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TESTO Commento su Geremia 20,10-13; Matteo 10,26-33

Carla Sprinzeles  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/06/2017)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

L'argomento delle letture di oggi è: a cosa va incontro l'apostolo?
Matteo, se ricordate, è stato guardato da Gesù con immensa dolcezza, per la prima volta si è sentito amato, non ha più bisogno di imbrogliare, di rubare; ha trovato l'amore, ha capito chi è lui: un soggetto, Matteo, amato da Dio. E ora? Ora sente l'urgenza di comunicarlo a tutti, di guardare tutti con lo stesso sguardo di tenerezza.
Gesù, che conosce bene l'uomo, inizia il suo discorso e ripete quattro volte: "Non abbiate paura" nel brano che si leggerà. Ebbene sì, noi viviamo nella paura, paura degli altri, paura di ciò che diranno, penseranno, paura di non essere all'altezza delle attese degli altri, paura di non farcela. Paura soprattutto del nuovo perché abbiamo paura del cambiamento: ci siamo costruiti con fatica delle sicurezze e di lì non ci smuoviamo. Da una parte la competitività, la corsa contro il tempo sono dettati dalla paura di non esistere più, di non avere più il nostro spazio dall'altra la paura ci blocca all'immobilismo e quindi alla morte; scegliamo la morte rispetto alla vita, siamo in controsenso!

GEREMIA 20,10-13
La prima lettura è tratta dal libro del profeta Geremia che è stato un grande profeta vissuto seicento anni prima della nascita di Gesù.
La chiamata di Geremia è di una bellezza straordinaria. Il Signore dice: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato". Geremia poi paragona Israele ad una sposa cara, ma infedele, il popolo preferisce, alla sorgente di acqua viva, le cisterne screpolate. Il merito di Geremia è quello di prevedere e di dare un senso all'avvenimento disastroso prima che esso avvenga. Il popolo lo rifiuterà, lo perseguiterà preferendo seguire falsi profeti che lo rassicurano.
Nel brano che stiamo per leggere c'è il lamento di Geremia per come è stato trattato, come uomo e come profeta. Gli amici lo deridono perché si è messo al servizio di un Dio simile e lo evitano perché è come il "terrore" e aspettano di prendersi la rivincita, per denunciarlo. Poi ci sono parole che dovremmo scolpire nella nostra mente, sono queste: "Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere" Poi c'è la risposta umana di Geremia che chiede vendetta su di loro da Dio. Dobbiamo sempre tenere presente che la storia di Israele nella Bibbia è stata scritta da uomini. C'è il messaggio, la parola di Dio ma non tutto è da prendere alla lettera.
Geremia è come noi, umano, ma si lascia guidare da Dio e grazie a lui il popolo saprà vivere l'esilio, dandogli un senso, una speranza.

MATTEO 10, 26-33
Matteo prosegue come la prima lettura. L'apostolo sarà rifiutato, sarà perseguitato, sarà incompreso, ma Gesù ripete, per ben quattro volte: "Non abbiate paura" perché la notizia che dovrà portare al mondo sarà quella di una vita offerta in abbondanza, che non finirà, che è amore, perdono, guarigione, compassione; anche nelle crisi più spaventose gli apostoli sono invitati a credere nella vita fino a non temere la morte, ma a fidarsi del Padre che offre la vita vera.
Se noi abbiamo paura è semplicemente perché non ci crediamo. Non dico che sia facile, noi diciamo di credere, ma se abbiamo paura non è vero! Se fossimo convinti della presenza di Dio nella nostra realtà niente ci potrebbe turbare. Pensate a qualcosa che per voi vale pochissimo, quasi niente, questa cosa nel Vangelo è raffigurata dai due passeri venduti per un soldo; i passeri, nell'antico, non lavorando e rubando il raccolto non valevano niente, erano ritenuti dei parassiti senza valore eppure qui il Vangelo dice che, pur essendo ritenuti di valore zero, il Padre li ama molto molto, si occupa di loro. Ognuno di noi è conosciuto e amato sin nei minimi particolari, qui dice che Dio conta i capelli del nostro capo. Se entriamo in questa sfera d'amore, se ci ricordiamo che Dio ama anche i passerotti e si occupa di loro, se ci sentiamo guardati, accettati così come siamo, conosciuti sin dal grembo materno e capiti come il cuore dell'innamorato che gonfio, vuole comunicare a tutti la sua esperienza, allora, con un sorriso contagioso, andremo in giro, in piazza, per le strade, in ufficio, al bar, dal panettiere a comunicare quanto è vero, quanto è grande, quanto è bello essere amati così dal Padre. E quanta certezza e sicurezza dà questa consapevolezza.
Gesù dice che non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato. Il vero volto di Dio non sarà tenuto nascosto. Oggi, il compito di svelarlo è nostro. Non dobbiamo avere paura di dire a gran voce quello che normalmente si dice solo in Chiesa. La persecuzione servirà a proclamare il Vangelo a tutti. Stiamo attenti che chi nasconde qualcosa lo fa per mascherare i suoi interessi.
Di chi dobbiamo avere paura? Gesù dice di chi ha il potere di fare perire l'anima e il corpo cioè il diavolo, ossia chi è capace dividere l'uomo da Dio, l'uomo dall'uomo e dal creato. Dobbiamo ricordare che Cristo è venuto per ridurre all'impotenza il diavolo, vincendo la morte e risorgendo per liberare quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Quante persone conosco che accettano ancora oggi la schiavitù...
Allora scegliamo, fermiamoci un attimo. Cosa scegliamo? Cedere alla paura è scegliere la morte, seguire Gesù, e sapere che noi valiamo molto per lui, è scegliere la vita. E' una scelta che si fa continuamente, ma nel concreto. Perché in teoria è tutto facile, ma quando ci troviamo a doverci fidare più delle nostre poche forze, che comunque conosciamo, che di qualcosa che non conosciamo, di cui ci dobbiamo veramente fidare: ecco è lì che occorre scegliere la vita, che è sempre nuova, un tuffo nel vuoto, o scegliere la morte che non si muove, non mi disorienta, la conosco, è stabile.
Gesù assicura agli apostoli e oggi a noi che, nonostante le apparenze, i persecutori non vinceranno mai perché tra costoro e i perseguitati il Padre si pone sempre dalla parte dei perseguitati. Lasciamoci riconoscere da Gesù presso il Padre e scegliamo la vita, concretamente nel nostra quotidiano. Cristo affida alle nostre fragili mani l'annuncio da portare ad ogni uomo.

Amici cari, che mi ascoltate, nella società di oggi in modo particolare, occorrono veri apostoli, disposti a tutto, veramente innamorati del Dio che Gesù è venuto a manifestarci. Con una fede che è fiducia vera, non fatta solo di parole o di teorie.
Quello che ascoltiamo nel Vangelo, Gesù ce lo dice mentre siamo ancora nelle tenebre, ma noi, prendendo coscienza di essere amati e prediletti dal Padre, lo possiamo dire nella luce a tutti quelli che incontriamo. Quello che ci viene bisbigliato all'orecchio lo dobbiamo proclamare in pubblico. Se Dio è con noi, chi è contro di noi? Nessuno potrà prevalere, ma occorre veramente fondarsi sulla roccia che è Cristo, per avere la sua stessa passione per gli uomini.
San Paolo dice: "L'amore di Cristo ci spinge". In questo modo, con questa passione amorosa non abbiamo più paura. Pur essendo deboli diventiamo forti e non abbiamo più paura di rivelare a tutti il vero Dio che ama l'uomo, lo vuole libero e realizzato pienamente.
Gridiamolo sui tetti, facciamocene carico e prendiamo sul serio il Vangelo, togliamo la maschera delle persone per bene ma piene di se stessi più che di Dio. Credo che sia veramente urgente se vogliamo che il male, la falsità non prenda il sopravvento. Vi auguro di cuore che la passione, l'amore di Cristo vi penetri dentro e faccia esplodere la voglia di comunicare agli altri la vostra gioia.

 

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