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TESTO Commento su Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

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I Domenica di Quaresima (Anno A) (05/03/2017)

Vangelo: Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Mercoledì scorso abbiamo ricevuto le Ceneri, simbolo di morte e di pentimento, e siamo entrati nella Quaresima, ossia in un tempo di conversione e di ritorno a Dio. Oggi il tempo di Quaresima non è più vissuto, dalla comunità cristiana, come tempo di conversione e di ritorno a Dio, in quanto noi, cristiani del terzo millennio, abbia perso, quasi del tutto il suo senso profetico. I quaranta giorni di questo tempo liturgico, ci ricordano il tempo di prova e di conversione di Israele nel deserto, dopo essere liberato dalla schiavitù d'Egitto; I quaranta giorni di Mosè sulla montagna alla presenza di JHWH; i giorni del camino di Elia per raggiungere l'Oreb; i giorni trascorsi da Gesù nel deserto tento, dalla magia e dal potere, da parte del diavolo.
L'ascesi cristiana, grazie al digiuno, per prepararci alla Pasqua, durante tutto questo periodo, vuol farci capire che Cristo ci fa risorgere dalla polvere e dalle ceneri solamente se ci nutriamo "di ogni parola che esce dalla bocca di Dio", scrollandoci di dosso l'angoscia che ci abita e che rischia di trasformarci in idolatri.
Fin dai primi secoli del cristianesimo il digiuno, che è una limitazione volontaria di bisogni che abitano il nostro profondo, se da una parte celebra Dio e serve il prossimo, dall'altra limita l'avidità e l'orgoglio che se non lo associamo alla condivisione ci spinge in maniera violenta all'insensibilità spirituale. Inoltre, c'è un'altra considerazione da tenere presente: la condivisione senza il digiuno rischia di diventare puro umanitarismo.
Durante questo periodo liturgico è necessario apprendere il digiuno: dal potere, dall'amor proprio, dalle prole e dai ragionamenti inutili, ma soprattutto dalla maldicenza, dalla menzogna e dalla pubblicità che ci schiavizza tramite la moltiplicazione dei bisogni.
In fine è necessario, inoltre, imporre a se stessi, tempi di silenzio e di solitudine per poter, senza fretta, pregare "nel segreto" e leggere "di seguito e interrottamente la Bibbia: la parola di Dio.

Il peccato dei nostri progenitori è non solo il primo peccato, ma è anche l'unico peccato possibile: il no detto al creatore dalla creatura plasmata a sua immagine e somiglianza.
L'uomo (ẚdam) è una creatura che Dio trae dalla Terra ( ẚdamah) per cui porta in sé la fragilità, la debolezza e la finitezza creaturale. Dunque l'uomo è fatto di terrazza è anche figlio di Dio perché da lui creato a sua immagine e somiglianza. In quanto figlio di Dio è da Lui posto in un giardino che Dio stesso ha piantato. C'è differenza tra Adamo e gli altri animali, perché solo in lui Dio alita "il soffio di vita" che lo fa diventare un "essere vivente".
Nel giardino di Dio ci sono, oltre a tutte le specie di alberi da frutta, anche due alberi particolari, posti al centro del giardino: quello della vita e quello della conoscenza del bene e del male. Di tutti gli alberi i nostri progenitori potranno mangiare i frutti tranne di quello del bene e del male.
Per i doni superiori che ha ricevuto, l'uomo crede di poter fare come se fosse lui il padrone del creato e di se stesso e non una creatura di Dio. Ciò e quanto si ripete ogni volta che noi, come figli del vecchio Adamo, commentiamo allorché pecchiamo.

Il Salmista, consapevole fini in fondo del male fatto, si sente incapace di operare la sua conversione che tanto desidera, e perciò chiede l'intervento di Dio: " Pietà di me o Dio secondo la tua misericordia".
Da uomo responsabile non cerca di autogiustificarsi, ma invoca Dio perché crei in lui un "cuore puro" e apra le nostre labbra a proclamare la sua lode.
San Paolo ci presenta come capi dell'umanità Adamo e Gesù Cristo. Il primo l'ha portata a perdizione e l'ha spogliata dei doni ricevuti con il suo "no" al Creatore; l'altro l'ha salvata e arricchita di nuovi doni più grandi di quelli precedenti, ad opera della sua umiltà e della sua obbedienza al Padre. Soggiunge poi, che (vv. 13-14) il peccato attuale esisteva nel mondo prima della legge di Mosè, ma non poteva essere causa di morte per gli uomini di quel tempo, giacché non c'era la legge positiva che infliggesse la pena di morte ai peccatori.
Eppure le morte regnò sovrana da Adamo fino a Mosè anche per coloro che non peccarono come Adamo. Da ciò deriva che la morte non è causata dai peccati attuali ma dal peccato originale del progenitore. Adamo che col suo peccato è causa di morte per tutti, è figura di Gesù Cristo, il quale, con i meriti della sua obbedienza, è causa di vita per tutti. Adamo e Cristo non sono però perfettamente uguali. Se dunque la disobbedienza del progenitore si propaga a tutti, a maggior ragione l'obbedienza del Figlio deve esercitare su tutti un'efficacia più intensa.
Non lasciamo Gesù solo nel deserto, in questi quaranta giorni, ma stiamoli vicino e impariamo da lui a dire a Satana "vattene", così nella notte di Pasqua, con sincerità, potremo cantare "o felice colpa che ci ha meritato un tale redentore".
Subito dopo il battesimo nel fiume Giordano " Gesù fu trasportato dallo Spirito, per essere tentato dal Diavolo", nel momento in cui ebbe fame perché digiuno per quaranta giorni e notti. Anche noi, nonostante siamo poco avvezzi al digiuno, siamo tentati da colui che divide, che ci separa da Dio. Gesù venne tentato nel deserto di Giuda, noi, nel deserto che c'è dentro di noi, che ci portiamo dentro e di cui facciamo esperienza quando sentiamo il vuoto dentro di noi: solitudine e angoscia legato alla nostra povertà di creature limitate. Il millantatore che si fa Dio promette a Gesù e a noi, come promise ad Adamo e Eva ciò che non è in suo potere di dare, vende la pelle dell'orso che non potrà mai cacciare.
La prima tentazione è quella del pane, quello che all'uomo serve per non morire di fame ma che deve essere accompagnato per essere nutriente: "Non di pane soltanto...Ma di ciò che esce attraverso la bocca di Dio".
La seconda tentazione è quella in cui il manipolatore della Scrittura cita, a suo modo, il Salmo 91 (vv. 11-12) ma omette il v. 11b ( in tutte le tue vie = nell'esistenza ordinaria dell'uomo). Non pretendiamo miracoli ad ogni pie sospinto!
Nella terza tentazione il diavolo mostra i regni del mondo, che sono in suo potere e promette di darglieli, se rinuncia alla condizione do Figlio di Dio. Questo invito è rivolto anche a noi nonostante siamo solamente figli adottivi. Non potendo col molto si accontenta anche del poco pur di sottrarre qualcosa che non è suo.

REVISIONE DI VITA
- Siamo disposti a praticare la lotta spirituale trascinando in questa anche il nostro/a coniuge?
- Siamo capaci di Dire anche noi come Gesù vattene al maligno quando ci tenta?
- Abbiamo capito che è il cuore il luogo della lotta perché sorgente di desideri che rattristano la libertà dei figli che amano il Padre?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari

 

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