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TESTO Alzatevi e non temete

don Alberto Brignoli  

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2017)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Una delle cose più brutte quando si cammina in montagna, soprattutto quando si è stanchi e appesantiti dalla fatica o dallo zaino, è cadere di faccia, senza riuscire a parare il colpo con le mani. È sufficiente un po' di ghiaietta o un sasso sporgente e si va giù... come dei salami! E poi la ferita brucia, proprio perché accentuata dalla stanchezza, dalla fatica, dal sudore. A volte, ci si sfigura anche in volto.

Proprio come fa la vita, con ognuno di noi. Chi più chi meno, presto o tardi, tutti quanti veniamo sfigurati dalla vita: sarà anche solo per il peso degli anni, oppure per i sacrifici sopportati pur di non perdere il poco lavoro che si ha (quando lo si ha), oppure - molto più verosimilmente - per le malattie e le sofferenze, per quel "male di vivere" che ti lacera, ti fa cadere col volto a terra e ti fa pensare che è finita... magari, lo fosse! Perché, di brutto, c'è pure il fatto che al male pare non esserci mai fine.

La vita è in continua salita: un passo dopo l'altro, si è sempre in cammino verso un alto monte. Certo, non siamo soli: qualcuno cammina con noi, ma pure lui fa fatica. E dire che è una fatica necessaria, anche se non desiderata. Se non fai la fatica di camminare, rimarrai sempre allo stesso punto; se non fai la fatica di salire, ti può anche capitare di perdere la magia di alcuni momenti che solo sulla vetta di un alto monte puoi sperimentare. Quando raggiungi la vetta di una montagna, ancor più in giornate limpide e celestiali come quelle che stiamo vivendo qui, in questi giorni, anche quella pietra che lungo il cammino ti ha fatto inciampare e sbattere con la faccia a terra sparisce dai ricordi, perché lo spettacolo che ti si apre davanti ti fa dimenticare di essere sfigurato e ti fa andare oltre, ti fa "trasfigurare".

Dall'alto di un monte, vedi ciò che nella nebbia della pianura non riesci nemmeno a immaginare; dall'alto di un monte, la natura ti sovrasta e ti fa sentire un puntino microscopico nell'universo; dall'alto di un monte, ti senti talmente potente che, respirando a pieni polmoni, ti sembra di fare entrare dentro di te non solo l'aria fresca e salutare dei venti dell'altura, ma le montagne stesse, gli alberi, le sorgenti d'acqua, gli animali del bosco, il sole, le nuvole....l'universo intero e la sua ricchezza, dentro di te, in un istante! Altro che "ricchezze e regni della terra" offerti al Figlio di Dio la scorsa domenica, ancora su un alto monte, da chi, in cambio, gli esigeva adorazione: qui in cima, camminando con le mie gambe, senza che un tentatore qualsiasi mi ci trasporti, ho molto, molto di più!

Però mi devo sfigurare e trasfigurare. Sfigurare dal dolore e trasfigurare di gloria; sfigurare di fatica e trasfigurare di luce; sfigurare, cadendo faccia a terra, e trasfigurarmi, entrando nella nube dove, pur non vedendo nulla, mi lascerò guidare dalla tua voce. Perché l'alto monte su cui tu ci conduci per mostrarci il tuo destino di gloria non è come l'alto monte del tentatore: anche quello mostra un destino di gloria, una gloria apparentemente facile, fatta di potere e ricchezza, ma che si acquista a prezzo della propria anima. La tua gloria, invece, si raggiunge nella fatica della salita, cadendo faccia a terra, come anche tu salirai sul monte fuori della città santa, e cadrai con la faccia a terra, prima di essere innalzato nella gloria. È comodo fare tre tende per fermarci a contemplare la tua gloria, soprattutto quando ti chiami Pietro, a cui hai dovuto dare del "satana" per evitare che ti impedisse di salire sulla croce; o quando ti chiami Giovanni, o Giacomo, i quali vogliono sedersi uno alla destra e una alla sinistra nella gloria del tuo regno.

No, nessuna tenda, né per te, né per il profeta zelante né per l'eroico legislatore dell'Esodo: il regno di Dio si costruisce giù, a valle, dove cadremo ancora, chissà quante volte, con la faccia a terra. E ancora una volta tu ci afferrerai per mano, e ci dirai: "Coraggio, alzatevi e non temete".

Il cammino continua, è appena agli inizi: ma oggi abbiamo intuito quale sarà la meta.

 

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