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TESTO Commento su 1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

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XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/07/2017)

Vangelo: 1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Continuando la lettura di Matteo 13, l'odierno brano di Vangelo presenta ancora tre parabole: la rete gettata nel mare, che raccoglie pesci di ogni genere; il tesoro nascosto in un campo; il mercante che va in cerca di pietre preziose. È abbastanza evidente la continuità logica della prima parabola con quella che abbiamo commentato domenica scorsa. Il parallelismo con la parabola del grano e della zizzania, d'altronde, rivela la preoccupazione pastorale di Matteo. L'esegesi del testo pare indicare che l'evangelista identifica il regno dei cieli con la stessa comunità cristiana, una comunità in cui convivono "buoni" e "cattivi", "santi e "peccatori" e solo alla fine dei tempi, nel "secolo futuro", quando la rete sarà tratta a riva (o, dicevamo domenica scorsa, quando sarà giunto il tempo della mietitura) i primi saranno "separati" dai secondi. Quale sarà la forma di questa "separazione" è un mistero che oggi non ci è dato di conoscere. La prospettiva dei tempi ultimi, cioè "escatologica", è sempre avvertita in modo pressante dalle prime comunità cristiane: e neppure Matteo ad essa si sottrae nella sua predicazione che deve fare i conti con la realtà del suo ambiente, una comunità che ha sempre bisogno di rassicurazione e caratterizzata da una sorta di protezionismo spirituale. Forse è per questo che Gesù, dopo aver raccontato ai suoi le tre parabole che oggi la saggezza della Chiesa ci fa meditare, chiede ai suoi discepoli: "Avete capito tutte queste cose?". E i discepoli rispondono: "". E non sono certo parabole facili da comprendere...! Ma forse i discepoli, abituati alla predicazione di Gesù, più che con la testa avevano capito con il cuore. Che è poi l'unico modo per comprendere il messaggio cristiano. Noi, siamo sicuri di poter dire la stessa cosa, di aver cioè compreso con il cuore queste parabole?
Mi soffermo sulle similitudini del tesoro nascosto e della perla preziosa. "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
È evidente l'analogia "regno dei cieli - tesoro - salvezza. Ma... quale salvezza? Spesso la nostra concezione di salvezza è individualistica: noi pensiamo prima di tutto alla nostra salvezza, e la pensiamo in senso retributivo, come qualcosa cioè che ci è dovuto in virtù del "bene" che facciamo. Si tratta di una concezione arcaica, da primo Testamento. Mi sono comportato bene, ho vissuto secondo le leggi della Chiesa, ho pregato, ho digiunato, non ho perso una messa domenicale, non posso non salvarmi.
Io credo che questo modello di religiosità sia estraneo a Gesù. Dio non è un padrone da servire, noi non siamo schiavi di fronte a un dittatore, non siamo servi che hanno paura del padrone.
Dio ci vuole in piedi e con la schiena diritta. Non solo di fronte agli uomini, ma anche di fronte a Lui. Vuole che ci guardiamo negli occhi, vuole avere di fronte al suo il nostro volto. Se ci chiniamo, se ci abbassiamo fino al livello del terreno, è solo per raccogliere anche noi, come l'uomo della parabola, quella perla preziosa.
Una perla che vale un tesoro. Un tesoro che è il gusto per la vita, il gusto di scegliere sempre in base a quanto ci suggerisce la nostra coscienza, anche se di essa spesso faremmo volentieri a meno. Gesù, uomo libero, ci vuole donne e uomini liberi, non schiavi. Uomini e donne consci che Dio è sempre presente tra loro e li guida sulle strade che percorrono, per quante esse siano accidentate. Il regno è per gli uomini liberi e coraggiosi, non per i pavidi, non per i pigri. Dio è il frutto di una ricerca continua, non un dato immobile, metafisico, ma una realtà dinamica che cresce in ognuno di noi se sappiamo ricercarla con tutte le nostre forze. Una realtà che ci rende felici, anche quando sentiamo tutto il peso della nostra fragilità, anche quando siamo in crisi, quando i mille problemi quotidiani sembrano opprimere definitivamente noi e la nostra famiglia, quando ci sentiamo totalmente indegni del valore di questo tesoro, che è poi l'Amore del Padre.
Ce lo conferma la seconda similitudine: "Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra". Avere fede è diventare più uomini, acquisire una perla più preziosa, tentare di realizzare con chi ci vive accanto, ma soprattutto in coppia e in famiglia, una relazione più profonda e autentica. Credo che questa perla, in ultima analisi, possa essere identificata con l'amore, e non mi preoccupo molto di scrivere questa parola con la "a" maiuscola o con la "a" minuscola, perché la seconda è segno della prima, e la prima dà origine, vita e significato alla seconda. È lo stesso amore che due sposi, due fidanzati, due persone che si incontrano, si dicono e ridicono a vicenda, vivendolo nel quotidiano.

Traccia per la revisione di vita
- La mia preoccupazione prevalente è quella di "salvarmi" da solo, oppure di incamminarmi sulla strada del Regno in compagnia degli uomini e delle donne che incontro e in particolare del mio coniuge e della mia famiglia?
- Ognuno di noi è portato a dare alla "perla preziosa" un significato e un valore particolare. Qual è per me questo valore e questo significato?
- Nella prima lettura, tratta dal Primo Libro dei Re, Salomone chiede a Dio la saggezza. Ci càpita qualche volta di rivolgere a Dio la medesima richiesta (che tra l'altro, come ci dice la lettura, Dio apprezza molto...!)?
- Quali azioni concrete ci suggerisce, in coppia e in famiglia, quanto dice l'apostolo Paolo ai cristiani di Roma, e cioè che siamo dei chiamati, dei giustificati e dei glorificati (cioè dei "salvati")?

Luigi Ghia

 

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