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TESTO La tentazione, opportunità di scegliere la vita

don Luca Garbinetto  

I Domenica di Quaresima (Anno A) (05/03/2017)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Gesù, vero Dio e vero uomo, viene condotto dallo Spirito Santo nel deserto. Immerso nella storia di Israele, popolo pellegrino dall'Egitto verso la terra promessa, Gesù si coinvolge anche nella storia della nostra umanità in cammino fra le aridità e le speranze dei nostri deserti quotidiani. E deserto è anche il nostro intimo, luogo privilegiato per il silenzio, l'ascolto, la battaglia, l'incertezza. Proprio dentro di noi, oggi, siamo invitati a discendere, condotti dallo Spirito, per riconoscere le ordinarie e dolorose lotte che avvengono nel nostro animo.

Lì avviene la tentazione. Gli eventi esterni ne sono l'occasione, mai la causa. Sono i nostri moti interiori l'ambito dello scontro. E anche Gesù li conosce fino in fondo, poiché è uomo veramente. Poiché Egli abita, assieme allo Spirito, il deserto della tentazione, allora comprendiamo che lì ci viene data un'opportunità.

La tentazione non è il Regno di Satana. Non va confusa con il peccato. E non è nemmeno automaticamente il Regno di Dio. Non è Dio che manda le prove. Prove e tentazioni vengono dai pungoli dell'esistenza, e dentro di noi scoppia la battaglia: scegli, tra la vita e la morte! Vivere è optare per la logica del Cielo, di cui Gesù si fa testimone e garante, appellandosi decisamente alla Parola incarnata e vissuta: è la logica del Figlio, che riconoscere di dipendere totalmente dal Padre! Morire è preferire i criteri egocentrici che insidiano le nostre decisioni fin dal tempo di Adamo - dalle origini, dalle radici della nostra polvere.

La prima tentazione riguarda il bisogno costitutivo che portiamo in noi di riempire il vuoto che percepiamo ogni volta che ci fermiamo a constatare il nostro limite e la nostra povertà. La mancanza connota la nostra identità di uomini, ed è un grido di sopravvivenza. Abbiamo fame, abbiamo bisogno che qualcuno ci nutra. Mangiare è ricevere vita, l'essenza per poter esistere. E dunque è anche riconoscimento e comunione, tutto quanto ci permette di essere noi stessi. L'importante è capire che il pane, come la manna, ci viene dato, gratuitamente, mai per merito e conquista nostri. Siamo figli, in Gesù, e come Lui possiamo affidarci al Padre da cui viene ogni cosa. Non cadere nell'affanno di divorare, con voracità, l'esistente e il tempo che scorre, è vincere la tentazione di Satana, che sollecita la nostra gola a sbranare ogni traccia di bene, ogni dono ricevuto, come se ne fossimo i creatori e non i destinatari stupiti e grati.

La seconda tentazione ci restituisce la possibilità di stare davanti a Dio nella verità di Lui e di noi stessi. Non siamo noi al centro del mondo, e nulla di quanto esiste sulla terra e nel cielo può sostituirsi a Lui. Quando una creatura prende il posto del Creatore, anche la religione, la preghiera, il culto si smarriscono, perché non è più possibile la fiducia. Nessuna creatura, senza Dio, è credibile in eterno. E senza credibilità non c'è fondamento alla speranza, e il domani diviene soltanto tragedia o buio. Satana sussurra ingannevoli parole, deformando anche il tesoro prezioso della Parola. Lì possiamo illuderci di innalzarci a livello del Cielo, dimenticando che nessun linguaggio regge la sfida del tempo se non è radicato nell'Amore; e l'Amore viene dall'Alto: a Lui solo, incarnato nella povertà della nostra umanità, dobbiamo piegare le ginocchia. Con gesto di servi, ci ritroviamo a gioire della grazia di essere figli.

La terza tentazione ci riporta necessariamente al nostro rapporto con le cose e con gli altri. Si tratta di smascherare le insidie di tante invidie e di quella subdola gelosia che ci impedisce di godere di ogni bene che ci circonda senza afferrarlo per dominarlo e possederlo. Il potere è lusinga che attinge forza dal nostro bisogno di essere stimati e di diventare qualcuno, di lasciare una traccia nella storia. Ma la proposta di Satana è destinata al massimo a fornire un monumento di pietra alle generazioni che verranno, mai a lasciare un sigillo di eternità nella vita di coloro che ci incontrano. La scelta dell'amore libero e liberante, che intravede negli altri e nelle cose una opportunità di aprire le mani per accogliere e aiutare, e mai un oggetto da stringere con violenza e ira, ci permette ancora una volta di fare verità nella nostra vocazione originaria: siamo figli prediletti, non padroni e signori del mondo!

In questo campo di battaglia che è il nostro cuore, non siamo soli. Poiché Satana non ce l'ha con noi, ma si scaglia contro Dio e di noi vuol fare solo degli strumenti di vendetta verso l'Amore, ecco che l'Amore da subito ha scelto di scendere in campo dalla nostra parte. Nel deserto dell'animo e della vita, Gesù ha deciso di stare, e con lui le schiere degli angeli, per confermare quanto dall'eterno il Padre ci ha donato: una appassionata e totalizzante consegna di se stesso, perché ci scopriamo e ci sentiamo figli diletti e custoditi.

 

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