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TESTO Noi testimoni del Cristo Risorto

padre Antonio Rungi

III Domenica di Pasqua (Anno A) (30/04/2017)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Non siamo stati tra gli apostoli che conobbero personalmente Gesù, né siamo stati tra gli apostoli che videro Gesù Risorto, compreso il dubbioso Tommaso; eppure anche noi siamo i testimoni di oggi del Cristo Risorto, perché crediamo sulla parola del Signore, senza averlo visto.

L'essere testimoni del Risorto, a distanza di XX secoli dell'inizio del cristianesimo, vuol dire cogliere il nucleo portante della fede cristiana e dell'annuncio della fede cristiana.

Dalla risurrezione di Gesù scaturisce ogni legittima fede in ogni parola che è uscita e continuerà ad uscire dalla sua bocca, mediante il ministero dell'insegnare che la Chiesa porta avanti nel nome del Risorto.

Con l'assemblea che si riunisce per la Pasqua settimanale, in questa terza domenica del tempo pasquale, vogliamo elevare la nostra umile preghiera a Dio con queste parole di gioia e di speranza: "O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all'intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell'atto di spezzare il pane".

Proprio nella prima lettura di questa terza domenica abbiamo la possibilità di entrare nel cuore e nella sostanza stessa del primo annuncio missionario che i discepoli del Signore proclamarono all'indomani della discesa dello Spirito Santo su di loro. Capire le scritture e riconoscere Gesù nello spezzare il pane, ovvero nella celebrazione eucaristica.

Nella santa messa siamo invitati ad accogliere la parola di Dio e a partecipare alla mensa eucaristica.

Il testo degli Atti degli Apostoli che ascoltiamo oggi riguarda proprio il giorno della Pentecoste, quando "Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere".

Ed aggiunge con coraggio "Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni".

Lo furono testimoni del Risorto gli apostoli fino a dare la propria vita per il Signore, lo siamo oggi noi testimoni del Risorto quando viviamo secondo il Vangelo e mettiamo in pratica quando Cristo ci ha insegnato, senza aver paura anche di essere uccisi per causa del Vangelo.

Oggi registriamo tanti atti eroici di veri cristiani che muoiono da autentici martiri, per testimoniare la loro genuina fede nel Cristo Salvatore e Redentore.

Di fronte al mistero della morte, della risurrezione e della vita, il Salmo 15 ci incoraggia a guardare la nostra esistenza terrena nell'orizzonte dell'eternità, con queste parole: "Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra".

E sempre la parola di Dio di questa domenica ci parla dell'importanza di alimentarsi ad essa in ogni circostanza, lieta o triste, della nostra vita, come avvenne per i discepoli di Emmaus che ebbero la gioia di avere come compagno di viaggio Gesù Risorto stesso, senza che se ne accorgessero, se non quando si mise a tavola con loro, essendo ormai sera e il giorno volgeva al termine, e spezzò il pane, rifacendo lo stesso gesto dell'ultima sua cena con gli apostoli nel cenacolo della gioia, ma anche del dolore; della carità, ma anche dell'odio da parte di Giuda; della speranza, ma anche della disperazione di alcuni dei discepoli che non avevano compreso esattamente chi era davvero il loro Maestro.

Infatti, l'evangelista Giovanni ci ricorda nel brano di oggi che mentre i discepoli, che andavano verso Emmaus, conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

La comprensione della vera identità del Maestro avverrà dopo, quando Gesù fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Questa esperienza di conoscenza diretta del Signore e dell'incontro a faccia a faccia con lui, fece scattare negli apostoli quello che noi chiamiamo la testimonianza di quanto vissuto e che gli altri dovevano sapere per necessità di cosa e anche con una certa urgenza e premura.

Infatti i discepoli di Emmaus fecero subito ritorno a Gerusalemme per andare ad avvisare gli Apostoli di quanto era capitato a loro: "Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane".

Anche questa apparizione di Gesù si colloca in un contesto liturgico pasquale e ci invita a fare due cose importanti in questo tempo di Pasqua: istruirsi nella fede e partecipare alla messa, memoriale della Pasqua di Cristo ed attualizzazione dell'evento salvifico, portato a compimento da Cristo nella sua morte e risurrezione.

In questa prospettiva di vita e risurrezione, facciamo nostro quanto ci dice l'Apostolo Pietro, nel brano della seconda lettura di oggi: "Se chiamiamo Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportiamoci con timore di Dio nel tempo in cui viviamo quaggiù come stranieri".

E un ricordo ben preciso da parte di San Pietro del dato dottrinale circa la persona di Cristo: "Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia... e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

Noi siamo stati redenti dal sangue preziosissimo di Gesù. Aver questa consapevolezza, conoscere questa verità di fede ci spinge nella direzione che la parola di Dio di questa domenica ci indica con esattezza: essere testimoni di un Dio Crocifisso e Risorto per amore e in questo mare infinito d'amore siamo chiamati a navigare ogni attimo della nostra vita per capirne il senso, l'orientamento e destino finale di ognuna di essa. Perché davanti a Dio ogni vita è degna di essere vissuta, amata e rispettata, perché destinata alla risurrezione finale.

 

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