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TESTO Per confondere

don Luciano Cantini  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/01/2017)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Considerate la vostra chiamata
Paolo si rivolge ai cristiani di Corinto chiedendo loro di guardarsi dentro: Considerate la vostra chiamata. In questa chiamata c'è un po' tutta la loro storia, il loro vissuto, l'origine, il percorso di fede, il momento presente. È chiesto loro di affondare lo sguardo là dove istintivamente si distoglie; siamo restii a guardare i propri limiti, le inadeguatezze, le impotenze che si manifestano nella vita.
La comunità di Corinto è piena di attività e risorse ma anche sgangherata e problematica, come il porto che dà vita alla città abitata da gente di ogni tipo ed ogni provenienza, dai commercianti agli artigiani (Paolo ha lavorato da Aquila e Priscilla fabbricando tende), dagli schiavi ai portuali per arrivare al mondo variopinto che caratterizza ogni porto di mare.
Paolo chiede ai Corinti e a noi di guardare con attenzione alla povera storia che ci caratterizza ma anche il cammino di fede che abbiamo percorso e scoprire l'opera di Dio. La loro comunità è sotto i loro occhi ed è la misura dell'intervento di Dio; come oggi l'assemblea eucaristica non rispecchia il dato delle relazioni sociali con tutte le incoerenze che sperimentiamo perché nella Celebrazione siamo immersi nell'Amore di Dio che ci trasforma; anche se solo per poco visto che la nostra debolezza ci lascia tornare nelle contraddizioni della vita quotidiana. Eppure sentiamo il bisogno di quel tempo di eternità che si cala nella storia, di quelle relazioni umane sublimate e arricchite dal dono di amore del Padre.

Dio lo ha scelto
Per tre volte Paolo ripete Dio lo ha scelto; ormai ci siamo abituati a non capire le sue scelte: Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli (Deut 7,7); «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7). Lo sappiamo bene perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie (Is 55,8). Quello che sconcerta in questo brano sono le motivazioni: Dio sceglie per confondere (mescolare, turbare, nascondere); alla nostra idea di Dio è associata l'immagine dell'ordine, della precisione, è il Dio delle regole che sono state impresse nella natura, che ha messo disciplina nel caos primordiale dando origine alle cose, stabilendo tra esse una successione precisa (cfr Gen 1). Ma di fronte all'uomo Dio sente la necessità di rompere gli equilibri, di rimescolare le carte, così ha fatto a Babele (cfr Gen 11,7) perché l'uomo prenda coscienza di se stesso e dei propri limiti. Le scelte di Dio aiutano a convincere che la salvezza non è frutto della sapienza o della forza, non appartiene a chi si ritiene superiore, la salvezza non viene dalle capacità umane, ma è un dono di Dio. Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. (Fil 2,3).
Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente "perfette", per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l'accettazione reciproca e il rispetto (Papa Francesco 12.6.16).

In Cristo Gesù
Dio non chiede l'umiliazione dell'umano, non ci è chiesta una sottomissione, piuttosto una visione concreta del reale su cui si innesta l'elezione divina. Se l'uomo scopre nella sua esistenza quanto costi la sopraffazione, la supervalutazione, l'esaltazione e quale vuoto lasciano, tanto più è entusiasmante scoprire di quanto amore Dio riempie la nostra pochezza e la ricchezza della Comunione: grazie a lui voi siete in Cristo Gesù. Non soltanto siamo in comunione con la sua sapienza e la sua potenza, ma lui stesso è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.
La comunità di Corinto è fatta di povera gente, Paolo chiede invece di scoprire la loro grandezza che non deriva dalle proprie capacità ma dall'opera di Dio in loro. Cristo sapienza di Dio che presiede alla creazione, giustizia ubbidiente alla volontà del Padre, santificazione capostipite di un popolo di santi, redenzione che restituisce al Padre ciò che è suo, Cristo lo è per noi così in lui diventiamo nuova creazione, santificati e redenti, capaci di rendere palese al mondo il Regno di Dio.
I nostri limiti sembrano rinchiuderci in una prigione, vorremmo essere quello che non siamo, Paolo ci chiede di scoprire proprio nella nostra pochezza l'opera grandiosa di Dio; dobbiamo far festa per ogni sbaglio, per ogni deficienza, per ogni incapacità e guardare alla sua Misericordia... "Consideriamo la nostra chiamata" e la Benedizione di Dio che è su di noi.

 

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