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TESTO Per vedere qual è la strada giusta

mons. Roberto Brunelli

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (26/03/2017)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Domenica scorsa, con la samaritana, l'acqua; oggi le letture trattano un altro tema vitale, la luce. Paolo ricorda agli efesini (e a tutti noi, diventati cristiani con il battesimo) che "Un tempo eravate tenebra, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora, il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità".

Nel vangelo, la riflessione parte dalla guarigione di un mendicante, cieco dalla nascita: ma, secondo lo stile dell'evangelista Giovanni, un fatto ne comporta altri e implica interrogativi e questioni dottrinali. Il cieco nato, ad esempio: per quanto importante, il miracolo è uno dei tanti narrati dai vangeli, spesso in poche righe o addirittura in modo riassuntivo ("Guarì numerosi paralitici, sordomuti, ciechi, lebbrosi..."); invece, a questo, Giovanni dedica un intero capitolo (il 9), diffondendosi sugli atteggiamenti di chi assiste al fatto: gli apostoli, i genitori del guarito, gli avversari del guaritore. Appare evidente l'intenzione dell'evangelista, di prospettare la guarigione del cieco nato come emblematica di realtà che vanno oltre il caso specifico, per assumere una valenza universale.


I primi a intervenire sono gli apostoli: riflettendo una convinzione diffusa (non solo allora!), secondo cui ogni male è punizione divina del peccato, essi chiedono al Maestro se a causare la cecità del mendicante siano stati i peccati di lui o dei suoi genitori. E' evidente anche a noi che tanti mali, fisici e psichici, sarebbero evitati da un comportamento virtuoso; è evidente inoltre che i genitori possono essere causa di dolore nei figli: un padre rovinatosi al gioco li priva del benessere; se un bimbo nasce con l'aids non è certo colpa sua, e forse neppure di sua madre; genitori litigiosi provocano nei figli traumi psicologici, destinati a trascinarsi talora tutta la vita.

Ma nel caso del cieco nato, Gesù smentisce categoricamente quella convinzione: "Né lui né i suoi genitori hanno peccato"; il male che colpisce gli uomini, come nel caso la cecità del mendicante, non dipende sempre da specifiche colpe di qualcuno. Soprattutto, poi, il nostro Dio, il Dio rivelato da Gesù come Padre, non è vendicativo e neppure uno spietato giustiziere.


Il miracolo suscita una controversia tra gli astanti. I farisei sostengono che, avendo operato di sabato quando è proibito ogni lavoro, Gesù è un peccatore: dunque da evitare; e all'ovvia considerazione del guarito ("Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato; se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla") sanno opporre soltanto una reazione rabbiosa: lo espellono dalla comunità. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere, e certo peggiore della cecità fisica è quella intellettuale, di chi anche di fronte all'evidenza si ostina nei propri preconcetti, di chi chiude gli occhi e si ostina a sostenere che il sole non c'è.


 La conclusione dell'episodio manifesta il significato profondo del prodigio. Incontrando di nuovo il beneficiario, Gesù lo invita a valersi della vista ricuperata per riconoscere lui: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?" "E chi è, perché creda in lui?" "Tu l'hai visto, è colui che parla con te". Come con la samaritana di domenica scorsa, tutto mira allo stesso scopo. La luce degli occhi è metafora della luce dell'anima; "Io sono la luce del mondo" ha proclamato Gesù in un'altra occasione; "chi segue me non cammina nelle tenebre". Il cieco nato è ciascun uomo, incapace da solo di vedere la luce divina e dunque di lasciarsi guidare da essa, con le conseguenze, personali e collettive, di cui tutti siamo testimoni; se si vuole fare a meno della luce di Dio, quanti disastri, sconfitte, tragedie, amarezze!

Proprio per evitarcele, nella sua somma bontà Dio ci ha fatto dono della sua luce, perché possiamo vedere la strada giusta nel cammino di questa vita, la strada che ha come meta Lui, luce infinita.

 

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