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TESTO Comment su Gv 10, 14

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (07/05/2017)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
GV 10, 14

Come vivere questa Parola?
La quarta domenica dopo Pasqua è da tempo dedicata alla preghiera per le vocazioni. Come sempre, si intendono le vocazioni di speciale consacrazione, preti e consacrati; ma il messaggio di papa Francesco dà alla giornata e alla preghiera una dimensione universale. Si mette dalla parte del Pastore, quello buono e bello, καλός, del Vangelo di oggi, che conosce tutte le pecore ed è da loro riconosciuto. È solo all'interno di questo speciale rapporto, di questa relazione con Cristo che ha senso parlare di vocazione. Riconoscere ed essere riconosciuti da Dio, dal Padre, dal Figlio è il senso della vocazione: una chiamata reciproca, accolta, corrisposta. In questa relazione si crea uno spazio che viene abitato dallo Spirito e la persona che vi partecipa, esprime questa esperienza anche negli altri spazi, negli altri luoghi dove vive e lavora. Anzi, sente che quell'esperienza la invia, la manda ad abitare quei luoghi, perché anche lì sia possibile ad altri riconoscere Dio. Un gioco di relazioni vive che vivificano e generano senso, ma anche speranza, vita, gioia. Nell'amore.
Così si capisce anche perché la missionarietà non sia semplice filantropia. Non dipende da noi, dalla nostra volontà di andare e salvare chi è più sfortunato di noi. Nasce da un invio che è messo in moto da un eccesso di amore. Non è riservata a pochi eletti, ma è il movimento impresso ad ogni vita cristiana: quella di chi è sposato, consacrato, single senza particolari appartenenze, quella di tutti.

Signore, che oggi sia la festa della vocazione di tutti. Sia il giorno in cui la preghiera si innalza a te perché ciascuno scopra in sé questa vocazione: essere in te, abitati da te, mandati da te, perché la vita sia abbondante per tutti!

La voce di Papa Francesco
L'impegno missionario, perciò, non è qualcosa che si va ad aggiungere alla vita cristiana, come fosse un ornamento, ma, al contrario, è situato nel cuore della fede stessa: la relazione con il Signore implica l'essere mandati nel mondo come profeti della sua parola e testimoni del suo amore.
Dal discorso per la 54° giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it

 

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