PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su 2Re 4,8-11,14-16; Matteo 10,37-42

Carla Sprinzeles  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/07/2017)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Oggi vorrei prendere in esame la parola del Vangelo: " prendere la croce " cosa significa? Significa fare la scelta dalla parte di coloro che aspirano alla vita, che trovano nella parola di Gesù il motivo di liberarsi da ogni soggezione interiore e mettersi in cammino verso il regno della vita: per questo Egli ha preso la croce. Chi sceglie la solidarietà con gli uomini, con i poveri, con gli oppressi, chi fa sua la speranza di coloro che non hanno altro patrimonio che la speranza, costui è nel regno di Dio, è dalla parte di Gesù.
C'è un'umanità invisibile che sta crescendo, che si sta costruendo, ci sono delle correnti marine che attraversano l'oceano e fanno fiorire, là dove dovrebbe esserci l'inverno, gli alberi, fanno maturare la frutta, creano un clima moderato, dove dovrebbe esserci il clima rigido: una corrente invisibile porta primavere di nuovo, attraverso la massa dell'oceano. Attraverso la massa umana c'è una corrente del golfo. È per questo che dobbiamo essere ottimisti! Gesù ha vinto il male e basta che noi lo lasciamo agire perché il bene si diffonda.

2 RE 4, 8-11, 14-16
Nella prima lettura troviamo Eliseo che compie dei miracoli, quello che vuole evidenziare non è la sua abilità, ma le situazioni di bisogno, che consentono a Dio di rivelarsi come colui che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito.
Nel miracolo che viene descritto in questa lettura c'è una donna che vive in benessere, una donna che non chiede ma offre molto ad Eliseo, una donna col marito ma senza figli. Di fronte alla generosa ospitalità della donna, Eliseo si consulta col servo Ghecazi per ricambiare la premura della donna. Nonostante le obiezioni della donna, Eliseo le annuncia la nascita di un figlio, e così avviene.
Può bastare un gesto di generosità, un'ospitalità amorosa per avviare un corso diverso delle cose. Noi che siamo abituati a misurare l'efficacia dei processi sull'importanza o la consistenza delle cose, trascuriamo tutte le cose piccole, le piccole scelte, i piccoli atti, ma in realtà questa corrente del Golfo ingloba in sé tutte le gocce, tutte le piccole particelle che emergono dall'esperienza vissuta.
Come quando uno, nel momento elettorale, dice: " cosa conta il mio voto tra tanti milioni?", si consola ricordandosi che anche un infinitesimo qualcosa vale, così, in modo più serio sostanzioso, nei ritmi dell'esistenza una scelta fatta con generosità potrà sembrare inutile, ma in questa crescita organica dell'umanità nuova può essere la cellula che manca, il raccordo vitale necessario per qualcosa di più ampio, di più grandioso.

MATTEO 10, 37-42
"Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me". Con queste parole, Gesù ci offre la libertà.
Sembra una sfida impossibile: come amare più dei nostri cari un Dio che non si vede? Dobbiamo smettere di leggere la Scrittura con i paraocchi che ce la fanno interpretare solo secondo quello che concorda con le nostre abitudini mentali.
Questo passo di Vangelo fa paura e, di conseguenza, lo si spiega arguendo il limite dell'ebraico o l'esagerazione di un discorso orientale, attraverso la critica razionale di chi vuole spiegare tutto a partire dalla propria mentalità, senza minimamente metterla in discussione. Cristo tuttavia non ha forse detto che dobbiamo cambiare mentalità - convertirci - per entrare nel regno, per essere in sintonia con il Padre?
La Sacra Scrittura ribadisce spesso la necessità di lasciare la famiglia d'origine per realizzarsi. Quando Dio chiama Abramo, lo invita ad andarsene dal suo paese, dalla sua patria, dalla casa di suo padre e così gli propone di diventare se stesso. "Vattene" in ebraico si dice: "Vai verso te stesso". Non certo verso il tuo comodo; non si tratta di un invito all'egoismo bensì di una spinta a realizzare il proprio destino. I genitori - anche i migliori - sono limitati e spesso angosciati. Inconsciamente e pensando di fare il bene, crescono i figli con dinamiche manipolanti: "Se fai questo, sarai bravo e la mamma sarà contenta, ti amerà di più".
Il secondo comandamento della Bibbia, dopo quello di coltivare la terra, cioè quello di prendere cura appunto della propria crescita, ordina di "abbandonare il padre e la madre" per sposarsi, ossia per diventare fecondi, qualunque sia la scelta di vita. Chi infatti, non ha lasciato la propria famiglia d'origine rischia a sua insaputa di cercare nel congiunto il padre o la madre ideali. Tanti matrimoni vanno a rotoli proprio per questo motivo.
È il primo passo per compiere la parola di Cristo: "Chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà", perché chi rinuncia ad accontentare i genitori o a vantarsene è in grado di perdere quello che gli è stato imposto ma che non gli appartiene. Lo stacco dal branco esige di camminare da soli, nella fedeltà alla propria genuinità e quindi di attraversare il proprio vuoto e la povertà della condizione di creatura senza cercare di mimetizzarsi in mezzo agli altri. È un passo coraggioso che permette di entrare in relazione con l'altro senza pretese ma con una vera accoglienza della diversità.

Amici, volevo evidenziare che questa umanità nuova corre come una corrente calda nell'oceano; non si vede, non ha a sua disposizione altra evidenza che quella che l'amore può dare. Ci sono dei momenti in cui questa evidenza si fa così larga che tutte le barriere sembrano annullate. Allora c'è una specie di comune radice creaturale che sorpassa le distinzioni culturali e perfino religiose e riconduce noi stessi a quella comune radice che ci fa membri di una stessa specie chiamata ad una stessa vita.
I veri momenti della nostra vita sono quelli in cui sappiamo vivere il bene di tutti per il futuro del mondo, quasi dimentichi di noi. Viceversa i momenti in cui noi crediamo di avere ottenuto e posseduto sono quelli in cui la vita ci sfugge. Teniamo presente questa grande verità che è poi la definizione della vita di Gesù, l'uomo vissuto totalmente per gli altri, senza residui riservati per sé. A prescindere da ogni nostra diversità di altra natura dobbiamo collocare la nostra identità di cristiani nella nostra disposizione a vivere con questa oblazione totale di noi, in vista della vita - dando alla parola la densità ricca, multipla che ha nella Scrittura - di tutte le creature: questo è l'ideale.

 

Ricerca avanzata  (54006 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: