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TESTO Ecco l'Agnello di Dio

don Luca Garbinetto  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2017)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Dopo averci introdotti come testimone al mistero del Natale, Giovanni Battista è ancora nostro compagno di viaggio all'inizio del tempo ordinario. È lui che tende il dito della mano, e con esso tutta la sua persona protesa nell'accoglienza del Messia, e ci indica Gesù come Colui che stiamo attendendo. Ora è giunto, è in mezzo a noi. Gesù si rivela, Figlio di Dio fatto uomo, e tutta la Trinità partecipa di questa gioia.

Restiamo per un momento accanto al Battista, figura austera eppure così simpatica nella sua umanissima ricerca della verità. Nelle sue parole cogliamo oggi un intero percorso vocazionale, e forse possiamo riconoscerci come instancabili pellegrini dell'Infinito.

Di se stesso, Giovanni ci confida la sua consapevolezza di avere ricevuto una chiamata: ‘proprio colui che mi ha inviato a battezzare'. È il Padre, è la fonte da cui sgorga la stessa acqua del battesimo nello Spirito. E Giovanni ha chiaro nel cuore anche di dover compiere una missione: nessuna vocazione, infatti, è priva di un compito da realizzare, perché Dio si affida a noi per portare a compimento il suo progetto: ‘sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele'.

Quanta chiarezza in Giovanni, che straordinaria coscienza della propria preziosità agli occhi di Dio! E questa certezza di una relazione, che lo manda al mondo come annunciatore e profeta, come apritore di strade di rivelazione, lo pone in atteggiamento di vigilanza, lo rende sentinella acuta che legge i segni del tempo. Sarà vigile all'azione dello Spirito, come musico esperto che riconosce finalmente una melodia nuova che intreccia ad arte voci e suoni.

Tuttavia, non tutto è evidente a Giovanni. Una vocazione così precisa mantiene un profondo margine di dubbio, di attesa, di incertezza. Un dialogo così profondo con Dio potrà ancora essere superato, sorpreso, scalzato dagli schemi già percorsi.

La sorpresa sarà Gesù. Giovanni non lo conosceva. Percepire una chiamata non è automaticamente seguire Gesù. Bisogna prima incontrarlo, o meglio lasciarsi incontrare e stupire. In Matteo il Battista aveva fatto resistenza al Nazareno che si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare. Davvero l'arrivo del Messia, del Figlio di Dio capovolge aspettative e programmi.

Scopriamo allora in Battista il testimone soprattutto perché non ha voluto restare immobile nelle certezze del cammino già percorso, ma in esso ha lasciato che si innesti il germoglio di Iesse. Ogni tronco, ma anche ogni tralcio ha bisogno di questo innesto nello Spirito Santo. Gesù deve entrare a far parte definitiva dell'orizzonte della vita di colui che lo vuole conoscere e amare.

Il Battista si lascia raggiungere e superare dalla Presenza di colui che riconosce come Figlio di Dio. Non era del tutto come l'avrebbe desiderato. Colui che metterà in pratica l'ira di Dio, colui che accenderà il fuoco dell'Altissimo viene come agnello! Aderire a questa verità è la più intensa e sconvolgente testimonianza di Giovanni, soprattutto perché per lui diventa vita, non solo parole.

Giovanni indica l'agnello. Comprende che la vocazione si realizza veramente quando finalmente la si restituisce alla sorgente. Capisce che una vita in Dio ha senso quando a Dio viene riportato tutto, anche i seguaci, le buone opere e persino i desideri incompiuti. Sente che la bellezza dell'esistenza secondo la logica del Regno non è quella di possedere per sé, ma di contemplare con gli occhi e spingere lo sguardo di tutti all'Altro, il Salvatore.

Questo è Gesù: il compimento! Non in astratto, ma penetrando il cuore e l'esistenza dell'uomo, di ogni singolo uomo. Anche dell'uomo giusto, che della giustizia e della verità ha fatto finora il tutto della propria vita. Gesù va oltre, oltrepassa valori e buone intenzioni, coerenza e radicalità. Gesù occupa tutto lo spazio, gli occhi ormai sono tutti solo per lui.

Perché Egli porta in sé tutto lo Spirito, cioè l'intera intima relazione col Padre che genera in continuazione l'Amore. Ed Egli trabocca di questo amore, per dare solidità, senso ed eternità al nostro pellegrinaggio di peccatori amati, e per questo bramosi di perdono.

Giovanni ce lo indica, appassionato e tenero, fermo e mite. Ha finalmente visto e conosciuto l'Atteso. D'ora in poi la sua vita di chiamato sarà tutta dedita a lasciarsi colmare all'inverosimile della consegna d'amore di Gesù. In lui contempla Colui che l'ha inviato e Colui che è disceso: il Padre e lo Spirito. La Trinità tutta abita nel cuore dell'uomo. Ecco il battesimo di Gesù. Ecco la consegna dell'agnello.

 

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