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TESTO Nell'umana sapienza i rischi della libertà

mons. Roberto Brunelli

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/02/2017)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Terza domenica dedicata al cosiddetto Discorso della montagna. Il brano odierno (Matteo 5,17-37), piuttosto ampio, riguarda norme varie, unificate da un'espressione ricorrente: "Avete inteso che fu detto agli antichi... Ma io vi dico...". A una lettura superficiale, con questa espressione sembra che Gesù voglia smantellare tutta l'impalcatura del rapporto tra l'uomo e Dio, quale i suoi connazionali avevano ereditato da Mosè e dai profeti, per rifondare tutto su basi diverse.
Non è così, e non sarà inutile chiarire perché.

La rivelazione che Dio ha fatto di sé, e che troviamo raccolta principalmente nella Bibbia, è stata progressiva; non è avvenuta tutta in una volta, ma si è andata ampliando e approfondendo nel corso dei secoli. Un po' come avviene nell'arco dell'istruzione scolastica: gli studi successivi non annullano le nozioni apprese alle elementari, ma le ampliano e approfondiscono.

Nella sua infinita bontà, Dio si è rivelato poco a poco, dando agli uomini il tempo di assimilare gradualmente realtà cui la loro sola intelligenza non arrivava. La pienezza della rivelazione divina è avvenuta con Gesù: la pienezza di quella nota, non un'altra; per questo egli precisa nel brano odierno di non voler cancellare la Legge o i Profeti, cioè quanto era già stato rivelato nell'Antico Testamento: "Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento". E ne porta subito quattro esempi, relativi alle norme che i suoi ascoltatori già conoscevano, circa l'omicidio, l'adulterio, il divorzio e i giuramenti. Non basta, dice Gesù, una loro osservanza esteriore e minimalista; a Dio si aderisce con tutto il cuore.

Perciò non basta non uccidere: anche adirarsi o offendere gli altri va contro il comandamento. Non basta evitare l'atto fisico dell'adulterio: "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore". Nella legislazione ebraica si era introdotto il divorzio: in proposito Gesù ripristina la volontà di Dio, che non lo ammette. Gli antichi erano facili ai giuramenti, con cui chiamavano Dio a garante di quanto dicevano; Gesù comanda invece di non giurare affatto: un uomo deve dare verità alle sue parole, limitandosi a dire sì quando è sì, no quando è no. Questi, come molti altri insegnamenti del Vangelo che scrutano le profondità della coscienza e le più riposte pieghe del cuore, difficilmente l'uomo li avrebbe compresi da sé.

Altri poi, relativi alla natura stessa di Dio e alla missione terrena del suo Figlio, pur se fondamentali per l'uomo sarebbero fuori della sua portata: li si conosce soltanto perché lui stesso li ha rivelati. Ecco la ragione per cui, nella seconda lettura di oggi (1Corinzi 2,6-10), Paolo può scrivere che "parliamo sì di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo. Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano".

Egli ha creato l'uomo, e - unica tra le creature - l'ha dotato di intelligenza, per potere così dialogare con lui, esporgli le sue confidenze, metterlo a parte di realtà che l'uomo da solo non avrebbe potuto neppure immaginare. Quale benignità, da parte di Dio, e quale onore, per l'uomo! Il fatto che Dio gli si riveli manifesta come meglio non si potrebbe l'importanza, la dignità, la grandezza insita in ogni essere umano.

La sua grandezza, tuttavia, implica una componente drammatica: i rischi della libertà. Dio ci ha creati liberi e come tali ci tratta; non ha creato dei computer o dei robot, programmati per eseguire sempre e solo i suoi comandi, ma esseri pensanti e autonomi, capaci di scegliere: persino scegliere se aderire o no a Lui. Egli non ci costringe; possiamo anche rifiutarlo e procedere come pare a noi, con la nostra solo umana sapienza: ma conviene valutare bene dove essa ci può condurre e dove invece ci porta la sapienza che Egli dona "a coloro che lo amano".

 

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