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TESTO Otto messaggi controcorrente

mons. Roberto Brunelli

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/01/2017)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Comincia oggi, per continuare le prossime domeniche, la lettura della parte del vangelo secondo Matteo designata come "il discorso della montagna". Sono tre capitoli che riuniscono vari insegnamenti di Gesù; tre capitoli, in cui si espone una vera rivoluzione nel modo di pensare; la più grande, perché sposta l'ottica dal piano puramente naturale, terreno, a quello soprannaturale. In altre parole, qui si invita a guardare le cose e i fatti con gli occhi di Dio, a valutarli secondo il metro suo.

Lo evidenzia già il brano iniziale del discorso, quello appunto che si legge oggi, imperniato sulle otto beatitudini (Matteo 5,1-12). Beati i poveri in spirito, gli affamati di giustizia, i non violenti, i misericordiosi, i puri di cuore, i perseguitati, quelli che si adoperano a mettere pace... Insomma l'opposto dei prepotenti, dei violenti, degli immorali, dei litigiosi di cui è pieno il mondo, come anche le cronache attestano. Per molti sono proprio questi ultimi, tutti protesi ad affermare sé stessi e i propri interessi, i modelli da seguire; i primi sono ritenuti sciocchi, illusi, rinunciatari: in una parola, deboli. Qui più che mai è in gioco la fede; l'invito di Gesù ad andare contro corrente comporta la fede, vale a dire il fidarsi di lui, che sa meglio di noi che cosa è meglio per noi.

In proposito, una stretta consonanza con il vangelo si trova oggi nella seconda lettura. L'apostolo Paolo scrive ai cristiani di Corinto (1,26-31): "Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio". In altre parole, per realizzare il suo piano di salvezza per l'umanità, Dio ha scelto proprio i deboli, i disprezzati, i senza importanza.

Si capisce allora perché Dio abbia lanciato i suoi messaggi al mondo moderno servendosi spesso di persone sconosciute in vita (per esemplificare, Santa Teresa di Gesù Bambino, Charles de Foucault), o poverissime (Teresa di Calcutta), e persino ignari fanciulli (come a Lourdes o a Fatima). A ben guardare, tuttavia, questo stile divino è cominciato con lo stesso Salvatore, che agli occhi del mondo ha concluso la sua vita sulla croce, cioè nel modo più ignominioso e fallimentare: i potenti e i "furbi" di allora hanno creduto così di togliere di mezzo quel guastafeste, e invece la sua opera è dilagata nel mondo intero. E lo si è sempre visto anche nei suoi seguaci: quando le loro opere si sono basate sulle risorse umane (vedi le crociate, l'inquisizione eccetera) sono risultate fallimentari, mentre quando hanno affrontato il mondo con le povere armi della parola e dell'esempio, confidando solo in Dio, la loro apparente sconfitta o insignificanza ha portato alla fede un numero incalcolabile di uomini.

Ne sono esempio i martiri, i missionari, gli innumerevoli religiosi e laici che in famiglia o in piccole comunità sperdute sono stati e sono umili, deboli e spesso sconosciuti strumenti nelle mani di Dio. Hanno accettato di esserlo, non basando la propria vita sulle risorse umane della ricchezza, del potere o della cultura, ma servendosi di queste risorse, se ne disponevano, e in ogni caso delle altre risorse di cui ogni uomo dispone (intelligenza, energie fisiche, tempo e così via), le hanno usate secondo la Sua volontà, riconoscendo di averle ricevute da lui: per questo, spiega l'apostolo, nessuno può vantarsene.


Continuando, Paolo ricorda ai Corinzi che Dio ci ha dato il suo Figlio: e lui è per noi la vera sapienza, lui ci rende graditi al Padre, ci dà la possibilità di vivere per lui e ci libera dal male; perciò, come sta scritto nella Bibbia (Geremia 9,22-23), chi vuole vantarsi, si vanti per quello che ha fatto il Signore.

 

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