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TESTO Commento su Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/02/2017)

Vangelo: Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Voi siate perfetti "come" è perfetto il Padre vostro celeste.
Ecco che ritorna quel "come" tanto caro a Dio; pensiamo al Padre Nostro, in cui per ben due volte Cristo ci richiama a questo "come", al quel ama il tuo prossimo "come" te stesso"...e via dicendo...
Un "come" che non ci deve mettere in crisi, ma bensì essere stimolo, sprono, asticella da superare nel nostro percorso di santità quotidiana.
Certo la perfezione non è di questo mondo, e la nostra umanità ne è la prova tangibile, perché fin dai suoi albori l'Umanità ha vissuto e vive nella contrapposizione dualica tra bene e male, tra scegliere ed essere scelto, tra gioia e dolore, tra egoismo ed altruismo...
E Cristo continua a pungolarci, quasi a divertirsi, a metterci sempre davanti i suoi paradossi che ci costringono a dover "scegliere", a chiederci di rinunciare per avere, di morire per vivere, di dare per ricevere, ecc. Cristo è un vero esempio di paradossi.
E le letture di questa 7a domenica ne sono un vero campionario, dal Levitico v. 18, "..., ma amerai il tuo prossimo "come" te stesso. Io sono il Signore!"., alla 1Corinti di Paolo, che da una parte ti dice che tutto è nostro per poi ribadire che "...voi siete di Cristo e Cristo è di Dio", e infine Matteo che sciorina tutti quei "se", che pesano come macigni sul nostro modus vivendi, e rivoluziona il concetto di prossimo: "...se uno ti da uno schiaffo,...se uno ti costringe..."
Ma la vera rivoluzione, di allora, ma sempre più attuale coi tempi che corrono, è quel "come", che non è messo lì tanto per fare un parallellismo, ma per scardinare la comodità dei nostri atteggiamenti garantiti dal legalismo, "avete inteso che..." che viene ripetuto per ben due volte tra i versetti 39-48.
Cristo è il nostro "paragone", è la via per la santità quotidiana se ogni volta che pensiamo, vogliamo, facciamo, ci fermiamo un attimo a riflettere e chiederci se quel pensare, volere, fare, è "come" Cristo vorrebbe o "come" a noi piacerebbe per i più diversi motivi, giusti, legittimi, ma "umani".
Bene, e come applichiamo tutto questo nella coppia e nella famiglia?
La Amoris Laetitia è uno splendido strumento che può aiutare in questo "come", nella relazione di coppia e famiglia in una riflessione dialogante che costringe a guardarci dentro e a chiederci "come riesco io ad amare colui o colei che la vita mi ha posto a fianco?".
Cristo ci chiede "fantasia" relazionale, non regole ingessate per rispondere come a un prontuario di fronte ai casi della vita...perché è in quel "come" che ci si gioca la nostra capacità di rispondere a quella persona che forse siamo convinti di conoscere da una vita, oppure alle situazioni improvvise di fronte alle quali rischiamo di dare risposte "standard", dettate dalle sicurezze del "si è sempre fatto così".
In poche parole, Cristo ci chiede un salto di "qualità" della nostra vita cristiana, che però è strettamente e coerentemente legata alla vita sociale, lavorativa che svolgiamo quotidianamente.
Voi siate perfetti "come" è perfetto il Padre vostro celeste...bella prova, ma Lui è perfetto perché è Dio; provi Lui a venire qui e vivere come un uomo spogliandosi delle sue prerogative divine...e poi ne parliamo. E' dura, oh sì come l'è dura, anche se tutti noi siamo coscienti di non essere perfetti, ma, più o meno consapevolmente, sappiamo di appartenere, non per merito, né per nascita, al Corpo di Cristo, a colui che ci ha salvati e amati da sempre.
E quandanche riuscissimo a vivere una vita di santità umana, dobbiamo ricordarci che essa non sarebbe la risultanza del mio sforzo singolo, ma di tutta una Comunità, nelle figure dei genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, di tutti coloro che formano una Comunità vuoi familiare che parrocchiale, che sociale, che...ognuno per la sua parte, hanno collaborato perché io, come singolo, vivessi una santità quotidiana, quale espressione tangibile dell'amore e della misericordia di Dio.
Perché, tutto sommato, la santità non è una questione personale...ma di tutta una Comunità.

Riflessioni:
1 - Come Comunità ho saputo presentare modelli di santità raggiungibili della santità quotidiana?
2 - Come Famiglia/Coppia quanto ho saputo condividere con il partner i suoi "se" e i suoi "come"?
3 - Come Singolo quanto so mettermi in discussione, chiedendomi: ma il "come" di Cristo quanto riesco ad applicarlo concretamente nella mia vita quotidiana?

Maria Grazia e Claudio- Cpm Pisa

 

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