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TESTO Cristo Luce e vita

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (26/03/2017)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Ancora una ricca pedagogia della vita e ancora una proclamazione di Gesù Cristo nostro Signore Via, Verità e Vita. Questa volta il termine di paragone ci viene dato dalla "luce", anch'essa associata alla vita e alla sussistenza dell'uomo, così come lo è l'acqua. Anche la luce è sinonimo di vita e il suo ricorrente contrasto con la realtà delle tenebre, nella Scrittura, suggerisce che essa si configuri come elemento caratterizzante il vivere in contrasto con il morire. Dio, che la volta scorsa abbiamo visto delineato come "acqua" e verità, nella persona di Gesù Cristo ci si presenta adesso come "luce" che taglia le tenebre, illumina le oscurità, penetra nelle profondità del male e del peccato per averne finalmente ragione. E poiché il sinonimo del peccato è la morte, Cristo è la luce cioè la vita che vince la morte. Lo si vedrà soprattutto nell'ora estrema in cui egli si concede ai crocifissori per essere immolato e deposto nel sepolcro: in quella circostanza Cristo affronta il "buio" profondo non soltanto del sepolcro materiale ma anche della morte effettiva dalla quale però si ergerà glorificato e radioso, apportatore di luce, cioè di vita eterna per chiunque crede in lui. In questa pagina del Vangelo però di questa luce rifulgente per l'eternità Gesù vuole dare un saggio nell'episodio particolare dell'intervento "oftalmologico" sul non vedente che è tale sin dalla nascita. Non si tratta in effetti di una malattia, poiché se questo (presumibilmente) giovane è cieco sin dal giorno in cui è nato non ha subito il danno nel corso della sua vita, non è rimasto colpito cioè da un'infermità fisica che è subentrata in un certo momento. Semplicemente sin dal giorno in cui è venuto al mondo vive quella defezione, che certamente è spiacevole e sconcertante, ma alla quale in un certo qual modo si è abituato. E neppure questo fenomeno di cecità è da ascriversi ad un peccato commesso dallo stesso soggetto o da qualcuno dei suoi progenitori, secondo la mentalità corrente (chi soffriva di un grosso disturbo si era macchiato di colpa grave). Dice Gesù: "E' perché in lui siano manifestate le opere di Dio." E poi "Io sono la luce del mondo". E ancora: "Bisogna agire finché è giorno e non è notte". In questo sventurato soggetto che gli capita davanti non vedente, è allora chiaro il senso dell'intervento di Gesù: questi compie le opere di Dio, cioè quelle della salvezza e della vita. Concedendo le facoltà ottiche a questo no vedente si mostra come il "giorno", cioè come la luce senza la quale è impossibile procedere; egli è infatti la luce della vita e della salvezza che la ha meglio sulla "notte" del male e del peccato che conduce alla morte. Finché è presente il Figlio di Dio, c'è la luce del giorno e tutto si connota di gioia e di salvezza, il bene vince sul male, l'odio soccombe all'amore, la giustizia trionfa sulla perversità, in sintesi la luce trionfa sulle tenebre. Quando Cristo è assente dalla vita dell'uomo, quando questi vuole estrometterlo o considerarlo secondariamente e senza particolare rilevanza, quando al Cristo si preferiscono altre alternative non può che esservi l'oscurità delle tenebre. Ebbene Cristo, che si definisce "luce del mondo", dona la vista al cieco e lo rende partecipe del trionfo della vita sulla morte. Osserviamo infatti come agisce: realizza una commistione di terra e saliva e gliela applica sugli occhi. Tale gesto richiama il famoso episodio della creazione dell'uomo, quando Dio (simbolicamente) trae Adamo dalla terra e lo chiama alla vita. Gesù quindi, mentre dona la vista al cieco, gli concede anche la vita e per ciò stesso gli si manifesta come verità assoluta, unica, alla quale prestare fede. Sarà infatti un coraggioso e conclamato atto di abbandono alla Messianicità di Gesù la prima reazione del cieco non appena guarito: questi affronta perfino le ostilità di scribi e farisei pur di professare la sua nuova fede radicata nel Messia e Salvatore. Ai suoi ostinati interlocutori infatti egli non dice: "Credo in lui perché mi ha concesso di vedere" ma "Nessun peccatore può mai fare ciò che lui ha appena fatto." "Nessuno fra i peccatori sarebbe in grado di ridare la vista a un non vedente" e con questi ragionamenti manifesta radicale convinzione in Colui che doveva essere qualcosa in più che un semplice soggetto guaritore. Gli manifesta fede, adesione e abbandono libero e incondizionato. Vuole vedere non solamente in senso ottico, ma anche nella profondità della fede. Chi invece si ostina al peccato deliberatamente sceglie di restare cieco, o meglio accecato dalla presunzione e dal falso orgoglio.

Cristo è luce del mondo e illumina interiormente ogni uomo ed esteriormente lo orienta e lo conduce, anche nelle sue scelte e nelle distinzioni. Non basta ricevere la luce di Cristo, ma occorre esserne anche latori agli altri e sopratutto non è sufficiente aver ricevuto codesta luce quando non si vuol vivere orientati da essa e muoversi secondo la sua luminosità. Anche nella vita di tutti i giorni, nelle scelte vocazionali o nei progetti a lungo o a breve termine siamo chiamati a saper "vedere", valutare e soppesare nell'ottica del discernimento a cui lo Spirito ci educa, saper quindi operare scelte pertinenti secondo il "cuore", ossia spronati dalla fede e dalla speranza nel Dio che guida e illumina i nostri passi. E' infatti secondo criteri divini (e non prettamente umani) che Samuele viene orientato nella scelta del giovane Davide come re e il discernimento secondo il Signore evince la radicale differenza fra l'agire di Dio e quello dell'uomo.

E' nello Spirito Santo che Dio suggerisce e guida l'uomo nell'intraprendere o nello smettere determinate cose e sempre lo Spirito con i suoi dono favorisce scelte sempre migliori e convenienti. Quelle relative alla luce che vince e dirada le nostre tenebre erronee.

 

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