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TESTO Che male c'è?

don Girolamo Capita (giovani)  

I Domenica di Quaresima (Anno A) (13/02/2005)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Che male c'è! Questa è una delle frasi che spesso sento dire da quanti cercano di giustificare un comportamento proprio o altrui che contrasta con il normale senso cristiano del vivere. E' importante considerare che questa frase viene usata per negare, in modo semplicistico, l'esistenza del male e conseguentemente si resta sprovveduti nel lottare contro le tentazioni, perché non le si riconoscono più. In altri termini, dietro l'affermazione giustificatrice suddetta, vi è una concezione soggettivistica della fede, di Dio o al limite si nasconde una sorta di indifferentismo religioso, che è il "male" peggiore. Inoltre la "tentazione" è ormai diventata una tecnica ben conosciuta e diffusa nel campo pubblicitario; in alcuni casi c'è addirittura un "invito" a lasciarsi tentare per usufruire del beneficio indotto da quel tipo di prodotto che si vuole vendere. Per l'indifferente la tentazione non esiste, perché l'essere con Dio o senza Dio, non è importante per la sua vita. Per chi ha una visione soggettivistica di Dio, sarà tentazione solo ciò che è ritenuto male da un largo senso comune condiviso o che l'io non condivide. A me sembra che oggi la negazione dell'esistenza della tentazione, vuole essere una difesa all'incapacità dell'uomo contemporaneo di essere responsabilmente fedele ad alcune scelte di fondo della sua vita. Infatti la tentazione mira ad incrinare i rapporti di fiducia della persona con se stessa, con Dio e con gli altri, provocando come risultato, nel caso di un cedimento verso di essa, la divisione in se stessi, con Dio e con gli altri. Nel vangelo di questa prima domenica di quaresima, lo scopo ultimo del tentatore è quello di incrinare la fiducia e l'amore del Figlio verso il Padre. Infatti, nella prima tentazione egli invita Gesù a fondare la sua vita e la sua missione sul soddisfacimento dei bisogni umani basilari, ma il bisogno ultimo di ogni uomo non è il pane quotidiano, seppur fondamentale, ma il pane che dona la vita eterna, ed è questo il pane che Gesù viene a donare, ed è il bisogno della vita eterna (di comunione e di amore con Dio e con gli uomini) che Gesù viene a soddisfare. Nella secondo caso il tentatore invita Gesù a percorrere una via della rivelazione del regno di Dio e del vangelo, alternativa a quella dell'umiltà e della fedeltà del Figlio al Padre; infatti egli sembra invitare Gesù a rivelarsi come Figlio di Dio non nell'umiltà dell'incarnazione al servizio della volontà del Padre, culminante nella vita donata sulla croce issata sulla cima di un monte, ma nella potenza di un messianismo miracolistico che doveva rivelarsi col volo spettacolare dal pinnacolo del tempio, e nel tentativo di rendere il Padre un servo del Figlio e dunque degli uomini. Nel terzo caso, il tentatore invita Gesù a riporre la sua sola fiducia in lui, cioè nel male! Dunque sembra invitare Gesù non a salvare gli uomini ma a vivere la sua vita in modo eminentemente egoistico disinteressandosi degli altri, e dunque del Padre e degli uomini, amando solo se stesso, il potere e la ricchezza che la logica perversa del male può donare. Attenzione non sto dicendo che il potere e la ricchezza sono dono del male, ma che il potere e la ricchezza ricercati come fini in se stessi e solo per il proprio tornaconto, lo sono! Gesù è capace di riconoscere le tentazioni e di vincerle perché è fortemente unito al Padre. Gesù va nel deserto fortificato nello spirito e dallo Spirito Santo. Il suo costante ascolto della Parola del Padre, la sua relazione intima fatta di preghiera filiale, e il suo amore fedele, incondizionato ed eterno al Padre e agli uomini costituiscono anche la via che il cristiano è chiamato a intraprendere per riconoscere e combattere le tentazioni odierne. Anche oggi rischiamo di ridurre la vita che viviamo, e che ci è donata da Dio, alla sola vita terrena, chiusa in se stessa, e di non riscoprire la bellezza di una vita sì terrena, ma già aperta alla comunione d'amore con la Trinità, da abbracciare e da vivere fin d'ora. La tentazione contemporanea più forte è quella del riduzionismo della vita umana, del vivere a una sola dimensione. Se non viene soddisfatto il bisogno fondamentale della vita aperta a Dio - il bisogno fondamentale di Dio - potremmo soddisfare tutti i nostri bisogni fisici o psicologici ma ci porteremmo sempre un vuoto dentro con il rischio di non sapere neanche il perché. La più grande infedeltà verso se stessi è non riconoscere questo bisogno fondamentale. Cedere alla seconda tentazione potrebbe significare oggi vivere una fede soggettivistica con la quale ci si costruisce un Dio "a modo proprio" o si crede al Dio del largo senso comune. Cedere alla terza potrebbe significare oggi vivere pensando solo al proprio benessere, a scapito degli altri.

 

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