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TESTO La porta e la guida

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (17/04/2005)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

L'ospedale policlinico è aperto a tutti. Quando tuttavia lo si raggiunge dalla parte opposta a quella per la quale si entra, la prima cosa che domandiamo ai passanti è: "Dov'è l'entrata?"

Fatta eccezione per i soli casi di ladrocinio o violazione di domicilio, nessuno di noi penserebbe infatti di scavalcare il muro di cinta o scavare un tunnel, ma quello che si cerca di individuare è piuttosto la "porta", vale a dire la via di ingresso più comoda ed immediata. Se ci facciamo caso farebbero altrettanto anche le persone che intendono entrare in un terreno privato a scopo di furto: anch'essi riconoscono la comodità della porta, ma, pur sapendo dove essa si trova non la imboccano, poiché spinti dalla necessità contingente di entrare eludendo la sorveglianza del padrone.

Ciò vuol dire che la "porta" è la via più semplice ed immediata per fare ingresso in un sito, soprattutto quando si tratta della porta principale, che assume un ruolo più rilevante rispetto agli ingressi secondari; e specialmente quando questo sito è un luogo pubblico di non secondaria importanza. La porta insomma è l'elemento per il quale si entra con più facilità. Ecco perché Gesù sta definendo se stesso "porta delle pecore".

Con quest'ultimo termine, "pecora", bisogna intendere l'uomo con i suoi bisogni fondamentali di orientamento e di realizzazione su questo mondo: nonostante la propria razionalità e la capacità di superare se stesso su tutti i campi, il soggetto umano è infatti bisognoso di un orientamento specifico per raggiungere la verità, oppure – il che è lo stesso – per realizzare in pienezza la propria vita affermandosi su questo mondo. Specialmente al giorno d'oggi, in piena post modernità, dove siamo vittime anche del "pensiero debole" e del crollo delle ideologie, l'uomo cerca un orientamento definitivo, un criterio di convivenza e di autorealizzazione. E, in ultima analisi, non può che trovarlo in Dio, essendo Lui la verità l'appagamento di tutte le umane aspettative. Dove mai poter esser paghi dei propri desideri fondamentali se non nel Trascendente, visto che la mondanità non offre garanzia alcuna, specialmente quando imperversano le strutture di peccato? Solo Dio salva e chi accede a Lui non rimane solo ma entra a far parte del "gregge" dei salvati cioè entra in comunione con i suoi simili.

Ma come accedere al Dio verità per raggiungere il gregge, ossia il popolo della salvezza, che in Dio ha trovato la verità?

Ed eccoci a Cristo. Lui, Figlio di Dio, Verbo incarnato, entrato a far parte della storia per colmare le lacune dell'uomo è l'unica via d'ingresso in questo ovile di sicurezza e di realizzazione che sia chiama salvezza e pertanto è la "porta principale" per entrare nella pienezza di vita. Altrove nella Scrittura Egli da' le chiavi del suo Regno, con cui altri possono aprire, come nel caso di Eliachim (Is 22, 20-22) o di Pietro (Mt 16, 16-20), ma rimane il fatto che la porta delle pecore è lui.

Avviene non di rado che quando si è entrati all'interno del policlinico risulti poi difficile orientarsi nella moltitudine dei vialetti, dei padiglioni, delle varie sovrastrutture fino a raggiungere il luogo specifico desiderato. A volte ci si smarrisce e non è escluso che si possa anche tornare indietro e, se presi dall'impazienza e dalla rassegnazione, anche uscire dal nosocomio. Non basta infatti essere entrati ma è necessario anche sapersi districare fra i meandri della struttura, che, fra caseggiati, viali e giardini, a volte è un vero e proprio labirinto nel quale è conveniente essere guidati dalle segnaletiche.

Ebbene, il paragone con Cristo regge benissimo con un solo punto di differenza: Egli non è la segnaletica ma è la GUIDA: una volta che lo si è conosciuto come via di accesso a Dio lo si riscontra anche come guida di orientamento per poter perseverare nella verità e nella costanza nel bene; e quale immagine migliore per poter definire Cristo nostra guida se non quella del pastore? Come il proprietario del gregge custodisce tutte le sue pecore preservandole ad una ad una dai rischi e dai pericoli, così Cristo Figlio di Dio orienta tutti nella giusta direzione e lo si può con fiducia assumere quale punto di riferimento costante.

Considerare Cristo nostra porta e nostra guida vuol dire nutrire fiducia incondizionata nei suoi confronti, considerare la sua centralità in ogni settore della nostra vita e rassicurarci nella speranza che Lui ci invita a coltivare. Cristo è il nostro sentiero sicuro di realizzazione nel nostro lavoro di tutti i giorni, nelle vicende liete e tristi, nel positivo e nel negativo e avvalerci di Lui vuol dire raggiungere vita e realizzazione piena. Certo, Cristo è... una porta stretta, e seguirlo comporta non pochi sacrifici e rinunce e non di rado per la sua causa ci si trova esposti di fronte ai nemici e ci tocca lottare a mani nude; tuttavia oltre alle ansie Egli promette e dona anche garanzie e ricompense e

Si sta parlando tuttavia del Cristo risorto e autore della vita, quale Pietro lo sta proclamando nella seconda Lettura di oggi; quello cioè che gli uomini hanno appeso ad una croce e che adesso vanta diritti sulla morte perché della morte è il vincitore. Cristo risuscitato non muore più, si mostra garante di vita senza fine dona la stessa vita a tutti e questo lo qualifica ulteriormente come porta e guida per tutti gli uomini poiché è direzione in senso definitivo.

 

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