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TESTO Proprio a Emmaus!

don Alberto Brignoli  

III Domenica di Pasqua (Anno A) (30/04/2017)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Quando si riesce a venirne fuori da una situazione complessa, che è costata fatica e ha magari anche comportato sofferenza, dolore, rielaborazione del lutto a livello psicologico... l'unica cosa che si spera di ottenere è quella di dimenticare alla svelta, metterci una pietra sopra e ripartire. Ammesso che ci si riesca, perché a volte non è semplice nemmeno ripartire, soprattutto quando si è o ci si sente soli. È vero che a volte non è facile neppure essere in due, quando magari non ci si capisce: però, quantomeno, quando si ha qualcosa dentro che ci fruga, ci inquieta, non ci lascia tranquilli, lo si butta fuori, lo si racconta, lo si condivide con un compagno di viaggio, magari mentre si fanno due passi insieme. E il tempo che passa, la strada che scorre inesorabile sotto i nostri passi, aiutano a dimenticare, o quantomeno a non rendere tutto così pesante.

Che fatica, per Clèopa e il suo amico, lungo quella strada che da Gerusalemme portava a Emmaus, raccontarsi ciò che era successo e rielaborare il lutto per la scomparsa del Maestro... Un villaggetto insignificante solo all'apparenza, Emmaus. Scendere da Gerusalemme a Gerico - tutto dall'altra parte - è un pericolo, su quella strada si può incappare nei briganti, e poi quella città è un covo di ladri; per cui, tutto sommato, Emmaus non era neppure male come destinazione finale. Certo, non era Betania, anche quella poco distante da Gerusalemme: passare da Betania per i discepoli del Maestro era sempre un piacere, a casa di Marta, Maria e Lazzaro un tavolo e una sedia per un pellegrino affamato c'erano sempre. Ma anche loro stavano faticando a rielaborare la morte del Maestro, con Maria che, per di più, affermava di aver avuto visioni di angeli che parlavano di cose strane.

Loro due, comunque, erano di Emmaus, e al loro villaggetto ci erano affezionati. Era un luogo particolare, perché al tempo della dominazione greca il grande condottiero Giuda Maccabeo, liberatore d'Israele, era riuscito (come narrano le Scritture) a sconfiggere l'esercito greco che li aveva circondati proprio a Emmaus: e là, si conservava la memoria di quel grande combattente, che in molti ritenevano fosse il Messia, colui che avrebbe liberato Israele. Impossibile essere di Emmaus e non avere in testa Giuda Maccabeo: era il loro eroe locale! Eppure, anch'egli soccombette all'ira vendicatrice dei dominatori di turno, che lo eliminarono, e le sue imprese che avevano del miracoloso rimasero vane.

Ironia della sorte...proprio mentre camminano verso Emmaus, luogo delle memorabili gesta di Giuda Maccabeo, Clèopa e il suo amico stanno parlando di un altro Messia. Anche di lui speravano potesse liberare Israele dai dominatori di turno. Invece, pure lui si è rivelato un Messia fallito: i capi dei sacerdoti e le autorità del popolo tramite, pare, una "talpa" all'interno del gruppo dei Dodici, lo hanno arrestato e hanno fatto in modo che il procuratore di Roma a Gerusalemme lo punisse a dovere, facendolo appendere alla croce. Di delusione in delusione: così vivono quelli di Emmaus, gente abituata a riporre le proprie speranze in qualcuno che, con qualsiasi mezzo, pacifico o violento, restauri il Regno d'Israele, ma abituata pure a vederlo soccombere sotto la logica del più potente.

Ma proprio mentre stavano per mettere via il pensiero anche riguardo al Messia Nazareno, vista la fine che aveva fatto, sono rimasti sconvolti dalle affermazioni delle donne del loro gruppo, tra cui forse la stessa Maria di Betania, che hanno trovato la tomba del Nazareno aperta e vuota, il corpo sparito, e alcuni angeli che affermavano che egli è vivo... No, questa cosa non si può proprio sentire: è già così difficile accettare la fine tragica della sua vita e delle speranze che avevano riposte in lui, ci manca anche di pensare che stia ricominciando tutto da capo! No, per favore: lasciateci rielaborare il nostro lutto, rimettiamoci una pietra sopra e andiamo avanti, fino a quando si presenterà l'ennesimo, nuovo Messia!

Anche se ora sarà difficile che qualcuno avrà il coraggio di seguire un altro Messia: se sono riusciti a zittire Gesù, che era "profeta potente in parole e in opere, davanti a Dio e a tutto il popolo", immagina quanto potere hanno, i potenti di questa terra! Sono quasi onnipotenti: con il potere dei soldi e delle armi possono condannare come delinquente, malfattore e terrorista un uomo che ha sempre e solo parlato di pace, di amore, di povertà, di condivisione, di solidarietà. Proprio come oggi, dove a pagare, chissà perché, sono sempre i poveri! E pensare che c'era qualcuno a Gerusalemme talmente fuori dalla realtà che non ha nemmeno sentito parlare di queste cose... come quel viandante che a un certo punto si affianca ai due di Emmaus e si fa raccontare tutta la loro amarezza e la loro delusione. E loro, di nuovo, a riaprire la ferita, a narrare tutto a uno sconosciuto che, a un certo punto, dopo averli ascoltati, mostra di non essere proprio così ignorante, di essere "sul pezzo", e addirittura di essere capace di reinterpretare le Scritture alla luce della vicenda del Nazareno...

Ascoltandolo, provano un entusiasmo tale che Clèopa pensa bene di invitarlo a cena, e magari a trascorrere la notte proprio a Emmaus, nel loro villaggio, come si usava fare tra pellegrini, per lasciarlo ripartire poi il giorno dopo, alle luci dell'alba, magari dopo aver visto i luoghi della battaglia di Giuda!

L'alba del nuovo giorno non sorse mai, su Emmaus: né Giuda Maccabeo né alcun altro Messia avrebbe mai potuto restaurare il Regno d'Israele. Occorreva tornare a Gerusalemme, nel cuore della notte, e dire a tutti che, volenti o nolenti, tutto ricominciava da capo, e che si doveva ricominciare non con la vendetta, non dalla violenza delle armi e dal potere del denaro, ma dalla forza dell'amore, che si fa servizio spezzando la propria vita per gli altri.

Come quel pane spezzato a Emmaus, in barba a Giuda Maccabeo e a tutti i Messia violenti della storia. Perché l'odio non porta a nulla, mai: l'amore spezzato, invece, fa soffrire, ma apre gli occhi, la mente, il cuore. E dona la vita.

 

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