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TESTO Commento su Giovanni 8,31-59

don Michele Cerutti

III domenica di Quaresima (Anno A) (19/03/2017)

Vangelo: Gv 8,31-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Il popolo di Israele, impaziente nell'attesa di Mosé che si era ritirato sul Sinai per ricevere la legge antica, si era costruito un vitello d'oro, la cui fabbricazione fu ad opera di Aronne. Il culto del toro era comune in molte culture. In Egitto, da dove secondo la narrazione dell'Esodo provenivano in quel tempo gli ebrei, il Toro Apis era un paragonabile oggetto di culto, che alcuni ritengono gli ebrei facessero rivivere nel deserto; altri credono che il Dio di Israele fosse associato o rappresentato come una divinità vitello/toro a causa di un processo di assimilazione religiosa e sincretismo.
Dio disse a Mosè ciò che gli israeliti stavano facendo giù all'accampamento, "non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata!.. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione." (Esodo 32:9-10) Mosè supplicò Dio di risparmiare gli israeliti e perdonarli, ed il "Signore abbandonò il proposito di nuocere al Suo popolo." (Esodo 32:11-14).
In seguito Mosè ridiscese dal monte, ma vedendo il vitello d'oro si adirò, gettò al suolo le tavole dei comandamenti, frantumandole, e rimproverò aspramente Aronne e tutti gli israeliti. Poi bruciò il vitello nel fuoco, lo ridusse in polvere, lo sparse nell'acqua e costrinse gli israeliti a bere. Infine si mise alla porta dell'accampamento e disse: "Chi sta con il Signore, venga da me!". Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. Gridò loro: "Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente". I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo." Il Signore non si stanca, tuttavia, di questo popolo e continua a ridonare fiducia e riconvoca Mosè per riconsegnare la Legge. Siamo nel brano di oggi.
La Quaresima dobbiamo rileggerla in questa prospettiva abbiamo un Dio che non si stanca di noi e chiede a noi stessi di ritornare a Lui. Dio non si è stancato di noi e noi ci siamo stancati di Dio? Questo è l'interrogativo che dobbiamo porci per rileggere e poi vivere la nostra esperienza cristiana. Se confermiamo il nostro amore per Gesù poniamoci seriamente domandiamoci come viviamo la nostra appartenenza a Lui.
Cogliamo le diverse occasioni del cammino quaresimale che ci vengono proposte per non limitarci a vivere la fede solo della domenica relegata alla sola celebrazione domenicale? Giornalmente ci accostiamo alla Parola di Dio, alla recita del Santo Rosario, il venerdì meditiamo la Passione del Signore con le celebrazioni delle Via Crucis? Il nostro digiuno lo viviamo nella condivisione con i fratelli nel bisogno? Utili spunti anche per accostarci a questo Dio, che non si stanca mai di noi, nel Sacramento della Riconciliazione.
La Parola di Dio in questa domenica ci sollecita a vivere una fede che non sia solo legata a convenzioni. Nella Lettera che Paolo scrive alla comunità della Galazia si prende le distanze dall'integralismo giudaico-cristiano che sosteneva che la circoncisione era necessaria per far parte della discendenza di Abramo, e quindi del beneficio dell'alleanza stipulata con Mosè senza la quale non si poteva accedere a Cristo. Sono figli di Abramo coloro "che vengono dalla fede". La fede di Abramo e dei suoi figli nella fede è alla radice della benedizione di Dio a lui e a tutte le nazioni: "In te saranno benedette tutte le nazioni". E' la fede in Cristo che dà la vita. Vedere la Legge come la fonte della giustificazione significa chiudersi al disegno di Dio, poiché la giustificazione viene dalla fede nel disegno misericordioso di Dio, disegno che è Cristo.
Nel Vangelo proclamato Gesù ci offre una lezione per vivere la nostra fede oltre le nostre etichette.
Siamo nel discorso che si apre tra i giudei che seguono Gesù e Gesù stesso. Come sono coloro che lo hanno seguito che ora vogliono ucciderlo? Si proprio così. Capita a tutti coloro che non si fanno interrogare e stimolare nella ricerca di quella verità che ha lo scopo di renderci liberi e invece si trincera dietro false sicurezze. Essere figli di Abramo significava per l'israelita avere la salvezza e la benedizione divina assicurate e a buon mercato; sarà soltanto il Battista, con la sua dura predicazione escatologica che distruggerà questa loro illusione, sollecitandoli ad una sincera quanto radicale conversione.
Nel brano abbiamo da un lato i Giudei, che con orgoglio oppongono a Gesù la loro discendenza abramitica e pertanto non hanno bisogno di quel riscatto e di quella liberazione che Gesù sta predicando loro. Accanto al nome di Abramo i giudei mettono in evidenza una sorta di paternità divina, che li rende santi e per questo non sono figli di prostituzione, cioè non appartengono al mondo degli pagani idolatri, destinati alla perdizione. Bastano dunque questi due titoli per nobilitare Israele, renderlo gradito a Dio e naturale erede della salvezza. Dall'altro Gesù, li sollecita a compiere le opere di Abramo e di Dio; perché se fosse vero quello che dicono circa la loro discendenza e la loro identità non penserebbero ad ucciderlo, poiché Gesù attesta, quanto ad Abramo, che questi gli è testimone. In entrambi i casi, a motivo della loro vantata duplice paternità, dovrebbero riconoscerlo ed accoglierlo e non progettare di ucciderlo.
Se, invece, arrivano a tanto è perché la loro vera paternità è un'altra: il diavolo, che da sempre è stato omicida e menzognero per natura, così come lo sono loro. I giudei controbattono che per le pretese che egli accampa è lui l'indemoniato; Gesù, a sua volta, controbatte che non è lui l'indemoniato, perché egli onora il Padre, mentre loro lo disprezzano. Si è dunque arrivati ad un reciproco e rapido scambio di accuse e di insulti, così che dalla disputa si è scaduti in un vero e proprio battibecco, che andrà a finire in un tentativo di linciaggio, dal quale Gesù riesce a sfuggire a stento, nascondendosi e scappando dal tempio. I ritmi della polemica si intensificano, il tema della morte compare prepotente sia nella denuncia di Gesù che nel tentativo di linciaggio. Oggi la polemica avrebbe altre dimensioni. I cristiani si ritengono salvi per la loro adesione ai precetti e al rispetto formale di questi. Gesù ci sprona a vivere la fede in maniera più incisiva. Pensiamo che ci salviamo se abbiamo timbrato il cartellino messa domenicale poi se abbiamo vissuto la fede nel corso della settimana all'"acqua di rose" non ci interessa.
Non saranno le candele accese ai santi o il nostro formalismo religioso a salvarci, ma ci salveremo con quel fervore vero e autentico nei confronti del Signore.

 

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