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TESTO La preparazione e l'esecuzione

don Fulvio Bertellini

Domenica delle Palme (Anno A) (20/03/2005)

Vangelo: Mt 26,14- 27,66 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 14uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».

30Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge.

32Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

57Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico:

d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire sulle nubi del cielo».

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».

67Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

1Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.

15A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».

20Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». 30Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

33Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. 36Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42«Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

55Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

57Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. 61Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, 63dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. 64Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». 66Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Il racconto della Passione si articola in una lunga preparazione, e nell'esecuzione vera e propria della sentenza contro Gesù. Anche solo scorrendola a grandi linee, noteremo come la preparazione occupa il posto preponderante: prima, l'anticipazione da parte di Gesù, con l'ultima Cena e la sosta all'orto degli Ulivi; poi la discussione e il processo, prima davanti al Sinedrio, poi davanti a Pilato. Alla scena vera e propria della crocifissione e morte è dedicata poco più che una pagina. La nostra pietà popolare a volte, pur tenendo in gran conto la contemplazione della Passione, è un po' squilibrata nel soffermarsi solo sui dolori di Cristo; la spiritualità più raffinata invece tende a glissare sullo scandalo della croce, per rifugiarsi immediatamente sulla risurrezione e sulla vita nuova donata dal Risorto. Entrambi abbiamo bisogno di ritornare alla Scrittura, per ritrovare le ragioni profonde della sofferenza di Cristo, e per riscoprire la necessità e l'importanza di tali sofferenze. Solo attraverso la croce si giunge alla gloria della Risurrezione. Il commento di questa settimana è un po' zoppo, come l'autore (mi sono stirato il polpaccio) e si sofferma soltanto su alcune scene, non necessariamente le più importanti. Nel racconto della Passione, come e forse più che nelle altre parti della Bibbia, c'è una ricchezza inesauribile.

Il denaro di Giuda

Giuda voleva tradire Gesù? Si rendeva conto di quel che stava facendo? L'interrogativo sul traditore affascina da secoli gli ascoltatori del Vangelo. L'atteggiamento verso Giuda varia dal disprezzo più totale, alla comprensione, fino all'ammirazione. Giuda è visto da alcuni come un personaggio tragico, prigioniero di un destino ineluttabile, colui che dà veramente avvio al dramma della Passione. E in effetti Giuda è uno specchio: ci accorgiamo che giudicando lui, giudichiamo noi stessi, e che le stesse giustificazioni che troviamo per lui sono quelle che troviamo al nostro peccato... ma proviamo a restare al Vangelo. Giuda consegna Gesù per denaro, si chiede stupito se è lui il traditore, consegna Gesù con un bacio, si pente quando vede che è stato condannato... è il quadro di una persona non completamente coerente con le sue idee, che non si rende conto fino in fondo della portata delle sue azioni. Un po' pensa al suo tornaconto, un po' resta amico e discepolo di Gesù, forse crede che alla fine a Gesù non faranno alcun male... solo quando Gesù è condannato a morte ha la percezione chiara di ciò che ha fatto. Giuda è l'emblema di un agire interessato, non pienamente consapevole, che crede di poter restare impunemente nell'ambiguità e nel compromesso, finché i fatti precipitano e lo travolgono.
Il calice dell'Alleanza

Al contrario, Gesù appare uguale a se stesso in ogni suo gesto. Consapevole della sua missione e obbediente al Padre. E non pretende da noi innanzitutto che noi facciamo lo stesso: sa che sarebbe troppo per noi, uomini fragili e peccatori. La prima cosa che ci chiede è di accogliere il suo dono. Gesù sa che il suo modo di vivere, il suo modo di essere, il suo modo di amare lo conduce alla morte. Ma anche questo è accolto con ringraziamento, con la benedizione, trasformato in gesto di amore: "prendete... questo è il mio corpo... questo è il mio sangue. Ogni gesto della sua vita è offerta a Dio, sacrificio, dono per i fratelli, e questa realtà risplende al massimo nel gesto eucaristico, con cui simultaneamente Gesù annuncia la sua morte, la accoglie, interpreta profeticamente il suo senso profondo, annuncia la sorpresa della risurrezione. Ci sarà un giorno in cui berrà il "vino nuovo" "nel Regno dei cieli".

La spada nel fodero

Il discepolo che estrae la spada non ha capito nulla del progetto di Gesù. Pensa di dover combattere ad armi pari contro le forze negative, di potersi opporre con la sua spada alle milizie che accompagnano il traditore. E' una tentazione forte anche per noi oggi, come Chiesa, che non abbiamo più la spada al fianco, ma il portafoglio in tasca, il conto in banca, le strutture, forse anche il prestigio... è molto facile - ed è una tentazione ricorrente - di trasformare quelli che dovrebbero restare "strumenti" in "armi" da usare contro le forze avverse. Gesù ci raccomanda di essere "prudenti come serpenti" e "candidi come colombe", ma non ci dice di trasformarci da agnelli in lupi. Non possiamo opporre la forza alla forza, corruzione contro corruzione, l'astuzia del Regno contro l'astuzia umana... raccoglieremmo solo i frutti che abbiamo seminato. Solo la via della croce, dell'amore che si dona, è la nostra strategia vincente per il Regno.

Non ho sottratto la faccia...

Gli evangelisti annotano con cura gli insulti rivolti a Gesù. "Ha salvato altri, non può salvare se stesso!". Sono il miglior commento alla Passione. Detti come insulti, si rovesciano paradossalmente nel loro contrario. Anche il cartello di Pilato, che vorrebbe essere affermazione di potere, segno del trionfo dell'imperatore romano, non fa' che confermare la vera identità di Gesù. Tutto ciò che di male viene fatto e detto contro Gesù si rovescia nel suo contrario. Il crocifisso, sfigurato, calpestato, diventa icona della bellezza e della profondità dell'amore di Dio, che ci raggiunge nel più profondo della nostra abiezione. "Scenda ora dalla croce, e gli crederemo!". Ma il giorno dopo, nessuno avrebbe più dato peso alla straordinaria storia di un uomo sceso dalla croce. Tutti avrebbero preteso altri segni, altri miracoli, altre manifestazioni di potenza... oggi invece milioni di uomini si inginocchiano di fronte a colui che è rimasto sulla croce. Tra di essi ci siamo anche noi. Sapremo anche noi restare sulla nostra croce?

Flash sulla I lettura: il percorso di Gesù / il percorso del discepolo

"Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati": la lingua, il dono della parola, precede l'orecchio in questo brano. Non secondo l'ordine logico, ma secondo l'ordine esperienziale: si tratta infatti di saper "indirizzare allo sfiduciato una parola", ed il discepolo è catturato da questa missione prima ancora di aver ascoltato e capito pienamente il progetto del Signore. La prima lettura definisce quindi un ambito particolare da cui possiamo aver accesso ad una più profonda comprensione della Passione: la necessità di parlare, di intervenire a favore dei poveri, degli sfiduciati, di chi è stanco...

"Ogni mattina fa attento il mio orecchio": chi è disponibile a servire all'interno del progetto di Dio, scopre ben presto la necessità dell'ascolto. L'ascolto precede l'azione; spesso è l'unica azione possibile; l'ascolto segue la pratica: occorre imparare dalle nostre esperienze. L'ascolto apre vie insospettate di azione. Così è stato per Gesù: che mentre predicava e guariva i malati per le strade di Galilea, e nel cammino verso Gerusalemme, e anche nella città santa, non smetteva di mettersi in sintonia con la voce del Padre.

"Ho presentato il dorso ai flagellatori": solo chi è ubbidiente al progetto di Dio, che ha orecchio per accoglierlo nella sua interezza, può arrivare a scoprire e sperimentare dove ci porta il suo amore per l'umanità, che egli ci invita a condividere. L'autore del testo di Isaia, Gesù, i suoi discepoli, e noi che oggi tentiamo di ripercorrere le sue orme, tutti scopriamo ad un certo punto del nostro percorso che la fedeltà al progetto di Dio ci conduce ad esiti insospettati. Nel nostro testo si parla di flagellazione, insulti, sputi... potremmo chiederci perché è necessario arrivare a questo. Potremmo essere tentati di limitarci a ripetere buone parole, ad ascoltare la voce di Dio. Ed è appunto una tentazione: chi parla a nome di Dio, e ascolta la sua parola, prima o poi si ritrova a dover donare la vita; prima o poi scopre qual è per lui la via della croce.

Flash sulla II lettura

"umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte": tutta la vicenda di Gesù è descritta nei termini di umiliazione e dono di sé, in obbedienza al Padre.

"e alla morte di croce": l'esperienza della croce nel Cantico della lettera ai Filippesi è isolata come il picco, il momento emergente in cui appare la profondità e la radicalità dell'amore di Dio. Un amore che non esita a umiliarsi, a "svuotarsi" (secondo l'accezione letterale del vocabolo greco); eppure, un amore che non è mai cancellato, che donandosi non si consuma.

"Per questo Dio l'ha esaltato": l'amore che si dona non viene sconfitto, ma alla fine trionfa. Non nonostante la croce, ma proprio attraverso di essa.

 

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