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TESTO Il Signore ricorda sempre la sua parola santa

don Walter Magni  

III domenica dopo Epifania (anno A) (22/01/2017)

Vangelo: Lc 9,10b-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,10b-17

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

La Parola di Dio di questa domenica ritorna sul tema dei segni. Domenica scorsa il segno di Cana consisteva nella trasformazione di 600 litri d'acqua in altrettanti litri di vino buonissimo; in questa domenica evidente è il segno di cinque pani e due pesci che sfamano più di cinquemila persone. Un Dio senza calcoli e senza misura, sbilanciato nell'abbondanza. Tanto che: "tutti mangiarono a sazietà" e ne avanza pure, come dice il Vangelo.

Che cos'è?
La prima Lettura, presa dal libro dell'Esodo, ci racconta del dono della manna. Nel lungo cammino nel deserto verso la terra promessa a un certo punto il popolo d'Israele sperimenta la fame. Scatta un atteggiamento di mormorazione e di ostilità nei confronti dei capi, Mosè ed Aronne, e volano parole pesanti: "Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine". Così il Signore, preso da grande compassione, decide di far piovere la manna dal cielo: "una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: ‘Che cos'è?', perché non sapevano che cosa fosse". Appunto, cos'è questo strano cibo? Tanto che Mosè risponde loro prontamente: "È il pane che il Signore vi ha dato in cibo". Talvolta mi ritrovo anch'io come voi tra le mani l'Eucaristia e mi domando: cos'ho in mano? Cos'è l'Eucaristia? In che senso è il pane disceso dal cielo per me? Come dovessimo continuare a tenere cara questa domanda che introduce al suo mistero e segnala la nostra ignoranza. Si tratta della pienezza di Dio consegnato nelle nostre mani. Come se di questo mistero ne avessimo un bisogno immenso per riuscire a saziare la nostra fame e nello stesso momento dovessimo saper coltivare un maggior senso di venerazione e di rispetto. Certo del corpo, ma soprattutto del cuore. Sapendoci fermare sulla soglia.

Pane dell'accoglienza
Andiamo dunque all'episodio evangelico del pane moltiplicato. Gesù "prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure". Anche di fronte alle esigenze sacrosante di un comprensibile riposo, Gesù, davanti alle folle, Si perde. L'evangelista Luca dice che "le accolse", come preso da una grande compassione. Intuendo così la profondità della loro fame e della loro sete. Accogliere in senso evangelico significa coltivare uno sguardo sulla gente capace di raggiungere al cuore l'altro. Esercitando una lettura capace di stupore e di attesa senza limiti. Certo, anche noi ci accorgiamo della fame della gente, ma la soluzione è quella di rimandare ad altri, di mandare altrove: "congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta". Ma Gesù ci insegna a fare eucaristia, anzitutto invitandoci a stare davanti all'altro in modo disarmato e senza calcoli: "Voi stessi date loro da mangiare". E mentre noi discutiamo ancora oggi se l'Eucaristia vada data a tutti (per tutti) o solo ad alcuni (per molti), Gesù sembra non curarSi di queste distinzioni. Piuttosto, ci riporta con forza alle nostre responsabilità: "Date voi stessi da mangiare". La questione eucaristica di fondo, attenendoci al Vangelo, non è se abbiamo il pane e a chi vada dato, ma che questo pane va dato. Va dato a partire da noi: "date voi stessi da mangiare", amando come Lui, "sino alla fine" (Gv 13,1).

Pane del cammino
A riguardo dell'Eucaristia, di discussioni ne abbiamo fatte tante e ancora ne faremo. Ma l'Eucaristia è un pane che va dato prima d'essere compreso. Che va accolto, preso tra le mani e intanto ti domandi: ma che cos'è? È un pane che ad un tempo ti sazia e ti inquieta. Come quando cantiamo: "il tuo popolo in cammino cerca in te la guida". Sì, o Signore, a riguardo dell'Eucaristia noi siamo perennemente in cammino. Come quando decidiamo se fare o non fare quei pochi passi che ci separano dall'altare per fare la comunione. E ancora una volta ci è data la grazia di intuire che l'Eucaristia non è proprio una questione di tabernacolo. Di un pane racchiuso in una scatola dorata per la sua conservazione. L'Eucaristia è piuttosto qualcosa che sta sotto una tenda che ci accompagna, che segue i nostri passi nel deserto della vita. Nella nostra fame, nella nostra sete di misericordia e di perdono.
Mi commuovo tutte le volte che alzando l'eucaristia invito la gente a venire avanti dicendo: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo". Non è difficile intuire che quello è un pane di compassione per i nostri peccati e non di discriminazione e di divisione. Come se la stessa liturgia eucaristica ci invitasse a prendere atto che il primo destinatario dell'Eucaristia non è un popolo santo e immacolato, ma una folla di gente carica d peccato e affamata di misericordia. Non ha più volte insistito Gesù nell'affermare: "non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati?" (Mt 9,12). Perché l'Eucaristia non è un premio, ma un rimedio per la nostra fame.

 

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