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TESTO Passaggi di luce sulla terra

don Angelo Casati  

IV domenica di Quaresima (Anno A) (26/03/2017)

Vangelo: Gv 9,1-38b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Penso al cieco e al miracolo della luce. Forse solo un cieco può misurarlo. Lui era cieco dalla nascita. Per lui non si erano avverate le parole che ci vengono spontanee quando nasce un cucciolo d'uomo. Diciamo: "È venuto alla luce...". Lui era uscito, ma non era venuto alla luce: in qualche misura non era mai nato. Penso al cieco che, su comando di Gesù, si incammina verso la piscina di Siloe, con gli occhi impiastricciati di fango.

A guidarlo - penso - il suo bastone, bastone da cieco, ma ancor più - penso - quella spinta che sentiva pulsare nel cuore. Mi sono chiesto da dove gli venisse quella spinta. Da parole - immagino - e da mani. Dalle parole che aveva ascoltato, impigliate ancora nell'aria. E non quelle, certo, dei discepoli che discutevano di peccato. Impariamolo: non sono mai le parole di condanna quelle che ci possono mettere in cammino, né possono mettere in cammino altri.

Forse era stato il timbro delle parole del rabbi di Nazaret. Loro, i ciechi, il timbro della parole è come se lo toccassero, come ne sentissero la musica. E poi le mani, il tocco delle mani, come gli aveva plasmato il fango sugli occhi, la musica delle sue mani. I ciechi conoscono la musica delle mani. Le parole di Gesù, dal silenzio dei suoi occhi, lo avevano fatto come respirare, respirare a pieni polmoni. Diceva che né lui né i suoi genitori avevano peccato perché fosse nato cieco...".

Capovolgeva secoli di insegnamenti religiosi, capovolgeva l'immagine di Dio, del Dio punitore. E poi, per uno, come lui, in sete di luce, quelle parole così assolute, ma anche così intriganti: "Io sono la Luce". E le mani sui suoi occhi, che trasmettevano come fremiti di luce, di tenerezza. Parole e mani gli diedero fiducia. E anche questo è insegnamento per noi: starei per dirvi che parole, cui non seguono mani, non danno fiducia E spesso ne diciamo. Andò alla piscina. Si lavò gli occhi, ci vide. Si era affidato. E non sapeva ancora che faccia avesse.

A dire il vero chi fosse colui che stava dietro quelle parole e quelle mani lo avrebbe intuito a poco a poco. Poi lo avrebbe anche incontrato, Lo aveva intuito - pensate, è paradossale ma è contenuto nel racconto - lo aveva intuito proprio in uno scontro con gli uomini della legge e della religione. Non è forse paradossale che Dio lo si possa anche intravedere - me lo chiedevo - scontrandosi con gli uomini della religione? Tutto quel loro sproloquiare contro il profeta di Nazaret, in lui aveva proprio ottenuto l'effetto opposto, era come se per assurdo con quel loro irato parlare gli avessero aperto gli occhi. E non gli facevano nemmeno più paura. Alzassero pure la voce per intimorirlo.

Attenti a quando alziamo la voce, quasi sempre è il tentativo ingenuo di coprire la debolezza della fede e della ragione, delle ragioni. Lui, per quella luce che cominciava a inondarlo dentro, lui, non poteva credere che la religione fosse un fatto di osservanze e di castighi e che se uno avesse aperto gli occhi di un cieco, in giorno di sabato, fosse un peccatore. Disse con forza che quello era un profeta e, con altrettanta forza, aggiunse che uno così, uno che apriva gli occhi a un cieco non poteva che venire da Dio.

Dio apre gli occhi dei ciechi, questa è la buona notizia. Ti invade la sua luce, questa è la buona notizia del vangelo. Nel racconto è come se vedessimo il volto del cieco diventare sempre più luminoso e, in contemporanea, come se vedessimo abbuiarsi, sempre più abbuiarsi, gli occhi dei suoi accusatori. E la domanda viene spontanea: che cosa apre e che cosa chiude gli occhi? E come sono i miei occhi? Apre gli occhi la fiducia in Gesù.

Ne parlavamo, la fiducia nelle sue parole, una vita che dia credito alle sue parole. Andare dove ci portano le sue parole. Ci chiude l'adorazione di noi stessi, l'adorazione dei nostri schemi mentali, delle nostre meschine vedute, dei nostri imprigionamenti di Dio e dell'altro, il pregiudizio che non ti lascia vedere, non ti lascia ascoltare, ti tiene serrato dentro. E può capitare - dice il vangelo d'oggi - anche tra i gestori del tempio.

Non so se avete pensato al dono iscritto - vorrei dire per natura - nei nostri occhi. Con i nostri occhi noi andiamo fuori, sono occhi di uscita, sono occhi di esodo, diventiamo esploratori del mondo. E' un miracolo iscritto in noi fin dall'inizio. E penso agli occhi dei bambini, rivedo i loro occhi, curiosi di tutto, curiosi del mondo. E mi chiedo come mai poi per disavventura i nostri occhi si chiudano e quali siano le cause di questo ottenebramento. Andrebbero indagate una per una, malattie degli occhi, un contromiracolo.

A velare i nostri occhi, come per cataratta pesante, l'arroganza, la superficialità, l'indifferenza, il delirio del proprio io, la durezza del cuore. Tutto ciò fa scomparire, dai visi e dalla vita, la luminosità, spengono il volto. Possiamo poi mettere tutti i veli possibili - come dice di Mosè con un po' di ironia san Paolo - per far credere che sotto il velo i nostri volti siano luminosi, ma il gioco non regge: un istinto coglie la presenza o l'assenza di un riverbero negli occhi, nel viso, nella vita. Quando passa il vangelo invece passa la luce, si ridesta la fiducia. E si dice grazie.

Penso al passaggio di Papa Francesco, passaggio di vangelo. E mi tornano al cuore le parole di un poeta inglese: "Grazie a voi che ci proponete il Vangelo come una notizia che rende felici, come una Parola che rimette in cammino, come uno slancio che, ogni giorno, dona ad ognuno una nuova possibilità. Grazie a voi che testimoniate la fede nella semplicità del vostro esistere. A voi poveri del mondo che conoscete i segreti dell'umanità. A voi credenti che diffondete la luce in ogni angolo della vita senza fare propaganda. A Gesù che è il volto più grande dell'uomo il volto più vicino a Dio". (da "Sorgenti trascurate" di Charles Singer )

 

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