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TESTO Pazzo per amore

padre Gian Franco Scarpitta  

Venerdì Santo (Passione del Signore) (14/04/2017)

Vangelo: Gv 18,1-19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

6Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

12Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

La croce può essere considerata lo strumento di pena capitale più atroce che un condannato a morte possa subire. Cicerone la definiva "il supplizio più crudele e più tetro". In essa si resta appesi per ore, a volte anche intere giornate, in una lenta quanto atroce agonia che termina con il collasso cardiocircolatorio e non di rado si deve far leva sulle gambe per poter respirare. Questo è il motivo per cui solitamente si era soliti spezzare le gambe allo sventurato crocifisso quando ancora era in vita: per accelerarne il decesso.

Gesù vi si avvicenda con molto coraggio, ben sapendo di esservi condannato ingiustamente e che potrebbe apportare non poche motivazioni convincenti per scongiurare una simile condanna. A dover finire sulla croce, secondo le prescrizioni romane ( uniche detentrici di potere decisionale su una condanna a morte) erano infatti i criminali e i sovversivi e su Gesù non pende alcuna accusa che meriti la pena capitale. I Giudei vogliono la sua condanna perché "da uomo si fa Dio", trovando per la cattura il pretesto che lui avrebbe "minacciato" la distruzione del tempio con una profezia che in realtà riguardava il proprio corpo, ma nessun capo d'imputazione da parte di Roma perché meriti l'estrema condanna. Lo stesso Pilato se ne rende conto e fa di tutto per liberarlo; sa bene che non è reo di morte e che sarebbe suo dovere salvarlo avendo egli il compito di condannare solo i colpevoli secondo la legge romana. E difatti invitata Gesù a ribattere alle accuse che gli vengono mosse da testimoni non del tutto attendibili. Resta sconcertato dal suo silenzio e dalla sua imperturbabilità. Gesù infatti tace e acconsente senza reagire all'umiliazione e alle percosse. Eppure potrebbe benissimo difendersi a pieno diritto. Gesù ha accolto deliberatamente e senza restrizioni il progetto del Padre, che lo espone all'ignominia per il bene di tutti gli uomini e che ha deliberato che egli si consegni agli assassini. Il Figlio di Dio per amore dell'uomo sceglie così di morire vittima innocente in una morte infame e dissacrante. Come dirà poi Paolo, in Cristo Dio sceglie la via comunemente detta assurda e scandalosa, quella che comunemente noi definiamo pazzia. Proprio in essa vuole manifestare la sua potenza e la sua ineffabile sapienza, secondo un procedimento del tutto opposto a quello a cui noi saremmo abituati: "Mentre i Giudei chiedono miracoli e i pagani cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocififisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio..." (1 Cor 20).

Così come avviene molto spesso ai nostri tempi, vi erano presso la prima cristianità due tendenze culturali: 1) quella giudaica che ammetteva la verità di Dio solo in relazione ad un evento soprannaturale, per la qualcosa Dio per essere tale deve per forza mostrarsi attraverso un prodigio o un evento sconvolgente; 2) quella pagana, espressiva dello gnosticismo e della mentalità sofista, secondo la quale Dio non lo si può raggiungere che attraverso la razionalità e la conoscenza materiale sperimentale. Dio, a detta dei sostenitori delle tesi suddette, potrebbe essere conosciuto solo perché egli stesso si manifesta per mezzo di prodigi, segni e atti miracolosi o perché a lui si approda attraverso procedimenti scientifici e di pura razionalità. Concepire quindi un Dio che si rende uomo che per di più si lascia crocifiggere è considerato inaudito e irrazionale. Pazzesco e impensabile. Proprio questa è invece la scelta del Dio di Gesù Cristo: la pazzia della croce. Essa non può trovare spiegazioni che nell'amore smisurato per l'uomo nella volontà concreta che questi si salvi e torni alla comunione con Dio Padre. Solo l'amore può costituire il motivo basilare della scelta di Gesù per l'irrazionalità e per l'assurdo di una croce.

Anche nel linguaggio comune, la passione suggerisce la disposizione ai patimenti e alle sofferenze per qualcosa che si ama intensamente, per cui vale la pena sacrificarsi e donare anche se stessi. Chi è appassionato di calcio rinuncia perfino al pasto quotidiano per assicurarsi un posto in tribuna allo stadio, affronta sacrifici e rinunce pur di andare anche all'estero a sostenere la squadra del cuore. Chi patisce fondamentalmente ama. Ciononostante, nessuno sarebbe in grado di sacrificarsi per i propri nemici, per gli estranei. C'è chi volentieri è disposto a farsi uccidere o a perdere la propria incolumità per il bene dei propri figli, ma difficilmente potrebbe avvenire che ci si disponga a morire per gli ingiusti e per i perversi. La passione di Gesù trova fondamento nell'amore con cui Dio da sempre ha voluto guardare con attenzione questa umanità dispersa dal peccato, decaduta dopo la rovina della colpa originale, soprattutto per coloro che del peccato hanno fatto consuetudine e norma di vita, trovando nel male anche il principio di appagamento. Cioè in definitiva noi tutti, che con il peccato viviamo il compromesso anche in ragione di una presunta moralità corrente, con le conseguenze perniciose di morte, orrore e distruzione che contristano la nostra convivenza. Cristo sulla croce paga il prezzo delle nostre colpe, anche quelle che solitamente noi non consideriamo tali e che proprio per questo ci firmano una quotidiana sentenza di condanna. E appunto per recuperarci tutti alla vita e alla speranza affronta volentieri un sacrificio straziante e cruento .che di fatto potrebbe essere evitato quanto alle disposizioni dell'Impero Romano ma che dev'essere accettato in ordine al piano di salvezza voluto dal Padre. La croce è in effetti una pazzia, uno scandalo per chi non è abituato a cogliere l'intensità dell'amore o per chi preferisce una soluzione più semplice e diretta; essa è un abominio, vergogna per coloro che restano prigionieri della logica della vendetta e della ritorsione, considerando la violenza come sola risorsa di contropartita al male. Ma un Dio che si è fatto uomo vivendo tutto l'esperibile della nostra insufficienza, vivendo umile e dimesso, povero fra i poveri pur proclamandosi Figlio di Dio e Re, un Dio Amore che aveva già dimostrato nelle opere di misericordia di essere totalmente dalla nostra parte e di volerci coinvolgere nella sua benevolenza immeritata, quale altra procedura poteva scegliere, se non quella dell'amore passionale e spasimante capace di consumarsi per noi in un crudele strumento di condanna? Lo ha scelto deliberatamente e senza riserve, perché deliberatamente noi potessimo scegliere lui.

 

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