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TESTO Signore, tu solo hai parole di vita eterna

don Walter Magni  

II domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2017)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il rischio di costringere la bellezza di questa pagina negli schemi e nelle convenzioni della religione è sempre in agguato. La pretesa di una rinnovata attenzione alla Parola di Dio, al suo primato, in questo tempo di Quaresima, vorrebbe proprio risponde a questo bisogno sincero di andare sempre alla radice, alla sorgente di un Vangelo. Soprattutto quando ci parla di un'acqua viva che "zampilla per la vita eterna", come dice Gesù alla Samaritana.

Sconfinare
Tutto è cominciato con una deviazione di percorso. Poco prima l'Evangelista Giovanni aveva notato che Gesù "lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria" (4,3-4). E qui sorge un primo dubbio: Gesù doveva o voleva? Di fatto non sceglie il percorso più breve, che andava lungo il Giordano. S'inoltra invece in una terra abitata da gente ostile ai Giudei. Di Samaritani eretici che preferivano adorare Dio sul Garizim e non nel tempio di Gerusalemme. Insomma: un Gesù non convenzionale, che ama deviare, sconfinare. Consapevole che avrebbe incontrato qualcuno che già si portava nel cuore.
Di certo la bellezza salverà il mondo, ma davanti a Gesù con la Samaritana si potrebbe pensare che il mondo sarà salvato da chi ancora ha il coraggio di innamorarsi e di appassionarsi per la gente, le sue fatiche e le sue paure. Gesù fa colpo sulla donna Samaritana, ma Si lascia anche ferire da lei. Forse la religione non riesce a catturare in pienezza il mistero di questo incontro. Fatto anche di sguardi, da parole appena sussurrate, dalla stessa postura del corpo attorno a quel pozzo. Gesù per una donna rompe con ogni convenzione. Con quella legge che Gli proibiva, come rabbino, di parlare a una donna. E poi, era solo un'eretica samaritana che voleva attingere acqua al pozzo di Giacobbe? In un'ora così improbabile? Di fatto Gesù parte dalla Sua sete e dalla sete di lei per chiedere quanto neppure il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe avrebbe mai osato domandare: "dammi da bere".

Dialogare continuamente
Avete mai visti due innamorati, dopo che si sono incontrati e sono andati oltre i primi ammiccamenti? Cominciamo a parlare, a telefonarsi, a incontrarsi. Non la smettono più. E' inutile cercare di opporre dei limiti, delle note di buon senso. Se ne vanno per la loro strada che sembra non finire mai. Come stessero cercando qualcosa che sembra sfuggire anche a loro. Quasi volessero arrivare altrove, raggiungere e guadagnare ben altro. Qualcosa del genere doveva essere capitato anche tra Gesù e la donna Samaritana. Avevano cominciato a discutere dell'acqua del pozzo: su come prendere l'acqua e se hai o non hai il secchio adatto per attingerla; poi arrivano a parlare di un'altra sete, la sete del cuore di lei, che di mariti ne ha avuti cinque e adesso convive con un altro; per finire poi a parlare di Dio: se è meglio adorarlo sul monte Garizim o al Tempio di Gerusalemme.
Un dialogo intenso che non si può pretendere di sintetizzare. Certe sfumature si perdono e ti accorgi che alcuni passaggi che sembrano dettagli alludono a svolte del cuore, agli imprevisti propri dell'amore. Proprio mentre avviene lo svelamento del cuore di lei e anche Lui si prepara a rivelare la Sua vera identità. Tanto che, forse al culmine di una tensione comunicativa, Gesù le dice: "sono io, che sto parlando con te". Cioè: sono io il tuo Dio, sono il Dio che vuole parlare con te, che già sta parlando con te. Questo, infatti, è il nostro Dio, questa è prova della Sua incarnazione, della Sua presenza appassionata tra noi. Con quella voglia di incontrare, di prendere parte, di consolare, accarezzare, di prenderti in braccio. Di amarti, di salvarti appunto. A questo mirava quel dialogo sconfinato. Questo Lui desiderava dire a lei. E ancora Lo desidera dire a me, a te. A ciascuno di noi.

Stupirsi ancora
Nel mezzo del racconto, mentre Gesù Si è appena rivelato, ecco arrivare i Suoi discepoli che "si meravigliavano che parlasse con una donna". Non osano fare domande. Dopo un'occhiata, si arrestano all'esigenza del momento: "Maestro mangia". Mangia qualcosa, vedrai che passa e riprendi contatto con la realtà. Lei abbandona la brocca e corre in città, presa dal bisogno di dire a qualcuno cosa le era successo. Lui invece vede campi di grano maturo, pur non essendo la stagione, e parla di un cibo che non c'entra con quello che i Suoi Gli hanno appena comprato. Come stesse vaneggiando, dicendo cose di un altro mondo, che solo un innamorato saprebbe gustare e capire.
Ci è chiesto, dunque, il coraggio di non allontanarci dalla scena. Sapendo cogliere un cominciamento della grazia, fatto di sguardi, di gesti e di parole che semplicemente descrivono la danza dell'amore. Conta saper ascoltare con pazienza. Continuare ad andare oltre le apparenze. PermettendoGli di scavarci dentro, lasciandoLo sconfinare. Perché Lui sa che in ogni uomo e in ogni donna c'è "un crepaccio assetato di Infinito" (S. Kierkegaard). Siamo discepoli di un Dio che corteggia così, che solo così continuerà a innamorarsi di ciascuno di noi. Svelandoci, a fine percorso, qual è il Suo vero nome. Un Dio disposto a gridare continuamente la Sua sete, sino a poco prima di morire sulla croce. Sono queste le strade del Vangelo che attendono d'essere percorse. Le strade che ancora attendono una Chiesa che segua le orme del Suo Signore: "il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito" (sl 33,19).

 

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