Mt 4,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,18-22

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Avviamo la nostra riflessione di questa domenica riascoltando quella voce che nel cuore della notte per tre volte, chiama un ragazzino per nome: “Samuele, Samuele, Samuele”. La voce di Dio lo chiama e Samuele fatica a capire. Chi gli sta parlando? Perché lo chiama con tanta insistenza? Smarrito e confuso si alza e si rivolge al sacerdote Eli, il custode del Tempio.

“La lampada di Dio non era ancora spenta”
Quanti giovani, quanti ragazzi oggi vivono questo smarrimento. Si portano dentro grandi sogni, ma poi non sanno da che parte andare. Sono ancora in casa, frequentano gruppi ecclesiali e oratori, temporeggiando in qualche corso universitari senza sbocchi professionali sicuri. Ai tempi del giovane Samuele la situazione religiosa doveva essere abbastanza decadente. Tanto che persino “la parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti”. Come fosse finita la stagione di parole forti e chiare; come fosse terminata l'epoca dei grandi ideali, dove sognare significava sentire nel cuore un sussulto di speranza. Di Eli, il sacerdote del Tempio, si dice che “i suoi occhi cominciavano a indebolirsi”. Penso all'età media dei nostri preti: sempre più anziani. Indeboliti e stanchi mentre guardano alle loro chiese. Eli vedevano i soprusi che i suoi figli facevano nei confronti della gente, ma non sapeva più come fronteggiarli. E anche oggi persiste il pericolo di accorgersi di fatiche e soprusi, senza più alzare la voce con nei chi approfitta della religione per interesse. Ma ecco una voce, un bagliore di luce nella notte. Mentre ancora quell'anziano sacerdote, caparbiamente, teneva accesa quella lampada, alimentandola con l'olio. Quasi a dire che Dio resiste, resiste anche nella notte dei tempi e che anche nella notte più fonda la Sua voce può tornare a risuonare.

“A me (...), è stata concessa questa grazia”
Del resto anche Paolo, nell'epistola agli Efesini, ritorna sul rapporto tra debolezza e Parola di Dio. Spiegandoci che la chiamata di Dio non ci raggiunge necessariamente in situazione di benessere e di quiete. Il contesto ha il suo peso, ma non è mai decisivo. E' importante che la lampada continui ad ardere nella notte. Ed è urgente che nelle nostre chiese si preghi per le vocazioni, che negli oratori e nei gruppi si parli dell'importanza di certe vocazioni speciali per il servizio della Chiesa. Paolo tuttavia accenna ad un mistero che l'ha raggiunto in ragione della grazia, per “un ministero di grazia”. Questo stupiva lui e dovrebbe rendere più accorti anche noi. Perché la grazia di una chiamata così grande gli viene concessa nonostante fosse stato un accanito persecutore della chiesa: “a me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo”. Per questo una speciale chiamata di Dio (di speciale consacrazione) non è mai scontata. Evitando anche il rischio di identificare la vocazione al ministero presbiterale o alla vita consacrata con una talare da indossare o l'assolutizzazione di liturgie sin troppo retoriche e pompose. Paolo ha una sola grande vocazione: “annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio”.

“Venite dietro a me”
Diventa urgente cogliere il significato di una vocazione secondo la Parola di Dio. Individuandone la radice profonda. La caratteristica evangelica peculiare. Di cosa ci lamentiamo quando registriamo la mancanza di certe vocazioni? Della diminuzione quantitativa di certe vocazioni Perché non ci sono più tutte quelle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita religiosa, maschile e femminile, al quale eravamo abituati sin troppo bene nelle nostre comunità. Questo dato oggi penalizza l'organizzazione di molti servizi ecclesiastici. Gesù ci invita ancora una volta ad andare all'essenziale. Fondamentale diventa pertanto intensificare la relazione tra Gesù e la comunità dei Suoi discepoli. Come ricorda il Vangelo di oggi: “e disse loro: ‘Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini'. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli (...) e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono”. “Quando ti imbatti in una cosa bella, la racconti. E quando ti imbatti in una cosa vera, la dici. E se hai capito che la storia di Gesù è come un lampo che ha illuminato per sempre il cammino del mondo e dell'uomo dandogli un senso, allora lo racconti a tutti. E se l'incontro con Gesù Cristo ha cambiato la tua esistenza dandole forza, direzione, gioia di vivere, allora inviti gli amici a condividerla” (d. Bruno Maggioni)

 

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