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TESTO Gesù maestro ci prende per mano nella vita morale

padre Antonio Rungi

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VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/02/2017)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome. (Sal 31,3-4). Inizia con la citazione del Salmo 31, la liturgia della parola di questa sesta domenica del tempo ordinario, con il chiaro intendo di affidare la nostra vita nelle mani di Dio, in tutte le situazioni, liete e/o tristi della nostra esistenza terra. L'antifona d'ingresso, infatti, con la quale introduciamo la celebrazione eucaristica si riporta, oggi, al senso più vero del nostro vivere e camminare nel tempo.

La prima lettura di questa domenica, tratta da uno dei libri sapienziali dell'Antico Testamento che va sotto il nome del Siracide, ci offre una visione dell'esistenza umana in chiave prettamente realistica, nella quale sono valutati i vari aspetti dell'esistenza terrena: la vita, la morte, il bene e il male, la natura, la legge. Il tutto inquadrato in un riferimento imprescindibile alla sapienza che viene dal cielo, che viene da Dio. Questo grande e forte che conosce il nostro cuore ed opera per il nostro vero bene, ci indica la strada per vivere nella grazia ed allontanarci dalla via del peccato.

Sullo stesso tono è il salmo responsoriale, che in questa liturgia festiva è tratto dal ben noto e recitato salmo 118, nel quale c'è un invito esplico a vivere nella legge del Signore, che è via maestra per la felicità in questa terra e in vista dell'eternità.

Chiaramente per raggiungere la meta del nostro cammino è necessario far ricorso alla vera sapienza, che San Paolo Apostolo, nel brano della seconda lettura di oggi, pone in Cristo. Gli scellerati, coloro che non hanno capito nulla della vera saggezza umana hanno messo in croce Gesù. Sono gli stolti di allora e di sempre. I veri sapienti si pongo alla scuola di Gesù Crocifisso e da questo Maestro vero apprendono il linguaggio dell'amore e della misericordia. In questa sapienza della croce possiamo andare al fondo della comprensione della nostra vita e della vita del mondo, perché leggiamo l'esistenza nella prospettiva della croce e della redenzione operata da Gesù Cristo, mediante la sua morte e risurrezione.

Questa sapienza del cielo ci aiuta a trasformare la nostra vita in un inno perenne all'amore, alla misericordia e al perdono, superando le concezioni di una religione o di un modo di pensare ed agire che attinge alla legge della vendetta, del taglione, del far pagare agli altri i propri ed altrui errori. La logica nuova del vangelo che Gesù ci propone, nel brano di oggi, tratto dal Vangelo di Matteo, in cui Gesù afferma con parole precise che Egli non è venuto ad abrogare la legge antica, di portarla a perfezionamento e completamento. Per cui, nel mistero della Redenzione, compiuta da Cristo sulla Croce e nella Risurrezione, ogni cristiano ed uomo di buona volontà che vuole vivere nella perfezione della legge dell'amore, oltre a non uccidere, non deve offendere ed adirarsi con i propri fratelli, né chiamarli pazzi o con altri termini dispregiativi. Tutto questa va contro la legge dell'amore, della carità e dell'accoglienza. Al contrario bisogna perdonare, cercando in tutti i modi di stare in pace con tutti e riconciliandosi prima di accostarsi alla mensa del Signore, soprattutto quella eucaristica. Bisogna, poi evitare cause, discussioni, tribunali e quanto altro pone una persona contro un'altra persona, soprattutto della stessa famiglia, della stessa comunità cristiana o realtà sociale. Vivere in pace con tutti, evitando qualsiasi forma di violenza ed opposizione preconcetta. Così pure, ci rammenta Gesù nel Vangelo di oggi, che oltre ad evitare il divorzio, la separazione è indispensabile vivere una vita pura nei pensieri e nei sentimenti, soprattutto rispetto alla dignità della donna; evitare gli scandali di qualsiasi genere, specialmente nella chiesa; ed infine evitare, da un punto di vista morale, la falsità, la menzogna, ogni forma di bugia che va a danno del prossimo. Sono qui sintetizzati i dieci comandamenti che vanno osservati integralmente, basta considerare quanto dice Gesù nel vangelo di oggi, per capire l'importanza del quinto, sesto e nono comandamento. Basta riflettere attentamente su questa parola per cambiare radicalmente il nostro modo di pensare ed agire, specialmente in questo nostro tempo in cui si sono persi alcuni fondamentali valori della vita e della morale cristiana.

Sia questa la nostra preghiera, in questo giorno di festa, luce e speranza per quanti sognano ancora in un mondo migliore: "O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull'amore, fa' che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace". Amen.

 

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