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TESTO Sale e Luce

don Roberto Rossi  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/02/2002)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Mi colpisce sempre il fatto che Gesù dice la stessa cosa di se stesso e di noi: "Io sono la luce del mondo", "voi siete la luce del mondo".

Il mondo ha sempre bisogno di luce, il mondo sperimenta continuamente le tenebre, perché il mondo e l'umanità sono nella fragilità, nel peccato, nella fatica.

Ma "la Luce risplende tra le tenebre": è Gesù stesso. "La luce vera, che illumina ogni uomo, veniva nel mondo, ma le tenebre non l'hanno accolta". Ma la Luce vince: "A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio", figli della luce, essi stessi "luce del mondo".

La missione e l'opera di Gesù diventano la missione e l'opera dei cristiani.

Questo è un dono, una grazia, un onore, una responsabilità.

Come essere luce?

Innanzitutto lasciandoci illuminare da Lui: "guardate il suo volto e voi sarete raggianti"

Il S. Padre nella Novo Millennio Inenunte dice: "la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto".

Anziché fare delle riflessioni o crearsi delle immaginazioni teoriche, possiamo pensare e metterci davanti agli occhi quelle persone - e sono tante - che abbiamo incontrato o di cui abbiamo sentito parlare e che, con la loro testimonianza, la loro parola, la loro vita, sono davvero persone di luce. Quante volte ci è capitato di incontrare persone che ci capiscono, che ci parlano al cuore, che ci rincoraggiano, che pregano, che amano, che diventano una speranza, che infondo fiducia e forza. Io ne ho incontrate tante e devo loro molto della mia vita. Così, vorrei io pure, come cristiano e come sacerdote, essere almeno un poco luce e speranza per tanti altri.

Quando poi pensiamo a tanti testimoni o ai santi, questo diventa chiarissimo.

Questo pure è il significato di essere sale, cioè avere la sapienza, sapere il valore delle cose, essere i portatori e i promotori dei valori importanti della vita secondo la dignità umana e secondo le indicazioni delle fede.

La luce, dice Gesù, va posta sul lucerniere.

"Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone."

La vita e la testimonianza cristiana non sono e non devono essere fatte di belle parole; questa è una tentazione: quante volte ci si ferma a fare discorsi, bei pensieri, anche esegesi accurate, finendo per sentirsi a posto anziché tremare di fronte a questa alta missione che Gesù ci affida.

No, noi siamo luce non con le idee, ma coi fatti. Già il testo del profeta Isaia era chiarissimo, non lasciava dubbi e noi ne comprendiamo tutta l'attualità, la bellezza, la necessità.

"Spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senza tetto, vesti chi è nudo. la tua luce sorgerà come l'aurora". Se siamo sinceri nel nostro esame di coscienza, dobbiamo dire che siamo poco luce, che siamo tenebra e forse notte fonda, pensando a quanto poco spezziamo il pane con gli affamati, quanto poco introduciamo in casa i miseri e i senza tetto. a livello individuale, familiare, sociale.

Però questa è la strada della vita per tutti; questa è l'opera che ci è davanti oggi più che mai e che vogliamo compiere.

Dobbiamo togliere l'oppressione, l'ingiustizia, dobbiamo lavorare per la pace e la dignità di ogni persona; dobbiamo impegnarci per togliere la fame, le malattie, gli sfruttamenti.

"Allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio".

Sono le opere che diventano luce, e noi siamo luce se facciamo le opere. "Mostrami le tue opere", dirà S. Giacomo.

Le opere dobbiamo compierle, non per una nostra soddisfazione, ma perché i nostri fratelli ne hanno estremo bisogno. La misura del nostro amore, del servizio, della condivisione sono le indescrivibili necessità dei più poveri.

Le opere dobbiamo farle "perché gli altri abbiamo a rendere gloria al Padre che è nei cieli". E' necessario fare attenzione a frasi come queste, che sappiamo a memoria, ma che difficilmente riusciamo a vivere. Occorre esaminarci prima di tutto per non far fare brutta figura al Signore, per non scandalizzare, per non essere noi stessi ostacolo alla fede in Dio. E' terribile la scena nel film "Perlasca" quando il soldato "cristiano" vuol far dire all'ebreo il Padre Nostro e in nome di quel Padre Nostro che lui non sa, l'uccide. Terribile controtestimonianza. Ma anche nel nostro piccolo, a volte può capitare che il cristiano praticante sia il primo a litigare in condominio o a non aderire alle proposte positive che vengono da altri.

E soprattutto ogni opera buona va fatta per il Signore: da Lui tutto viene, Lui tutto sostiene, a Lui la lode, la riconoscenza e l'amore per ogni cosa che riusciamo a compiere. "Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria"; dice la preghiera.

 

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