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TESTO Commento su At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (07/05/2017)

Vangelo: At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

La liturgia di questa domenica è in continuazione con quella di domenica scorsa centrata sulla figura di Gesù, il risorto, con particolare riferimento alla sua immagine di "Buon Pastore".
Nella prima lettura troviamo Pietro, scelto da Gesù come pastore che guida la Chiesa che si sta formando, che predica con forza la conversione e il perdono dei peccati nel nome di Cristo Crocefisso e Risorto.
Nel Salmo 22 "Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla...", Dio è presentato come il pastore che guida e protegge il suo popolo e Gesù, nel Vangelo di oggi fa propria questa caratteristica, svelandoci la sua natura divina.
Anche nella seconda lettura Pietro ci propone l'immagine di Gesù pastore e custode delle nostre anime. Egli ci ricorda che troppo spesso non sappiamo affrontare le difficoltà che incontriamo nella nostra giornata; i nostri volti diventano tristi alle prime difficoltà, la speranza ci abbandona e le cose vanno sempre peggio: la vendetta serve solo a peggiorare le cose, mentre il perdono ci dona gioia, facendo rinascere la speranza perduta. Se sappiamo affidarci al Signore troveremo sempre la soluzione giusta! L'atteggiamento non violento, il perdono concesso sempre e a tutti rimangono le due coordinate della vita cristiana, tracciate da Cristo con il suo sangue. La Chiesa purtroppo per secoli ci ha educati a ciò che "non" si deve fare, piuttosto che illuminare ciò che si deve fare per vivere una vita virtuosa. Gli stessi sacramenti sono stati spiegati e amministrati come rimedio al peccato originale e non come dono dello Spirito, che ci fa crescere e ci fortifica nella fede.
Pietro applica agli uomini i meriti di Cristo e invita a non perdersi di coraggio di fronte alle sventure a cui si è talvolta costretti quando si opera il bene: la sofferenza ingiusta diventa un modo per seguire l'esempio di Cristo. Non tutte le sofferenze possono essere evitate, ma se le sopportiamo come le ha sopportate Gesù, seguendo il suo esempio, possono diventare motivo di crescita.
Il Vangelo ci propone la figura di Gesù Buon Pastore, che opera in modo che il suo gregge sia unito e in pace nel recinto della comunità dei credenti e ci viene presentato con due verbi specifici: ascoltare e seguire. Per prima cosa l'ascolto della sua Parola che fa nascere e crescere la fede; è l'ascolto poi che ci porta alla sequela del Cristo Buon Pastore: si agisce da discepoli, solo dopo aver ascoltato e accolto la Parola, per poi viverla nel quotidiano. Gesù indica se stesso come il "pastore perfetto", colui che ha dato la vita per noi, conosce le sue pecore una per una e le chiama per nome. È un pastore che ci lascia liberi di seguirlo, ma che per amore lascia le 99 pecore per andare a cercare quell'unica smarrita: non ci lascia mai soli! Le pecore riconoscono la sua voce, perché è una voce che parla direttamente al cuore, che salva, che riempie, che consola, che scuote, che dona energia, che perdona, che inquieta, che sconcerta, che porta alla verità tutta intera.
Il Buon Pastore conduce le sue pecore "fuori" dal recinto, fuori dalla chiusura del peccato, dai nostri egoismi e dalle nostre presunzioni, fuori dalle secche di una religiosità fatta di pratiche sterili e si mette davanti a noi.
La Parola che abbiamo ascoltato oggi, che magari facciamo fatica a capire, ci dice che il cristiano è chi segue Gesù, che sceglie Lui come suo unico pastore! Si rischia talvolta di contrapporre i buoni cristiani agli onesti cittadini, come se fossero due modi di vivere nel mondo; invece la fede non è una mera teoria, ma deve essere calata nella pratica, non è semplicemente fare o non fare qualcosa, rispettare una regola in più o in meno, ma è incontrare Qualcuno che ti ribalta la vita e te la riempie di gioia, come è successo domenica scorsa ai discepoli di Emmaus.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Due modi di vivere: stare con il pastore e camminare con Lui, oppure porsi fuori dal gregge come pecore libere, senza appartenenza: quali vantaggi o quali svantaggi?
- Lo sconcerto davanti alla Parola che non comprendiamo: quanto questo ci aiuta a crescere, ad approfondire per collegare fede e vita? È più facile camminare da soli o insieme in coppia o nella famiglia?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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