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TESTO Commento su Giovanni 10,1-10

Omelie.org (bambini)  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (07/05/2017)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Nel leggere questo brano del Vangelo, il primo sentimento che ho provato è stato la tenerezza.

Mi immagino di essere una di quelle pecorelle dentro al recinto, tutte belle morbide, paffutelle e mi vedo vicino alla mamma pecora ed alle sorelline. Che bello stare tutte assieme in famiglia... ed assieme anche a tutte le altre famiglie del gregge!

Le pecorelle, però, sono degli animali fragili nel senso che da sole fanno fatica a vivere. Hanno bisogno di qualcuno che le curi, che le porti al pascolo, che le indirizzi sulla strada giusta per non cadere in qualche "guaio" che potrebbe costare loro la vita.

È per questo che vivono dentro un recinto... per stare al sicuro, per non perdersi, per difendersi da qualche ladro o brigante che potrebbe fare loro del male.

Le pecore identificano i briganti per il fatto che esse non riconoscono la loro voce. Si fidano solo del loro pastore, della sua voce.

Sappiamo bene tutti che il tono della voce di una persona che ci ama si riconosce subito perché ci parla in modo diverso da un estraneo.

Ad esempio, pensiamo a quando qualcuno ci chiama per nome... il nome non cambia, ma cambia l'amore con cui il nostro nome viene detto: questo si riconosce dall'intonazione della voce, dalla dolcezza, dal modo con cui viene pronunciato.

Anche se non vediamo chi ci chiama, capiamo subito se siamo amati.

Nel Vangelo di oggi, l'evangelista Giovanni ci dice che il pastore chiama le sue pecore ciascuna per nome e le conduce fuori.
Certo! Mica possono stare sempre dentro al recinto!

Le conduce fuori per portarle a pascolare perché solo lui conosce i pascoli buoni, l'acqua fresca, i luoghi sicuri dove riposare... e cammina davanti ad esse e le pecorelle lo seguono perché conoscono la sua voce.

Cosa capiamo da ciò? Che il pastore parla con loro, fa loro compagnia perché le ama a tal punto da fare la stessa vita del gregge, giorno e notte, senza abbandonarle mai. Egli è la loro sicurezza e le ama così tanto da dare anche la vita per esse.

Oggi Giovanni ci presenta Gesù come il Pastore, ed il popolo, cioè noi, siamo il gregge.

Da precisare che qui non si parla di pecore nel senso di "pecoroni", cioè individui senza personalità, paurosi, che seguono l'andazzo della moda e che "fanno così perché tutti fanno così"... no!

Qui si parla di pecore e pastore perché nell'antichità i re erano considerati proprio dei "pastori" nel senso che custodivano, proteggevano, avevano cura del loro popolo.

Ecco, il Signore è il nostro Pastore che non ci perde di vista un attimo perché la nostra vita gli sta così a cuore fino al punto da dare la sua per noi.

Oggi siamo nella quarta domenica di Pasqua, siamo cioè ancora nel periodo pasquale, abbiamo appena vissuto e sperimentato l'amore di Gesù: la sua passione, la sua crocifissione, la sua risurrezione... e questo per farci vivere per sempre con Lui in cielo.

Ci deve essere, però, anche un impegno da parte di noi pecorelle: camminare dietro al pastore.

Vi sembra che se le pecore di un gregge non seguissero il loro pastore arriverebbero in pascoli verdeggianti, ad acque fresche, in luoghi sicuri dove riposare?
Certo che no!

Ci sarebbe qualche pecora che andrebbe diritta diritta dentro un burrone, qualche altra si infilerebbe fra i rovi e non riuscirebbe più a venirne fuori, qualche altra si ritroverebbe in una zona desertica e lì morirebbe di fame... e così via.

Trasferendo a noi questi esempi, se noi non seguissimo Gesù, i suoi insegnamenti, la sua via, ci ritroveremmo in una situazione di "non gioia", di "non bellezza" di "non bontà", di "non vita".
Perché?
Perché è il Signore che è gioia, bellezza, bontà, vita.

Pensate a quando avete litigato con un amico... siete contenti? Penso proprio di no! Ed allora, che cosa ci insegna Gesù? Ci insegna a fare noi il primo passo per riconciliarci. Provate! Vi ritroverete nella gioia.

Pensate alla natura, a quando in qualche modo la rovinate... siete contenti di vedere il nostro territorio sporco, pieno di rifiuti, trattato male? Penso proprio di no! E cosa ci insegna Gesù? Ci insegna di darci da fare, nel nostro piccolo, affinché la bellezza della creazione risplenda.
Provate! Anche la vostra vita sarà bellezza.

Pensate alle tante persone che non hanno la possibilità di fare una vita serena perché sono povere... siete contenti? Penso proprio di no! E cosa ci insegna Gesù? Ci insegna ad essere buoni con tutti condividendo quello che abbiamo. Provate! La bontà è il primo passo verso la felicità.

Pensate a chi è solo, anziano, ammalato... siete contenti? Penso proprio di no! E che cosa ci insegna Gesù? Ci insegna a stare loro vicini con qualche gesto di affetto, con un sorriso, con la nostra disponibilità a dare "vita". Provate! Quello che donerete agli altri renderà più Vita anche la vostra.

Se noi seguiamo il Pastore come le pecorelle, non solo doneremo felicità ma realizzeremo il progetto che Dio ha per ciascuno di noi.

E qual è il suo progetto? È un progetto di dono: la vita vale se tu la doni.
Gesù ha donato realmente la sua vita per noi...

A noi non viene certamente chiesto di fare questo ma, nel profondo del nostro cuore, sono certa che sappiamo tutti cosa dobbiamo fare nella nostra quotidianità per donare vita! Allora, in ogni situazione in cui dobbiamo fare una scelta, facciamoci questa domanda: che cosa farebbe Gesù se fosse al posto mio?

Gesù disse loro di nuovo:"In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.

Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo".

In Giudea, i pastori escono all'alba in cerca di un pascolo e di acqua fra gli aspri monti e, quando il caldo diventa insopportabile, cercano rifugio nelle grotte.

Le pecore si lasciano condurre verso il buio di queste caverne e vi trovano refrigerio.

Il pastore si accovaccia all'ingresso della grotta divenendo lui stesso porta. Nessuno può toccare le sue pecore senza che lui se ne accorga. Egli è come la pietra che si metteva davanti ai sepolcri e che nessuno poteva rotolare via.

La porta è l'unico accesso onesto verso le pecore: chiunque voglia raggiungere le pecore per un'altra strada, diversa da quella porta, è un ladro e un brigante.
"La porta", come ci dice l'evangelista Giovanni, è Gesù.

Porta sempre aperta, disponibile, accogliente, pronto ad incontrarci.

Gesù è l'unico ingresso per entrare nella Vita vera, Egli è la porta della salvezza eterna.

Chi entra attraverso Gesù, con l'aiuto di Gesù, seguendo gli insegnamenti di Gesù, non morirà mai. La sua sarà una Vita "per sempre".
Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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